Un simposio internazionale dedicato allo sviluppo urbanistico della capitale albanese e della sua periferia. Il quadro è tetro e per gli esperti non è facile dare una soluzione alla Tirana delle costruzioni abusive. Nostra traduzione
Di Belina Budi, Shekulli, 25 novembre 2005
Traduzione per Osservatorio sui Balcani: Marjola Rukaj
Si potrebbe rigenerare la metropoli albanese? O il triangolo metropolitano Tirana-Durazzo-Kruja come lo definiscono gli urbanisti? Questo tema cruciale ha portato a Tirana urbanisti e architetti stranieri e albanesi in un simposio chiamato "La rigenerazione delle città". Il quadro è tetro e per gli esperti non è facile dare una soluzione alla Tirana delle costruzioni abusive, alla Tirana dello smog dai valori più alti d'Europa, alla capitale in cui il fango supera l'asfalto, alla metropoli dove l'inquinamento acustico ha raggiunto l'apice per il rumore dei generatori e dove i rifiuti hanno eretto il loro regno ormai da molto tempo, alla città dove non vi è semplicemente il traffico urbano, bensì spesso caos e impossibilità di spostarsi normalmente con la propria macchina. Quindi non è stato facile trattare il problema da un punto di vista scientifico e tanto meno pratico.
Comunque l'urbanista Besnik Aliaj, consigliere del primo ministro per le questioni del turismo, del territorio e delle proprietà, ha cercato di fornire un quadro ottimistico sul modo in cui si potrebbe rigenerare la metropoli albanese, partendo dalla premessa che la rigenerazione è possibile. Le sue argomentazioni vertevano sui lavori effettuati negli ultimi anni nella capitale, principalmente nelle zone informali, portando qualche miglioramento in quartieri o in determinate zone di periferia come la strada automobilistica che è stata aperta tra le costruzioni abusive a Allias o a Bathore, o in qualche altro caso dov'è stato costruito qualche parco o qualche campo sportivo. Secondo l'urbanista questi dati possono essere sufficienti per mostrare e per credere che le cose possono cambiare. Però anche Alliaj vi vede un costo decisamente alto che tende ad aumentare in caso di ulteriore rinvio dell'intervento.
L'ottimismo del primo relatore è stato seguito dal pessimismo dell'architetto Maks Velo, ma anche dai dubbi degli esperti stranieri sul miglioramento della situazione che non sembra abbia subito considerevoli cambiamenti. Secondo l'architetto Velo i danni arrecati alle città albanesi, che sono un risultato diretto dei loro governi, hanno le dimensioni di un ciclone inaffrontabile: "...e fatto sta che questo ciclone è stato visto e tollerato dagli stessi governi. Sono stati gli stessi politici albanesi a distruggere l'intero territorio. Bisognava approvare una legge che proibisse l'edificazione dei terreni agricoli. Ormai il danno è irreparabile e io non posso non essere pessimista. Come si potrebbe fare a riordinare Durazzo? O le periferie di Tirana, o di Saranda, com'è che si può fare?"
Però secondo l'urbanista Aliaj, l'esperienza di altri paesi che, in determinati momenti della storia, hanno avuto più o meno gli stessi problemi della metropoli albanese, dimostra che si può sperare in un avviamento verso una migliore organizzazione. "Condivido l'opinione che una parte della responsabilità spetti alla politica pero bisogna ammettere che questa situazione è un prodotto sia dell'azione dei cittadini che della politica, che si intreccia in un circolo vizioso da cui è difficile uscire. È altresì vero che non siamo stati per niente razionali e che c'è da pagare un costo molto alto per superare questa gravissima situazione urbana."
"Le verdi periferie di Tirana" era il tema trattato da Ardian Klosi, studioso e dirigente dell'associazione culturale albano-tedesca "Robert Schwarz", nell'ambito della discussione sull'insostenibile crescita delle città. Secondo Klosi, che abita egli stesso nelle periferie di Tirana, bisogna rilevare la sottovalutazione della cosiddetta Corona Verde della città, nonostante gli effetti più che positivi non solo ornamentali ma soprattutto relativi all'alleviamento dell'inquinamento che non può essere preteso solo dagli alberi all'interno della città. Klosi ha illustrato il danneggiamento della Corona Verde di Tirana con delle foto realizzate da sua moglie, la fotografa tedesca Jutta Benzenberg.
Tra l'altro sono state presentate delle cartine sullo spostamento massiccio della popolazione albanese nel triangolo metropolitano, nel quale si concentra anche il maggior numero di abitazioni che utilizzano per il riscaldamento l'energia elettrica, mentre nel resto del paese è la legna a prevalere sull'elettricità. Secondo i dati forniti dagli esperti l'allargamento della città di Tirana negli anni '90-'94 è stato caratterizzato da un ritmo del 7-9% all'anno, un aumento drammatico che costituisce il valore più alto a livello mondiale della crescita urbana in questo periodo. Inoltre, dal 1990 al 2001 i dati dimostrano che il territorio di Tirana è raddoppiato mentre la sua popolazione è triplicata.
Le statistiche sull'informalità sono altresì gravi rilevando l'esistenza di 500 imprese illegali solo lungo il fiume Lana, per un investimento di 8-10 milioni di dollari. Inoltre ci vollero tre anni e 10 milioni di dollari per l'operazione di demolizione e pulizia di questa zona, una spesa considerata eccessivamente salata dagli esperti. Mentre nel 1992 i dati indicavano non più di 50mila famiglie in emergenza d'abitazione, negli ultimi anni l'urbanizzazione a ritmi frenetici e lo spostamento dalla campagna in città e dalle piccole città a quelle più grandi ha aggravato notevolmente la situazione.
Attualmente i valori indicano l'esistenza di 200-220 mila costruzioni abusive che costituiscono un valore di 3 miliardi di dollari. Questa è la sfida della capitale albanese da trattare in ulteriori incontri come quello del 25 e 26 novembre organizzato dall'Istituto Goethe e il Patto di stabilità per l'Europa Sud orientale. Simili incontri hanno avuto luogo precedentemente a Belgrado e a Skopje.
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