Un emigrato albanese di 17 anni è stato assassinato a Creta la mattina del primo gennaio. La sua colpa quella di aver «provocato» dei giovani greci sfoggiando una T-shirt coi colori nazionali albanesi. Choc nell'opinione pubblica, in Grecia come in Albania, per il crimine razzista
Di Aleksander Marku e Engjell Serjani, Gazeta Shqiptare, 4 gennaio 2006; traduzione di Mandi Gueguen, Le Courrier des Balkans e Carlo Dall'Asta per Osservatorio sui Balcani
Nelle prime ore del primo gennaio il giovane Edison Jahaj, di 17 anni, è stato ucciso sulla terrazza della sua abitazione a Creta, in Grecia. Un gruppo di 7 persone lo ha massacrato con 17 colpi di coltello davanti agli occhi di suo padre. Tutto era incominciato in un pub alla periferia della città, dove il giovane era andato a festeggiare l'anno nuovo vestito di una T-shirt rossa con sopra stampata l'aquila bicefala, simbolo della bandiera albanese, attirando così l'attenzione e suscitando l'irritazione di un gruppo di greci.
Un giovane greco, accompagnato dalla fidanzata bulgara, da suo padre e da cinque altre persone, ha trovato un pretesto per attaccare lite col giovane albanese e i suoi compagni. Il giovane albanese ha preferito lasciare il posto, ma è stato seguito dal gruppo degli xenofobi, che sono entrati con la forza nella sua abitazione. Dopo aver maltrattato il padre, hanno giustiziato Edison Jahaj senza pietà.
Indignazione
Questo assassinio disumano ha provocato le proteste e l'indignazione della comunità albanese in Grecia come pure in Albania. I familiari della giovane vittima reclamano giustizia e una condanna esemplare per i colpevoli, affermando che in caso contrario si faranno giustizia essi stessi.
Migliaia di immigrati hanno manifestato davanti al tribunale della città contro questo macabro gesto. Esibivano cartelli contro il razzismo e la xenofobia di alcuni Greci contro gli Albanesi. L'autore del crimine, un giovane greco di 18 anni, così come il padre il quale durante gli interrogatori ha cercato di addossarsi la responsabilità del crimine, sono detenuti in carcerazione preventiva, mentre gli altri partecipanti all'omicidio sono stati posti in libertà condizionale. La popolazione greca, nella sua maggioranza, ha condannato questo atto di violenza, anche se una minoranza afferma che «gli immigrati albanesi hanno iniziato ad alzare un po' troppo la testa».
Il clan Jahaj, che raggruppa 25 famiglie di più di 60 membri, vive e lavora a Creta da 13 anni. Non avevano mai avuto problemi in precedenza, né con la popolazione locale né con i servizi di polizia. Una zia del giovane ucciso racconta : «Noi siamo venuti qui per costruire una vita migliore, siamo tutti in regola e non facciamo che lavorare. Mio nipote faceva il muratore, era giovane e onesto. La giustizia deve condannare gli assassini al massimo della pena». La famiglia ringrazia la polizia greca che ha rapidamente identificato ed arrestato i colpevoli.
I dirigenti del Parlamento dei Giovani Albanesi si sono radunati davanti all'ambasciata greca a Tirana, in omaggio al giovane albanese ucciso. Hanno condannato questo gesto barbaro e senza motivo e l'hanno definito vergognoso. Il presidente di questo Parlamento ha chiesto che abbiano fine gli atteggiamenti xenofobi verso gli emigranti albanesi. Egli ha chiesto ai governi greco ed albanese di prendere le misure necessarie per fare comprendere il carattere disumano di questi gesti.
Violenze contro gli immigrati albanesi
Simili aggressioni razziste verso gli immigrati albanesi sono all'ordine del giorno in Grecia. Nel 2005 la stampa ha riportato diversi casi di omicidio: un uomo di 26 anni è stato ucciso dalla polizia greca mentre tentava di attraversare clandestinamente la frontiera. Un altro si è fatto uccidere perché cantava una canzone albanese nel bar dove festeggiava il suo ventiseiesimo compleanno. Un trentenne è stato trovato morto in un bosco vicino ad Atene, e la polizia ha concluso che si sia trattato di un crimine razzista.
In settembre, dopo la sconfitta della nazionale greca di calcio a Tirana, il giovane Gramoz Palushi, 20 anni, è stato ucciso con una coltellata mentre festeggiava la vittoria della squadra albanese, nell'isola di Zachintos.
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