Il settore delle start-up in Albania è relativamente giovane, ma ha un grande potenziale di innovazione, specialmente nel settore tecnologico. Intervista ad Arjan Ymer, direttore dell'incubatore di imprese Ofiçina
Cosa fa Ofiçina? Che tipo di servizi fornisce?
Ofiçina è un incubatore di imprese fondato nel 2016 grazie ad una piccola sovvenzione di un investitore statunitense. A quel tempo, volevamo creare un hub in cui i giovani potessero generare buone idee per potenziali start-up. Per circa due anni e mezzo ci siamo concentrati sull'ideazione e la creazione di una cultura aziendale. Poi, nel 2018, siamo diventati un incubatore di imprese operativo. Oggi lavoriamo con start-up che si trovano in diverse fasi di sviluppo: dall'ideazione e pre-registrazione alla fase di crescita. Siamo anche un hub di innovazione digitale in cui aziende o start-up sviluppano i loro prototipi in fase iniziale.
I nostri servizi si concentrano su cinque aree. Una è lo sviluppo tecnologico, quindi forniamo assistenza o competenza in un settore specifico, ad esempio la tecnologia blockchain, per quattro o cinque mesi, a seconda della concezione del programma. Altri servizi riguardano strategie go-to-market e modelli di business. Negli ultimi due anni abbiamo aggiunto anche la componente dei diritti di proprietà intellettuale. Infine, per le aziende in fase di crescita, ci concentriamo su finanziamento e raccolta fondi.
Per ora, tutti i nostri servizi sono gratuiti. Abbiamo competenze e capacità interne, ma lavoriamo anche con esperti esterni, siano essi privati o aziende, locali o stranieri.
Con che tipo di start-up lavorate?
Lavoriamo con start-up di qualsiasi settore. Il numero di start-up qui non è molto elevato, quindi non possiamo essere troppo restrittivi o non avremmo abbastanza lavoro. Tuttavia, devono avere una forte componente tecnologica. Ad esempio, lavoriamo con start-up in agro-tech, tecnologia per il turismo, tecnologia per l'istruzione, blockchain e fin-tech.
Esiste un settore particolarmente innovativo?
C'è un focus sul fin-tech, probabilmente legato alla deregolamentazione del settore avvenuta negli ultimi anni. Ci sono alcune start-up promettenti nel fin-tech, come le piattaforme di e-commerce di nicchia. Il blockchain è un altro settore in crescita; ci sono ad esempio start-up che utilizzano la tecnologia blockchain nella gestione della proprietà o per fornire servizi alle istituzioni statali.
Quali sono i punti di forza e di debolezza dell'ecosistema albanese delle start-up?
Il settore delle start-up in Albania ha iniziato a svilupparsi solo dal 2015-2016, quindi è relativamente giovane. Esistono norme che regolano il sistema di start-up e che prevedono alcuni finanziamenti in fase iniziale per lo sviluppo dei prototipi.
Per quanto riguarda l'ambiente imprenditoriale in generale, ci sono opportunità da cogliere. In termini di forza lavoro, se guardiamo al settore ICT, ad esempio, ogni anno entrano nel mercato del lavoro molti data scientist o esperti di tecnologia blockchain. Penso che dovremmo avere una strategia a lungo termine per lo sviluppo dell'ecosistema, magari concentrandoci su sottosettori specifici, come blockchain, cyber-tech o tecnologia per l'istruzione. Suggerirei di identificare una o due aree e sviluppare la nostra nicchia in quei settori perché un focus ristretto garantirebbe un ritorno più prezioso in cinque o dieci anni, piuttosto che un focus orizzontale sull'intero settore. Anche il settore energetico è molto interessante, abbiamo circa 300 giorni di sole l'anno, quindi sarebbe un'opportunità per sviluppare tecnologie verdi e così via.
Il problema principale è che ci mancano le finanze. Per chi vuole finanziare la propria attività, l'unica opzione è rivolgersi a una banca o a un istituto finanziario. Ma nessuna delle due è una buona soluzione, perché questi istituti forniscono solo piccoli importi e applicano tassi di interesse molto alti. Quindi abbiamo bisogno di più strumenti di finanziamento. Dovremmo fornire alle aziende maggiori incentivi per investire in start-up o incubatori e anche creare un ambiente più attraente per organizzazioni internazionali, venture capitalist e investitori informali. Ci sono diversi accordi di finanziamento che questi attori potrebbero offrire alle start-up e, naturalmente, più strumenti di finanziamento abbiamo, più start-up di alta qualità ci saranno in futuro. Senza di essi, la maggior parte delle start-up uscirà dal mercato, perché non sarà in grado di svilupparsi da sola.
A proposito di fuga di cervelli, ritiene che questo problema riguardi anche il settore delle start-up?
Il nostro paese è indubbiamente colpito dalla fuga dei cervelli. I paesi più ricchi continuano ad attrarre persone giovani e orientate alla professione perché possono offrire migliori opportunità. Certo, le persone non partono solo per ottenere uno stipendio più alto, forse vogliono anche esplorare nuove culture e ambienti di lavoro.
Si spera di vedere un ritorno di questa grande massa di persone che se n'è andata negli ultimi dieci anni. Tuttavia, non credo che il nostro paese abbia una chiara strategia per far fronte alla fuga dei cervelli. Secondo me è necessario creare un ambiente in cui le persone abbiano gli strumenti giusti per avviare la propria attività e gestirla da qui. In altri paesi il contesto è molto più favorevole, c'è lo stimolo fiscale e le tasse per le start-up sono più basse. Qui dovremmo concentrarci maggiormente sulla progettazione del quadro corretto per i giovani imprenditori.
E' a conoscenza della strategia di specializzazione intelligente sponsorizzata dall'UE? Che cosa ne pensa?
Sì, in quanto hub di innovazione digitale abbiamo partecipato ad alcune tavole rotonde e dato il nostro contributo al processo di specializzazione intelligente. Penso che sia un buon strumento per lo sviluppo regionale, in quanto si concentra su quei settori che possono essere meglio sviluppati in una regione specifica.
Energia, tecnologia per l'istruzione, turismo e agricoltura sono alcuni dei settori che sono stati individuati nella S3 per il nostro paese, e sono anche i settori in cui operano alcune delle start-up che acceleriamo.
Questo materiale è pubblicato nel contesto del progetto "La mobilità del capitale umano dei e dai Balcani: quando l'innovazione riesce a frenare la fuga di cervelli" cofinanziato dal Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale (MAECI). Il MAECI non è in alcun modo responsabile delle informazioni o dei punti di vista espressi nel quadro del progetto. La responsabilità sui contenuti è unicamente di OBC Transeuropa. Vai alla pagina del progetto
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