L'iniziativa di un pacifista armeno per trovare una soluzione al conflitto del Nagorno Karabakh partendo dal basso. A fronte dello stallo della diplomazia ufficiale, Georgi Vanyan ha riunito organizzazioni della società civile della regione in un piccolo villaggio georgiano, a pochi chilometri da Armenia e Azerbaijan, per sperimentare direttamente percorsi di pace e di diplomazia popolare. Il resoconto del nostro inviato
Le strade hanno visto giorni migliori, e così probabilmente gli abitanti, ma tutto potrebbe cambiare se quanto sta avvenendo in questo piccolo villaggio azero in Georgia continuasse. Così spera chi sta cercando di fare di Tekali, a soli 10 chilometri dal confine con l'Azerbaijan e 29 da quello armeno, un centro regionale per la pace. Fra questi c'è Georgi Vanyan, regista teatrale e attivista, che ha già invitato altre organizzazioni non governative (ONG) a trasferirvi alcuni degli attuali e futuri progetti regionali e transfrontalieri. Se dovesse succedere, i tanto necessari investimenti potrebbero arrivare a Tekali e nell'area circostante, coinvolgendo la società in varie forme di dialogo, discussione e dibattito.
Il conflitto del Nagorno Karabakh
Ve n'è certo il bisogno. Di fronte al conflitto del Nagorno Karabakh, i tentativi del gruppo di Minsk dell'OSCE di mediare fra Armenia e Azerbaijan non hanno portato alcun risultato significativo nei quasi 17 anni trascorsi dal cessate il fuoco. Circa 25.000 persone furono uccise, oltre un milione fu costretto a fuggire. Al momento dell'armistizio, le forze armene conservarono il controllo di oltre il 16% di quello che la comunità internazionale considera territorio azero. Da allora, secondo il settimanale The Economist, circa 3000 persone sono state uccise in schermaglie di confine, sollevando preoccupazioni per il possibile riaccendersi del conflitto.
In gennaio, ad esempio, l'International Crisis Group avvertiva del pericolo di una guerra accidentale, mentre altri mettevano in discussione l'effettiva volontà politica delle parti di risolvere una disputa che minaccia la stabilità e il futuro dell'intera regione. Persone come Vanyan dubitano anche che i negoziati in corso, mediati dall'OSCE, siano sufficienti.
La società civile si è finora spesso accontentata di incontri a porte chiuse in hotel o villaggi vacanze di Paesi terzi come la Georgia, nonostante questo approccio raggiunga solo un numero ristretto di persone. Invece che coinvolgere le “élite” di entrambi i Paesi Vanyan, che ha già tenuto iniziative in Armenia, fra cui un progetto culturale in una scuola della capitale e uno sfortunato tentativo di organizzare un festival non politico di cinema azero, invoca un approccio più aperto e dal basso.
Prove di pace a Tekali
Il primo evento a Tekali, tenutosi il 9 marzo 2011 con la partecipazione di armeni, azeri e georgiani, è consistito nella simulazione di un processo allo scopo di discutere il potenziale ruolo della Georgia nel processo di pace. Principalmente pensato per giornalisti e analisti, l'evento ha attratto e coinvolto anche rappresentanti delle comunità armene colpite dalla guerra perché vicine al confine azero e la stessa minoranza azera in Georgia.
L'incontro è stato moderato da Vanyan al fianco di David Darchiashvili, presidente della Commissione per l'integrazione europea del parlamento georgiano. Una commissione di analisti e giornalisti, chiamata a esporre le ragioni pro e contro il coinvolgimento georgiano nel processo di pace, ha offerto la propria opinione e risposto alle domande del pubblico. In generale, i sostenitori della mozione a favore ritengono che la posizione centrale della Georgia nella regione la renda mediatrice ideale, soprattutto considerato che la maggior parte delle iniziative di peace-building stanno già avvenendo in questo Paese. Inoltre, nonostante l'abituale animosità fra armeni e azeri, i due gruppi etnici possono convivere – e convivono – pacificamente in Georgia, che a sua volta ha una propria esperienza di conflitti congelati, soprattutto dopo la guerra-lampo con la Russia dell'agosto 2008 che ha creato una nuova comunità di profughi.
D'altro canto, chi si oppone al coinvolgimento georgiano fa notare che le cattive relazioni con la Russia potrebbero invece aumentare le tensioni nella regione. Inoltre, l'Azerbaijan potrebbe essere più propenso al coinvolgimento georgiano dell'Armenia, che vede tradizionalmente la Russia come un alleato. In ogni caso, 27 membri del pubblico misto hanno votato per un ruolo più attivo della Georgia, con 7 voti contro e due astensioni. Ancora più importante è che, nonostante pochi si aspettassero questa possibilità viste le tensioni geopolitiche nella regione, l'evento e le tematiche affrontate sono state seguite ampiamente dalla stampa armena, azera e georgiana, forse più di ogni altra iniziativa della società civile svoltasi fino ad oggi nell'area.
Vanyan è rimasto particolarmente soddisfatto dell'evento di Tekali. “L'elemento più importante è stata l'ispirazione fornita dai partecipanti, che hanno avuto fiducia nel fatto che quanto avveniva qui non era un gioco”, ha dichiarato a Osservatorio. “Sinceramente non mi aspettavo questo livello di sostegno, riscontri positivi e piacevolezza dell'esperienza. Anche i risultati delle votazioni sono stati inattesi. I validi argomenti presentati dagli esperti sull'improbabilità di una mediazione georgiana nel conflitto armeno-azero hanno suscitato un voto emotivo, di protesta contro la realtà e alquanto ottimistico”.
Romeo e Giulietta
Cosa succederà ora a Tekali è tutto da vedere, ma Vanyan spera di fondare un giornale cartaceo ed elettronico che si occupi del conflitto armeno-azero nelle lingue armena, azera, russa e inglese. Fra i progetti ci sono anche una stazione radio che trasmetta nei tre Paesi, un cinema, una biblioteca, un Internet cafè e varie attività culturali. Un'idea, ad esempio, è mettere in scena una versione locale di Romeo e Giulietta con protagonisti armeni e azeri. Anche fuori Tekalo altri, come il regista cinematografico azero Rustam Ibragimbekov, già sperano di trovare finanziamenti per la celebre storia d'amore in versione caucasica.
“Voglio raccontare il dramma di due amanti le cui vite sono tragicamente cambiate dal conflitto”, ha dichiarato Ibragimbekov a EurasiaNet ai primi di marzo. “Quando le armi tacciono, i contatti interpersonali tornano pacifici, perché la gente capisce che i conflitti sono scatenati dai governi e dai gruppi estremistici, non dalle persone comuni”.
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