È la seconda volta di fila che in Armenia si vota anticipatamente per il parlamento. Il prossimo 20 giugno si presenteranno ai cittadini molti dei protagonisti degli ultimi trent'anni di storia post-sovietica
È iniziata lo scorso 7 giugno la campagna elettorale per le elezioni anticipate in Armenia. Durerà solo 12 giorni rispetto ai consueti 35 o 45 perché appunto le elezioni sono anticipate e la procedura della campagna elettorale che le precede è differente.
È la seconda volta di seguito che le politiche vengono anticipate. Come in uno strano gioco di specchi, nel 2018 le dimissioni del neo-eletto premier Nikol Pashinyan avevano portato allo scioglimento dell’Assemblea parlamentare e al voto che aveva consegnato al suo schieramento il 70% dei consensi, 88 seggi su 132. A distanza di tre anni, di nuovo le dimissioni di Pashinyan hanno portato allo scioglimento dell’Assemblea, e quindi di nuovo al voto. Tre anni che hanno stravolto il paese: le dure campagne del post-rivoluzione di velluto e il biennio 2020-2021, con guerra e pandemia.
Non è un buon segno di stabilità per un paese non portare a termine per due volte di seguito le legislature elette, ma l’Armenia è oggi un paese in cui tutti i nodi paiono venire al pettine. Le stesse elezioni sembrano una resa dei conti di tre decenni di indipendenza: molti di coloro che hanno caratterizzato la storia post-sovietica dell'Armenia si candidano. Scenderanno in campo 22 partiti e 4 coalizioni .
C’è il Contratto Civico di Pashinyan, ci sono Armenia Luminosa e Armenia Prospera, cioè le tre forze politiche dell’attuale legislatura che risponderanno davanti all’elettorato – soprattutto la prima – della gestione della pandemia e delle responsabilità loro imputabili della guerra. Ma ci sono anche tutti gli ex presidenti: c’è il Congresso Nazionale Armeno con il primo presidente, Levon Ter-Petrosyan, è risceso in campo il secondo presidente, Robert Kocharyan, con l’Alleanza Armena e, seppur non compaia il suo nome nelle liste elettorali, anche il terzo presidente della storia del paese, Serzh Sargsyan, sostiene apertamente una forza in lizza per il voto, l’Alleanza con Onore.
Un quadro pesante
Tutto il passato politico dell’Armenia è quindi sulle schede elettorali, ma anche sotto gli occhi degli elettori. La rovinosa guerra dei 44 giorni ha non solo comportato la perdita per l’autoproclamata repubblica del Nagorno Karabakh di buona parte dei territori conquistati trent’anni fa, ma ha messo a nudo una serie di debolezze sistemiche dell’Armenia. La parola che più spesso ricorre è incompetenza. Sotto accusa soprattutto la classe dirigente civile e militare.
Incompetenza nella gestione dell’esercito, negli acquisti di armi e nel loro utilizzo, nella tattica militare. Ma incompetenza anche dopo, e non solo per quanto riguarda l’area circoscritta del Nagorno Karabakh.
Incompetenza è la parola che ricorre anche per quanto riguarda il dolorosissimo capitolo della gestione dei missing in action, i tanti combattenti di cui si sono perse notizie, e dei prigionieri di guerra. Per più di una volta, spinti dalla frustrazione, i parenti dei soldati scomparsi o prigionieri hanno posto letteralmente sotto assedio il ministero della Difesa .
L’incompetenza ha attanagliato non solo i vivi, ma anche i morti. Sono ad esempio esplosi scandali per la gestione delle salme negli obitori. Recentemente ha agitato l’opinione pubblica una notizia su resti di soldati abbandonati in un seminterrato ad Abovyan, città poco lontana dalla capitale.
Un bilancio pesantissimo che rende purtroppo fede a quello che si sapeva ma di cui forse si era sottovalutato il peso: la corruzione in Armenia ha dilagato per decenni, ha eroso la meritocrazia, la trasparenza nell’assegnazione degli incarichi, e quindi tutti i meccanismi di gestione, amministrazione e governo. La spallata della rivoluzione di velluto se anche stava andando nella direzione della lotta alla corruzione non ha avuto il tempo di dare frutti apprezzabili.
Il male nero
Quanto sia stata la corruzione a minare la sicurezza nazionale armena è reso ancora più palese da un nuovo caso giudiziario emerso in questi giorni. Il 7 giugno il sito dei Servizi di Sicurezza Nazionale ha pubblicato un lungo comunicato stampa su un caso di alto tradimento. Almeno due cittadini armeni identificati come un ex ufficiale dell'esercito e un suo amico sono stati arrestati con l'accusa di spionaggio per conto dell'Azerbaijan. L'ex ufficiale dell'esercito sarebbe persona insignita di medaglie militari e di encomi per i servizi resi alla patria.
Stando alla ricostruzione dei fatti i due sarebbero stati reclutati dai servizi speciali dell'Azerbaijan durante una visita in Turchia dove erano andati in cerca di opportunità di lavoro. I due uomini sarebbero stati in regolare contatto con i servizi speciali dell'Azerbaijan, dai quali hanno ricevuto istruzioni specifiche per fotografare e filmare le unità militari delle forze armate armene, il loro equipaggiamento militare, il numero dei militari e i dati personali del personale di comando. Avrebbero anche registrato e trasmesso informazioni sui sistemi di difesa aerea dell'Armenia e del Nagorno-Karabakh, la presenza di sistemi di difesa aerea vicino a strutture speciali e importanti, inclusi serbatoi, centrali idroelettriche, altezze strategiche e strutture di rifugio durante le ostilità, il numero e movimento delle truppe e dell'equipaggiamento militare. Il 27 settembre 2020 l'ex ufficiale dell'esercito sarebbe poi partito per il Karabakh come comandante di un distaccamento di volontari sul campo di battaglia nella provincia di Hadrut dove ha raccolto e trasmesso informazioni su sistemi di difesa aerea e missilistici, equipaggiamento militare e posizioni di combattimento ai servizi speciali fino a ottobre 2020.
Nel romanzo “Il Male Nero” Nina Berberova parla di una malattia che si insinua nelle cose intorno a noi, anche le più preziose, e in noi e che erode la vita, e che deve essere estirpato prima che ingurgiti tutte le nostre risorse, prima di – dice l’autrice – “diventare presto una sorta di Urano e Nettuno”.
L’Armenia, divorata dalla corruzione, dal personalismo in politica, con una emorragia demografica e una grande vulnerabilità regionale ha davanti un voto difficile. La nuova legislatura dovrà affrontare la fragile tregua militare e imbastire un risanamento di etica, di meritocrazia e di coesione sociale, prima che si trasformi in una sorta di Urano e Nettuno.
Che ci sia un rischio esistenziale per il paese è percepito dall’opinione pubblica, ossessionata dall’erosione del confine, e da una sovranità sempre più ipotecata dalla presenza russa.
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