Nikol Pashinyan e Recep Tayyip Erdoğan (foto Governo armeno)

Nikol Pashinyan e Recep Tayyip Erdoğan (foto Governo armeno)

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azerbaijano Ilham Aliyev hanno partecipato al World Economic Forum di Davos del mese scorso. Non ci sono però informazioni su un loro eventuale incontro. Durante la sua visita, il premier armeno ha suscitato l’attenzione sollevando un’altra questione: i rapporti con la Turchia

12/02/2025 -  Onnik James Krikorian

Lo scorso 24 gennaio a Zurigo Pashinyan ha incontrato i rappresentanti della comunità armena in Svizzera. Durante la riunione, Pashinyan ha rilanciato l’idea di un’Armenia “storica” in contrasto con quella “reale”. Quest’ultima, preferita dal premier, è nata dopo la sconfitta dell’Armenia nella guerra del 2020 contro l’Azerbaijan e, tra le altre cose, distingue tra armeni etnici nati all’estero e cittadini effettivi.

Molti ritengono che lo scopo di questo discorso sia quello di tracciare un passaggio dalla terza repubblica post-indipendenza ad una quarta repubblica armena, permettendo a Pashinyan di evitare le critiche per gli eventi che hanno portato alla guerra del 2020 in cui l’Armenia è stata sconfitta dall’Azerbaijan.

Il premier armeno si è spinto oltre, osservando che il numero di armeni etnici attivi nelle loro comunità rappresenta appena il 10% del totale della popolazione armena residente all'estero. Una considerazione arrivata nel momento in cui il Pashinyan è impegnato nella costruzione di una nuova diaspora lontana dall’influenza di quelle istituzioni, esistenti ormai da decenni, che si oppongono alla politica di Yerevan volta alla normalizzazione delle relazioni con l’Azerbaijan e la Turchia.

Pur non essendo la più grande di queste istituzioni, in molti citano il Comitato nazionale armeno d’America (ANCA), considerato inseparabile dalla Federazione rivoluzionaria armena Dashnaktsutyun (ARF–D), un partito politico attivo sia in Armenia che nella diaspora e critico nei confronti di Pashinyan. Durante la presidenza di Robert Kocharyan e quella di Serzh Sargsyan, ARF-D faceva parte della compagine di governo. Oggi, la maggior parte dei 28 deputati del blocco di opposizione Hayastan, guidato da Kocharyan, proviene da ARF-D.

L’astio tra Pashinyan da una parte e Dashnaktsutyun e Kocharyan dall’altra risale alla fine degli anni Novanta. Il fulcro di questo reciproco disprezzo è il disaccordo sulla politica sui massacri del 1915 e la deportazione di 1,5 milioni di armeni etnici nell’allora Impero ottomano. Per Pashinyan e – come affermano i suoi sostenitori – anche per la società armena – i rapporti di buon vicinato tra Ankara e Yerevan sono fondamentali per il futuro dell’Armenia.

A Zurigo, come anche durante la sua visita negli Stati Uniti la scorsa settimana, Pashinyan lo ha messo in chiaro in termini inequivocabili. Il premier ha dichiarato che è necessario “rivedere la storia del genocidio armeno, cosa è stato, perché è accaduto e come lo percepiamo”. Ha poi suggerito che la campagna internazionale per il riconoscimento del genocidio era frutto della politica sovietica durante la Guerra fredda, rivolta contro la Turchia, come membro della NATO. I critici del premier armeno interpretano queste parole come parte integrante della virata di Pashinyan verso Occidente.

Le reazioni critiche non si sono fatte attendere. Alcuni hanno accusato Pashinyan di “negare il genocidio”, accusa respinta categoricamente dal premier. Ad ogni modo, le sue osservazioni non sono un fenomeno nuovo. Nell’aprile dello scorso anno, un noto deputato del parlamento di Yerevan, eletto tra le fila del partito Contratto civile di Pashinyan, ha espresso considerazioni analoghe, cercando di chiarire quanti armeni etnici fossero stati effettivamente uccisi. I numeri oscillano tra i 600mila e i 1,5-2 milioni di morti.

“Gli armeni, solitamente, si presentano come vittime, la comunità internazionale tende a percepire gli armeni come una nazione vittimizzata, e questo a volte suscita parecchia confusione. Qual è la causa e qual è l’effetto?,” ha dichiarato Pashinyan a Zurigo. “Stiamo cercando di cambiare questo […].”

Durante il suo discorso pronunciato lo scorso anno in occasione dell’anniversario degli eventi del 1915, Pashinyan ha utilizzato il termine armeno “Meds Yeghern”, ossia “il grande disastro”, più spesso dell’espressione “genocidio”, suscitando ancora una volta l’ira dei suoi oppositori. Anche l’ex presidente statunitense Barak Obama, quando era ancora in carica, aveva pronunciato l’espressione armena provocando reazioni analoghe, ma l’utilizzo di questo termine da parte di Pashinyan è percepito come un atto doppiamente negativo.

L’unico presidente degli Stati Uniti che, durante il proprio mandato, ha utilizzato la parola “genocidio” in un discorso commemorativo è stato Joe Biden, nel suo messaggio del 24 aprile 2021.

Mentre l’Armenia cerca quasi disperatamente di compiere una svolta occidentale, è chiaro che l’apertura dei confini con la Turchia è di fondamentale importanza, soprattutto se Yerevan dovesse decidere di rafforzare le relazioni con l’Unione europea. L’ultima volta che l’Armenia aveva tentato di normalizzare i rapporti con la Turchia, nel 2009, Ankara aveva insistito sulla creazione di una commissione congiunta per fare chiarezza sulle vicende del 1915, auspicando anche una svolta nel dialogo tra Yerevan e Baku per risolvere il lungo conflitto tra i due paesi.

Aspettative rimaste invariate ad oggi.

L’anno scorso, il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan ha invitato Pashinyan a cambiare la narrativa ufficiale di Yerevan, avvertendo che “la porta delle opportunità” non rimarrà aperta per sempre. Allo stesso tempo, anche se i precedenti leader armeni hanno a più riprese incontrato le loro controparti turche, il processo di dialogo tra i due paesi ha subito un’accelerazione dopo l’arrivo di Pashinyan al potere. Al primo vertice della Comunità politica europea, tenutosi a Praga nell’ottobre 2022, Pashinyan ed Erdoğan si sono incontrati faccia a faccia.

Poi nel giugno 2023, Pashinyan ha partecipato alla cerimonia di insediamento di Erdoğan ad Ankara, ed è stata la prima visita in Turchia di un leader armeno dopo più di dieci anni. Nel settembre dello scorso anno, il premier armeno ha nuovamente incontrato Erdoğan, questa volta in un edificio di proprietà del governo turco a New York, a margine di una sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In quell’occasione il presidente turco ha regalato a Pashinyan una copia del suo libro “Un mondo più equo è possibile”.

Pashinyan spera di essere rieletto grazie ad un avvicinamento all’Unione europea, e in questo contesto l'apertura del confine con la Turchia è fondamentale per il tentativo di Yerevan di smarcarsi da Mosca. Lo ha confermato Toivo Klaar, l’ex rappresentante speciale dell’UE per il Caucaso meridionale, intervenendo al Forum diplomatico di Antalya nel 2023. Per Klaar, la Turchia era nella posizione ideale per assumere un ruolo guida nel Caucaso meridionale.

Nel 2023, Pashinyan aveva già dimostrato di aver compreso la necessità di cambiare l’utilizzo di simboli storici, come il Monte Ararat (Agrı), nella vicina Turchia. Un’eventuale rimozione di un controverso preambolo dalla Costituzione armena nel 2026 o nel 2027 significherebbe la rinuncia a quelle che Ankara e Baku percepiscono come rivendicazioni territoriali dell’Armenia sulla Turchia e sull’Azerbaijan.

Non è chiaro come la popolazione armena possa reagire a questa nuova realtà. I risultati di un recente sondaggio d’opinione dimostrano che il consenso per Pashinyan non supera l’11%, ma anche l’opposizione gode di scarso sostegno. Per l’elettorato armeno le priorità sono la pace, la sicurezza e l’integrazione europea. Sembra che lo scopo della visita di Pashinyan negli Stati Uniti la scorsa settimana fosse quello di convincere l’amministrazione Trump di fornire sostegno al premier armeno su questioni di cui sopra.

Con l’avvicinarsi delle elezioni politiche del 2026, c’è da aspettarsi che queste questioni tornino al centro dell’attenzione pubblica in Armenia.


Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!