ADAD Malore è tra le principali associazioni di agricoltori in Albania. Nasce a Dibër, nord del paese, area vocata per la frutticoltura. Abbiamo incontrato Hafuz Domi, da anni suo animatore e direttore
Come è nata l’associazione?
Grazie ad un albanese nato in Francia, direttore dell'Associazione Francia-Albania, originario della zona di Dibër. In quei tempi - prima metà degli anni ‘90 - portava aiuti umanitari, poco dopo quel programma di aiuto per i poveri si è trasformato in un programma per lo sviluppo dell'agricoltura. Grazie a lui molto è migliorato nella zona: qualità dei semi, tecniche di coltivazione … Ha poi strutturato l’attività con un’associazione, in Francia, la FERT .
Nell’ottobre del 1985 ho fatto uno stage di un anno in Francia ed ho poi completato gli studi in agronomia in Albania nel 1990. In Francia ho avuto occasione di conoscere le organizzazioni di agricoltori e nuove tecniche agricole.
Negli anni ‘90 ho poi lavorato come agronomo in comune con il pensiero costante allo sviluppo dell’agricoltura nell’area. Con il supporto di FERT abbiamo aperto l’ “Associazione per lo sviluppo agricolo delle regioni montane” (ADAD Malore ) e nel 1996 e sono stato scelto come direttore. Dal 1996 al 2000 ero volontario, poi grazie a FERT, a fine 1999, sono passato a direttore stipendiato. Questi i primi passi con cui l’associazione si è strutturata.
Quali sono i servizi che date agli associati e agli agricoltori?
Abbiamo quattro filoni principali di attività: creazione di modelli per lo sviluppo sostenibile, consulenza tecnica ed economica, supporto per lo sviluppo collettivo, attività di advocacy presso le istituzioni.
Al momento gestiamo quattro uffici: Tirana, Korçë, Kukës e Dibër. Siamo l’associazione di agricoltori più grande dell’Albania e collaboriamo spesso con il ministero dell’Agricoltura e l’Università di agraria di Tirana.
Al centro della nostra associazione ci sono i problemi degli agricoltori ed è fondamentale il rapporto di fiducia tra noi e gli agricoltori.
Negli ultimi 10 anni come è cambiata l’agricoltura nell’area di Dibër?
Tra i settori agricoli principali dell’area vi è la frutticoltura e le colture e attività tipiche delle zone montane. Prendendo in particolare dall’esempio della Francia abbiamo introdotto in Albania nuove tecniche per avere coltivazioni intensive di piante da frutto, in particolare per la produzione di ciliegie e mele. Prima avevamo un’agricoltura tradizionale con una bassa resa, con le nuove tecniche si ha più resa in meno spazio. Un miglioramento è arrivato immettendo anche nuove varietà di frutta e verdura. Nell’insieme abbiamo aumentato la quantità di produzione e siamo riusciti a diversificare le attività degli agricoltori.
Questo percorso non è stato facile, abbiamo dovuto convincere gli agricoltori che le novità erano adeguate ed efficaci. Una volta che gli agricoltori vedevano che il modello funzionava, continuavano ad adottarlo sempre in di più.
L’esperienza maturata con le relazioni con la Francia e l’Italia ci hanno portati ad essere un punto di riferimento in Albania e abbiamo avuto la possibilità di fare progetti con associazioni internazionali. Attualmente abbiamo in corso, assieme a Volontari nel mondo RTM, i progetti Rural-You e RurAlbania .
La collaborazione con RTM si basa su un modello condiviso di sviluppo rurale e sul fatto che l’agricoltore è al centro di ogni nostra attività. In Albania a volte ci sono organizzazioni che hanno solo un nome senza agire sul territorio, a differenza loro noi abbiamo basato la nostra strategia partendo dal basso, come un albero.
Il mercato principale per la commercializzazione dei prodotti di Dibër è la capitale Tirana? Seguite anche questa fase?
Non ci occupiamo di commercializzazione, anche se informiamo e colleghiamo i produttori e il mercato, promuovendo ad esempio i prodotti tipici attraverso fiere e social network. E certo, la capitale è fondamentale, del resto vi vive un terzo della popolazione albanese.
Il problema dell’emigrazione dei giovani dalle aree rurali si è accentuato negli ultimi anni?
Una delle strategie promosse da ADAD è ad esempio favorire il passaggio di proprietà da padre a figlio e poi siamo impegnati nel sostenere i giovani perché possano occuparsi di agricoltura nella loro area. In particolare dopo la pandemia, si ha l’impressione che in molti cerchino il loro futuro altrove. E’ un problema anche per la manodopera, c’è difficoltà a reperirne.
Nella nostra attività di advocacy i giovani e le donne albanesi hanno la priorità: è importante che un giovane abbia sostegno finanziario nel mettere in piedi un’impresa agricola. In particolare sarebbe utile se si pensasse ad un programma governativo diretto ai giovani che vogliono fare agricoltura, in Italia e negli altri paesi penso ci siano questi programmi, specialmente per quelli che lavorano nelle zone svantaggiate. Per far rimanere i giovani non bastano programmi di formazione ma serve sostegno finanziario, i giovani devono avere la possibilità di fare investimenti veri.
Altro filone che stiamo seguendo è quello rivolto a studenti di agraria, vogliamo proporre un tirocinio pratico e teorico da noi organizzato, solo venendo nei territori possono vedere i modelli proposti e imparare tanto. Quelli che in Albania scelgono questa carriera sono però purtroppo sempre meno.
Per i prossimi 5 anni quali obiettivi vi ponete?
ADAD definisce ogni dieci anni la sua strategia di sviluppo. L’ultima è stata definita nel 2015 ma da allora sono cambiate tante cose, per questo il prossimo anno stiamo pensando ad un aggiornamento. Gli elementi principali rimangono ma è importante offrire servizi nuovi, ad esempio ai giovani. Inoltre questa esperienza del progetto RurAlbania ci sta aiutando ad essere un ponte attivo di collegamento tra il settore pubblico, le istituzioni e i singoli agricoltori. Se riusciremo a ben interpretare questo ruolo sarà più facile risolvere tanti dei problemi attuali.
Intervista realizzata nell'ambito del Progetto RURALBANIA , finanziato dall'AICS-Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo
RurAlbania
Pukë, Kukës, Dibër sono questi alcuni dei centri rurali del nord dell'Albania cuore del progetto RurAlbania. È nel contesto di questo progetto - finanziato dall’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo - che nell'ottobre 2022 vi è stata una visita in Italia di protagonisti dello sviluppo rurale albanese. Capofila del progetto è l’ong reggiana Volontari nel Mondo RTM e vi collaborano anche la Regione Emilia Romagna e CIA-Agricoltori Italiani oltre a numerose realtà albanesi. In questa occasione abbiamo avuto la possibilità di incontrare Hafuz Domi di ADAD Malore
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