Con un tagliente intervento sulle pagine della stampa di Tirana, Fatos Lubonja mette a nudo tutte le problematiche che soffocano la capitale albanese, ponendo in primo piano la responsabilità della classe politica
Di Fatos Lubonja, Korrieri, 5 giugno 2006 (tit. orig. Për çfarë ka nevojë Tirana)
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Marjola Rukaj
Ma sono davvero le concessioni edili, il vero problema che affligge oggi Tirana? Assolutamente no. Per chiunque abiti in questa città, che abbia un senso non contaminato dagli interessi dell'edilizia, il maggiore problema di Tirana oggi è l'aria super inquinata, i bambini cui non rimane più neanche uno spazio verde dove poter giocare, l'assenza di spazi verdi, di strade normali, il mancato approvvigionamento idrico ed elettrico, la mancanza di scuole materne pubbliche, il riciclaggio dei rifiuti e via dicendo. Secondo uno studio pubblicato qualche tempo fa, Tirana risulta essere una città con una densità demografica 4 volte maggiore di quella delle città più sovrappopolate d'Europa. Tutto questo lascia pensare che il maggiore problema di Tirana sia proprio lo straeccesso di concessioni edili, ossia tutt'altro che una prassi restrittiva.
Come mai allora è potuta rimbombare in tale modo una riunione del KRRTRSH (Consiglio per la regolamentazione del territorio della repubblica d'Albania) presieduta dal primo ministro, che almeno a detta dei media, sosteneva la liberalizzazione dei permessi di costruzione per il business dell'edilizia? Mi scuso con il governo, che pretende essere pieno di buoni propositi, però quello che è stato detto sull'ultima riunione non fa che farci avvertire un crescente pericolo per la città. Questo perché ad essere enfatizzata è stata la necessità di agevolare il rilascio dei permessi, a spese del vero problema da evidenziare; il fatto che finora la pratica delle concessioni sia stata appesantita e rallentata per poter consentire che l'attuale sindaco raccogliesse le tangenti (ryshfete), non giustifica il voler spianare la strada ai costruttori - soprattutto tenendo presente ciò che hanno fatto finora.
E' un grosso errore pensare che l'unico mostro di questa città sia stato il sindaco Edi Rama. Chiunque abbia seguito la sua prima campagna elettorale ricorderà che essa era incentrata sulle foto che sfogliava in TV per mostrarci gli scempi dei suoi predecessori Brojka e Kelmendi, che a parte i chioschi sulle rive del fiume Lana e nel Parku i rinise, consisteva anche nella costruzione più che arbitraria di alti palazzi tra i vecchi edifici. Basta ricordare ad esempio le nuove costruzioni tra il complesso dei palazzi "Agimi", le costruzioni in mezzo a Shallvare, la demolizione del Bllok, la Torre Drin, le tre torri del Boulevard principale ecc. Quello che il sindaco socialista promise era l'arresto di questo caos per mezzo di un piano urbanistico. Quello che il sindaco dei primi tempi promise era lo sviluppo di una nuova Tirana a nord della stazione ferroviaria, la salvaguardia dei monumenti culturali, l'aumento degli spazi verdi.
Ma perché questo non è minimamente avvenuto, anzi perché è stato prolungato lo scempio iniziato da Kelmendi e Brojka, sono aumentati i piani degli edifici e la densità di costruzioni per unità di superficie, sono stati demoliti i monumenti storici e le zone architettonicamente inaccessibili, tanto che ormai siamo ridotti a chiederci non più come salvaguardare i beni architettonici o storici, ma come riuscire a respirare?
La risposta è estremamente semplice: perché il sindaco, avido di potere e di denaro, si è adattato rapidamente al business dell'edilizia, che grazie al potere del denaro e al potere dei media lo ha trasformato in uno strumento per i propri interessi. Lui infatti non ha rinunciato a nessuna frode per poter servire i suoi interessi e al contempo riuscire a conservare l'immagine del sindaco che si sta dando da fare per la città, per i nostri spazi verdi, lontano dall'essere uno strumento e collaboratore dell'oligarchia edile. Anche il famoso progetto francese di riorganizzazione del centro della città, era parte di questi trucchi: da una parte assicurava ai clienti e ai suoi sostenitori profitti immani, dall'altra appariva alla maggior parte dei profani come uno sviluppo della città. Però l'affare ora ingombra il suolo. I palazzi si sono innalzati uno ad uno e hanno superato in altezza quelli di Kelmendi e Brojka (ex sindaci di Tirana) per meglio mostrare le gambe corte delle iniziali bugie del sindaco. Fatto sta che Tirana oggi è diventata una città invivibile. Ho sentito anche il premier in persona affermare qualcosa di simile, qualche tempo fa, mentre compativa alcuni bambini che non sanno più dove andare a giocare. Ma bisogna ricordare che non si è ancora finito di costruire e tanto meno non si è finito di immettere nuovi abitanti in questi enormi condomini mostri, tutti posti in essere con l'autorizzazione del sindaco. Non so dove andremo a rifugiarci quando tutto questo avverrà. Tanto meno so dove andremo a rifugiarci quando eventualmente esploderanno le fogne, perché una città come questa con una tale densità in una tale verticalità, senza un'adeguata infrastruttura sotterranea, la si può trovare solo in paesi governati dalla filosofia delle mendaci piramidi "mordi e fuggi".
Allora come si spiega questa fretta del potere centrale di agevolare il rilascio delle concessioni edili? Perché si è fatta questa divisione in bianco e nero tra chi prende tangenti (rryshfet) fino a 100 euro per m2, Edi Rama, e coloro che hanno versato tali somme di denaro?
Quello che ho notato dell'intera riunione del KRRTRSH, e soprattutto nella sua eco mediatica, è stata la particolare attenzione verso il business dell'edilizia, dei suoi "affanni", senza la benché minima considerazione dei grandi problemi da esso creati per i semplici elettori che si trovano alle prese persino con la difficoltà di respirare.
Stranamente nessuno ha trattato la più grave violazione della legge urbanistica di Tirana. Mi riferisco alla legge che dispone che per un dato terreno non si può erigere una costruzione che superi il rapporto di 1,8 volte rispetto alla superficie abitabile. Si tratta essenzialmente della legge che garantisce una densità accettabile di abitanti per metro o km2. Questa legge è stata violata in misura scandalosa, forse 3 o 4 volte in più della soglia consentita. Quindi dove si vuole arrivare con questa liberalizzazione, senza prima aver determinato nero su bianco i criteri del come e del dove si può costruire? Si sta forse cercando di battere il record già stabilito da Rama in materia di densità di abitanti e d'inquinamento per m2? Come mai qualche tempo fa si parlava del noto progetto francese come di un progetto da ridimensionare nel quadro complessivo di Tirana, mentre recentemente Berisha si è limitato a dirci che bisognerebbe tagliare un po' la cima delle torri?
Abituati come siamo alle brutte esperienze del passato, non possiamo che temere che alla riunione del KRRTRSH non si siano trattate problematiche riguardo il destino della città e dei suoi abitanti, bensì il gioco tra varie forze e il potere. Direi quindi che si tratta di una politica di trasferimento dell'industria edile, e di conseguenza anche del potere, da Rama a Sali Berisha, dove non sarebbe da escludere l'eliminazione di alcuni clienti del primo per poi sostituirli da clienti del PD (Partito democratico, ndt.). Però da un'altro punto di vista, tutto ciò può essere letto anche come un gioco del business dell'edilizia, che mentre fino a poco tempo fa manovrava Rama secondo i propri interessi, ora cerca di fare di Berisha la nuova marionetta. Perché, visto dal di fuori, si nota che le costanti dell'equazione sono le stesse di prima. Ci sono sempre i signori Bumci e Bicoku: li si vede sempre dietro i tavoli, a volte a fianco di Rama a volte a fianco di Berisha. Mentre le variabili sono Kelmendi, Brojka, Rama, Berisha, e così via.
Il risultato, per ora, è stato il caos crescente. La riunione del KRRTRSH nonostante le promesse per la costituzione di un piano urbanistico, nonostante gli incoraggiamenti che derivano dall'arresto di alcuni progetti degradanti il territorio, non ci ha affatto garantito che il caos sarà fermato, ci ha invece messo la paura di un nuovo assalto distruttivo che sta per prendere piede. Paventiamo che alla sensibilità degli interessi di lungo termine della capitale e dei suoi abitanti sia stata privilegiata la sola sensibilità dei suoi devastatori.
Oggi tutti, tranne chi del business ne è parte, sanno che quello di cui necessita Tirana, e complessivamente l'intera Albania, è di bloccare questo spostamento massiccio della popolazione verso le città, perché si tratta di una popolazione che si accumula in questa metropoli supercaotica pur essendo prevalentemente disoccupata, vivendo per ora grazie a risorse come la droga o l'emigrazione. Ma non sarà così per sempre. Non bisogna dimenticare che in Albania c'è la necessità di uno sviluppo armonico, che usufruisca di tutte le sue risorse. Oggi è risaputo che l'industria edile, basatasi soprattutto sulla manipolazione della domanda, ma anche sull'impreparazione degli albanesi, essendo lo strumento più rapido e più sicuro del riciclaggio dei soldi illegali, non ha veramente comportato un progresso economico, ha solo funto da macchina di riciclaggio, da strumento per attirare le risorse dell'emigrazione per contribuire all'arricchimento di un gruppo ristretto a spese della maggioranza, dell'ambiente, della qualità della vita nel vero senso della parola. Tutti coloro che non fanno parte di questo giro di affari, avvertono l'urgente bisogno di incanalare l'utilizzo di queste risorse in altri settori dell'economia che il denaro lo producono invece di assorbirlo.
Per questo, ciò di cui necessita Tirana non è l'incentivo a costruire, bensì una delibera che ponga in essere un congelamento delle costruzioni all'interno del centro di Tirana fino quando non si disporrà di uno studio urbanistico complessivo, che preferibilmente non sia sottoposto al diktakt o alla "sponsorizzazione" del nostro business edile - com'è stato il caso del progetto francese, stracolmo di torri alte - bensì da esperti senza conflitti di interessi, possibilmente stranieri, che possano fare qualcosa per diradare questa incredibile densità, per creare un po' di corridoi per la purificazione dell'aria, per aumentare gli spazi verdi e gli spazi pubblici.
E' chiaro che se venisse bloccata tale industria, il potere di Berisha verrebbe esposto al rischio. Però meglio esporlo ai rischi che continuare con questa filosofia di governo, secondo cui al potere non si giunge senza un compromesso con la mafia, che poi degenera in una condivisione del potere con la mafia, per poi ridurre lo stato ad un mero strumento nelle mani della mafia. Purtroppo da questa spregevole opposizione che abbiamo, in futuro il governo potrebbe anche venir accusato di non aver raccolto le tasse che i socialisti erano in grado di ricavare da questa industria, con cui si sarebbero asfaltate e migliorate un'infinità di strade. Ma c'è da convincere gli albanesi che questo è utile alla maggioranza e al futuro dei loro figli. Bisogna far nascere in loro la speranza che si può cambiare questa tradizione di politici che attuano esattamente l'opposto di quello che promettono. E la promessa principale che ci è stata fatta dal governo di oggi è stata di cambiare le modalità di governo, trasformandolo da un ente legato al furto da parte di una minoranza, in un governo in funzione del beneficio di tutti.
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