Una proposta di legge suscita preoccupazione per lo stato dei diritti umani in Armenia, dove episodi di violenza contro le minoranze sessuali sono stati approvati da rappresentanti delle istituzioni
Suscitano preoccupazione le proposte di legge contro la promozione delle "relazioni sessuali non tradizionali” in Armenia. Il disegno di legge, pubblicato sul sito web della Polizia di Stato, arriva poco più di un mese dopo la firma apposta dal presidente russo Vladimir Putin su una legge simile, che vieta la “propaganda” che potrebbe causare la “percezione distorta che le relazioni omosessuali ed eterosessuali siano socialmente equivalenti”. Si prevedono multe fino a 4.000 dollari al fine di proteggere la “famiglia tradizionale armena” da “fenomeni estranei all'identità nazionale”.
"Viviamo all'ombra della Russia", ha dichiarato Mamikon Hovsepian, leader dell'ONG PINK Armenia.
Pochi giorni dopo, Radio Free Europe ha riferito del ritiro del disegno di legge a causa di non precisate “carenze” e “altre priorità”. Questo però non ha convinto Mika Artyan, prolifico blogger armeno che scrive su temi LGBT: "Non ho nemmeno fatto in tempo a scrivere un post prima che il disegno di legge fosse ritirato, ma lo farò lo stesso, questa non è la fine della storia", ha scritto su Twitter. Artyan ha dichiarato ad Osservatorio che secondo lui solo l'attenzione mostrata dai media internazionali sulla questione e il rischio di ridicolo hanno fermato la legge.
Un livello allarmante di omofobia
A preoccupare Artyan e gli altri attivisti LGBT armeni è l'allarmante livello di omofobia nel paese e nella regione. Secondo un sondaggio condotto nel 2011 dal Caucasus Research Resource Center (CRRC), riportato dai media locali, il 96% degli armeni intervistati, l'84% degli azeri e l'87% dei georgiani ha dichiarato di non approvare l'omosessualità. Il 17 maggio, a Tbilisi , migliaia di fedeli ortodossi hanno interrotto una manifestazione in occasione della Giornata internazionale contro l'omofobia e la transfobia. Nell'insieme, quindi, il Caucaso meridionale rimane altamente intollerante e omofobo.
Almeno, però, gli attivisti LGBT georgiani hanno tentato di organizzare un evento nel centro di Tbilisi. In Armenia, lo stesso giorno, un piccolo gruppo di attivisti di PINK Armenia si è riunito in un parco alla periferia della città per rilasciare in aria palloncini color arcobaleno. Le fotografie sono state pubblicate sulla pagina Facebook solo dopo la fine del breve flash mob, e per un buon motivo. Il 21 maggio dell'anno prima, nel corso della Giornata Internazionale per la Diversità Culturale, il Dialogo e lo Sviluppo, i nazionalisti avevano interrotto un evento organizzato da PINK Armenia e dal Centro delle Donne nel centro di Yerevan.
Sostenere la violenza contro le persone omosessuali: il caso del DIY
La polizia è intervenuta, ma non ha impedito ai contro-manifestanti, che accusavano l'iniziativa di essere una copertura per sostenere i diritti LGBT, di dirigersi verso un bar gay-friendly, distrutto da bombe incendiarie settimane prima, per devastare il poco che era rimasto. Il DIY (Fai da te), un piccolo bar in un seminterrato, era un tranquillo posto di ritrovo per eterosessuali o omosessuali, armeni o stranieri, ma la sua proprietaria, la musicista punk-rock Tsomak Oganesova, aveva infastidito i nazionalisti partecipando ad un Gay Pride a Istanbul. Gli autori dell'incendio, individuati dalle telecamere a circuito interno, sono stati arrestati, ma liberati su cauzione grazie all'intervento dei parlamentari della Federazione Rivoluzionaria Armena, una formazione nazionalista. Anche il governo è sembrato appoggiare il crimine.
"Come cittadino armeno e membro di un partito nazional-conservatore, trovo completamente giusta la ribellione dei due giovani armeni contro gli omosessuali, che hanno creato un covo di perversione nel nostro paese e mirano ad allontanare la società dai suoi valori morali", ha dichiarato infatti ai giornalisti Eduard Sharmazanov, portavoce del Partito Repubblicano e vice presidente del Parlamento. Nonostante abbiano messo in pericolo la vita dei residenti del condominio sopra il bar, gli aggressori hanno ricevuto la sospensione delle (moderate) condanne nel luglio di quest'anno. "Ora sappiamo che è ok attaccare i gay e i locali gay-friendly in Armenia", ha scritto Artyan sul suo blog.
La cosa allarmante è che niente di tutto questo sembra turbare la maggior parte dei cittadini. Nel 2011, un sondaggio di PINK Armenia ha scoperto che il 71,5% degli intervistati sosteneva la campagna del governo contro l'omosessualità, mentre il 78,1 e il 71,8 avrebbe smesso di parlare con amici o parenti se avessero scoperto che questi erano gay. Il 90% degli intervistati ha dichiarato che non userebbe le stoviglie utilizzate da una persona LGBT. Educazione e sensibilizzazione potrebbero essere la chiave per cambiare le cose, ma anche su questo terreno l'ambiente è ostile.
Niente Parada per favore, siamo armeni
Nell'ottobre 2012 la proiezione di Parada, film sui diritti dei gay del regista serbo Srđan Dragojević, organizzata dall'ambasciata tedesca, è stata annullata in seguito a proteste. Gli autori della dimostrazione contro il film erano gli stessi responsabili degli attacchi alla marcia della diversità dello scorso anno e a diversi eventi per la giornata internazionale della donna negli anni precedenti. Questa volta l'obiettivo è stato Ruben Babayan, direttore artistico del Teatro dei Pupi, luogo scelto per la proiezione del film.
"Questo è un film importante, che è stato proiettato in molti festival", ha dichiarato Babayan ai media. "Con la stessa logica potremmo vietare la proiezione dei film di Sergei Paradzhanov [icona culturale armena condannata per omosessualità in epoca sovietica]. Dobbiamo decidere se vogliamo trasformare questo paese nell'Iran, o se vogliamo capire che esistono cose come la tolleranza, il cinema e le arti".
Nonostante la Costituzione garantisca la protezione delle minoranze sessuali, l'omosessualità sia stata depenalizzate nel 2003 e il governo abbia firmato la Dichiarazione ONU sull'orientamento sessuale e l'identità di genere cinque anni dopo, in Armenia non esiste una normativa contro omofobia e discriminazione. Infatti, sostengono gli attivisti come Artyan, giocare sui pregiudizi della popolazione può convenire al governo per spostare l'attenzione da altri problemi. La proposta di legge, ad esempio, è venuta immediatamente dopo il successo delle proteste contro l'aumento delle tariffe degli autobus.
"L'Armenia ha decriminalizzato l'omosessualità maschile solo perché questo è stato richiesto dal Consiglio d'Europa", ha dichiarato ad Osservatorio Artyan, "ma è stato l'ultimo stato del Caucaso meridionale a farlo, anche se il primo a firmare altri documenti innovativi a sostegno dei diritti LGBT. Il potenziale c'è, [...] ma il cambiamento dipenderà solo dallo sviluppo generale della democrazia e dei diritti umani nel paese”.
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