Vahagn Davtyan - Pierre-Yves Beaudouin / Wikimedia Commons

Vahagn Davtyan - Pierre-Yves Beaudouin / Wikimedia Commons

Oltre a cambiare la quotidianità, la pandemia ha impattato pesantemente anche sul mondo dello sport. Artyom Arakelyan e Vahagn Davtyan, un allenatore ed un atleta, raccontano la loro esperienza

18/11/2021 -  Armine Avetisyan Yerevan

Il Covid-19 - che ha mutato negli ultimi due anni la quotidianità del mondo intero - detta le sue condizioni anche al mondo dello sport. Il primo caso di coronavirus in Armenia è stato registrato all’inizio della primavera 2020, il primo marzo. Dai giorni successivi vi sono stati dei cambiamenti: fin dal 10 marzo in Armenia tutti i campionati giovanili tenuti sotto l'egida della Federazione calcio armena sono stati interrotti. Diverse squadre di calcio hanno annullato anche i loro allenamenti. Le restrizioni si sono successivamente estese, andando a coprire tutte le altre discipline sportive.

Dal 16 marzo al 14 aprile dello stesso anno, per decisione del governo, è stato dichiarato un primo stato di emergenza - poi rinnovato più volte -, che ha comportato una serie di ulteriori restrizioni. Tra queste la sospensione di tutti gli eventi sportivi e le attività delle società sportive. 

Ora, al posto dello stato di emergenza, è in vigore la cosiddetta “quarantena”, che prevede restrizioni più blande. Le palestre sono aperte, gli allenamenti sono stati ripristinati, ma il mondo dello sport non è ancora rientrato in una fase normale. “Gli atleti si allenavano in casa a causa del coronavirus. Hanno provato a fare esercizi fisici, ma non possono essere considerati come un vero e proprio allenamento. In particolare, ci sono tipi di sport che devono essere praticati con determinata attrezzatura. Se l'atleta non ha l’attrezzatura necessaria, l'allenamento non è efficace”, afferma Artyom Arakelyan, che lavora nella Federazione calcio dell’Armenia come coordinatore della diffusione del calcio.

Secondo Arakelyan, la pandemia ha cambiato il ritmo della vita degli atleti. A causa del virus, le persone si trovano ora costrette a scegliere tra “benessere e sicurezza”. “Andavo in palestra regolarmente, ma non appena si è diffuso il covid-19 ci sono andato meno. È una tradizione comune nella nostra cultura che quando si vede un conoscente, ci si avvicina, lo si abbraccia e lo si bacia, che di per sé è il più grande fattore di diffusione del virus. In altre parole, se seguiamo tutte le norme per prevenire il virus, comunque, arriva un momento in cui in ogni caso entri in contatto diretto con il tuo amico, non mantieni la distanza sociale. Ho dovuto smettere di andare in palestra”, racconta Arakelyan.

Sebbene sottolinei che si tratti solo di un piccolo esempio personale, ciò è a suo avviso rappresentativo di come la pandemia stia influenzando non solo gli sport professionistici ma anche amatoriali. “Come ho già detto, non vado più in palestra ma mi reco solo presso la sede della Federazione poiché lavoro con la squadra nazionale femminile. Recentemente una delle nostre ragazze non ha potuto partecipare a un torneo all'estero perché è risultata positiva ad un tampone”. 

“Ogni giorno senza allenamento porta l'atleta a fare passi indietro. Ogni torneo a cui un atleta non può partecipare rappresenta uno stress serio”,  sottolinea Vahagn Davtyan, membro della nazionale di ginnastica armena, plurimedagliato a livello internazionale.

Come lui, sono molti gli atleti che ritengono che questa pandemia lascerà una grande impronta sullo sport. Non è raro che gli atleti armeni si siano allenati per diversi mesi, trovando la forma giusta e poi, dopo essere partiti per competizioni internazionali, venisse loro comunicato che tutto era stato rinviato. Da una prospettiva psicologica, questi ostacoli costituiscono un grande stress per ogni atleta e influiscono sulle modalità di allenamento. Davtyan è tra quelli ad aver sentito il duro colpo della pandemia sulla propria pelle. Recentemente, dopo aver effettuato regolarmente un tampone che aveva avuto esito negativo, era potuto partire per i Campionati Mondiali di Ginnastica che si tenevano in Giappone. Purtroppo, una volta arrivato all’aeroporto di Haneda e sottoposto nuovamente ad un tampone, è risultato positivo. “L’esito del tampone è stata una sorpresa. Mi ero già ammalato di covid-19 e so quali dolori e problemi di salute la malattia comporti. Questa volta non ho avuto sintomi. Tuttavia, poiché l’esito è stato positivo, ho dovuto isolarmi e aspettare il tampone seguente”, racconta Davtyan, aggiungendo che ogni giorno di attesa ha rappresentato un notevole peso psicologico, senza contare il fatto che non poteva allenarsi o prepararsi per le competizioni.

Fortunatamente, passati sei giorni di isolamento, Davtyan è risultato nuovamente negativo. "Ero sicuro di non essere malato. Tuttavia, questo disguido non mi ha permesso di partecipare ai campionati e non mi è restato che tornare in Armenia". Nonostante tutto Davtyan continua ad allenarsi e si augura che i vaccini possano contribuire al ritorno ad una vita normale.


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