Noto avvocato difensore dei diritti umani ed ex prigioniero politico, Rasul Jafarov intende candidarsi col partito REAL alle prossime elezioni parlamentari previste per il 9 febbraio in Azerbaijan, sempre che il regime glielo conceda. Lo abbiamo intervistato
In Azerbaijan, il prossimo nove febbraio i cittadini si recheranno alle urne per le elezioni parlamentari che giungono, in anticipo rispetto ai tempi previsti, al culmine di un processo di forti riforme avviato dal Presidente Ilham Aliyev. Accanto ai più scettici, che intravedono in tale manovra un espediente per consegnare il potere nelle mani della Vice Presidente e first lady Mehriban Aliyeva, vi è una parte dell’opposizione incoraggiata dall’ondata di riforme e pronta a partecipare alla tornata elettorale.
Per comprendere meglio il clima politico in cui si trova l’opposizione in un momento delicato per la nazione, abbiamo intervistato Rasul Jafarov, noto avvocato difensore dei diritti umani ed ex prigioniero politico, che intende candidarsi col partito REAL. Tuttavia, prima di poter rivendicare una vittoria del suo partito alle elezioni, Rasul deve vincere una battaglia personale: ottenere dal governo il permesso di raccogliere le firme necessarie alla sua candidatura, un permesso che gli viene negato per una condanna subita nel 2015, nonostante la Corte europea dei diritti umani abbia dichiarato che le accuse mosse nei suoi confronti dal governo azero erano infondate.
Molti candidati dell’opposizione stanno dicendo che questa volta è diverso: in cosa si differenzia il contesto di queste elezioni rispetto a quelle passate?
Non saprei dire se è assolutamente meglio che in passato, ma ciò che è diverso sta nelle aspettative. È vero ci sono ancora delle questioni poco chiare, ad esempio non siamo a conoscenza della lista dei candidati del partito al potere, il Nuovo Partito Azero. In passato, la lista veniva pubblicata immediatamente dopo l’inizio del processo elettorale. Ciononostante, alcuni partiti di opposizione considerano questo momento un’occasione da non sprecare. Per i prossimi cinque anni non avremo più quest'occasione. Vedremo come andrà a finire. Per quanto riguarda me, sto ancora aspettando che le autorità emettano l’autorizzazione per la mia candidatura.
Il governo sta cercando di ostacolare la sua eleggibilità?
Sì, per via della mia condanna che sta creando qualche problema a livello tecnico. Ho fatto appello alla Corte Europea dei Diritti Umani, che ha deciso che tutte le accuse poste dal governo azero nei miei confronti sono prive di fondamento. Il governo ha iniziato a versarmi un indennizzo, riconoscendo l’ingiusto trattamento da me subito. Questo presuppone che possano anche riconoscere la mia registrazione come candidato e che quindi io possa ottenere il permesso per raccogliere le firme. La commissione dei ministri del Consiglio d’Europa nel mese di dicembre ha sancito che: “I diritti politici e civili di tutti gli otto (ex prigionieri politici) facenti appello alla corte, che hanno vinto la causa in base alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea – secondo la quale le condanne sono state politicamente motivate – devono essere riassegnati in vista delle elezioni”.
Alcuni oppositori politici, come anche i membri di REAL, vedono queste elezioni come un’occasione irrinunciabile. Quali sono le possibilità di REAL di ottenere alcuni seggi in Parlamento?
Credo che questa sia una grande occasione e che chi è interessato a cambiare le cose deve prendere parte alle elezioni indipendentemente dal contesto politico. Questo è il motivo per cui REAL ha deciso di partecipare. Il principio è: senza candidatura, non puoi dire sicuramente che hai vinto le elezioni. REAL fa parte della coalizione Unione Repubblicana, una coalizione basata sui principi dello stato di diritto, democrazia e diritti umani. Noi crediamo di poter ottenere alcuni seggi grazie alle nostre idee ed alla capacità di alcuni nostri candidati.
Quindi lei non è d’accordo con la decisione del Consiglio Nazionale delle Forze Democratiche di non partecipare alle elezioni?
Onestamente, non sono molto interessato a discutere la loro decisione. Certo è che non capisco la motivazione di una tale decisione. Non c’è garanzia di avere elezioni libere, tuttavia non si vince boicottando la tornata elettorale. Ogni occasione deve essere buona per entrare in relazione con i cittadini e gli elettori. Chi boicotta le elezioni si basa sul principio secondo cui partecipando ad elezioni non libere si appoggia il regime non democratico. Questo non è del tutto vero: ci sono stati diversi boicottaggi nella storia recente del nostro paese, eppure in nessuno di queste occasioni la comunità internazionale si è rifiutata di accettare i risultati. La recente decisione del Consiglio d’Europa riguardo gli otto casi di prigionieri politici dovrebbe essere presa in considerazione per pesare le prospettive di cambiamento.
Rauf Mirkadirov ha dichiarato che REAL non è stato in grado di portare qualcosa di nuovo alla politica ed è finito per essere un partito di opposizione tradizionale.
Rauf Mirkadirov è un prigioniero politico che ha dovuto lasciare il paese. È un giornalista ed io rispetto la sua opinione. Mi mandò il link dell’intervista e gli risposi dicendo che non condividevo la sua opinione perché non vi vedevo una chiara motivazione. Chi sta boicottando le elezioni - alla maniera tradizionale - sono loro, non noi. Per quale motivo dunque dovremmo considerarci un’opposizione tradizionale? Oltretutto, REAL è certo che non cercherà mai di conquistare seggi in parlamento se non otterrà sufficienti voti nei collegi elettorali. Agli inizi del 2000, l’opposizione fece questo errore: pur non avendo i voti sufficienti nei collegi, si accordò con il governo per ottenere alcuni seggi. REAL ha scritto un Memorandum in cui ha dichiarato che non farà una cosa simile. Se qualcuno vuole falsificare i risultati delle elezioni, noi opporremo resistenza ma sempre rispettando i termini costituzionali.
Le elezioni anticipate e la dissoluzione del Parlamento sono stati due eventi ravvicinati e se vogliamo anche consequenziali rispetto alla riforma del Consiglio dei Ministri. Il Presidente Ilham Aliyev ha dichiarato la volontà di riformare la nazione anche se molti considerano tali manovre un escamotage che consegnerebbe le redini del potere in mano alla first lady ed attuale Vice Presidente Mehriban Aliyeva. È una strategia quella di Aliyev? Oppure è stata avvertita davvero l’esigenza di andare incontro alle rivendicazioni di maggiore democrazia?
È davvero difficile dire se si tratta di una riforma genuina. Personalmente spero sia così. Ci sono varie ragioni per cui ci troviamo difronte a tale situazione. Anzitutto, la situazione politica interna: il governo si sta rendendo conto della situazione critica, economica e sociale, del paese e delle difficoltà affrontate quotidianamente dalla popolazione. Il governo deve promettere un cambiamento nella qualità della vita. In secondo luogo, c’è anche una ragione politica che riguarda i rapporti col vicino armeno e in particolare la contesa tra Armenia e Azerbaijan per il Nagorno Karabakh. Da un anno l’Armenia ha dimostrato di mantenere vivi gli effetti della rivoluzione e di poter condurre elezioni libere e democratiche. La comunità internazionale ha accolto positivamente tali cambiamenti, generando indirettamente una certa pressione sull’Azerbaijan. Sono queste le motivazioni essenziali per cui il governo ha compiuto tali manovre. Il cambiamento a sua volta genera speranze e dà segnali positivi riguardo prospettive di riforma. Dovremo aspettare i prossimi mesi per capire come stanno davvero le cose.
Lei stesso ha detto che le elezioni possono essere falsificate perché la commissione elettorale è composta da membri leali al governo. Cosa potrebbe succedere in caso di una nuova vittoria schiacciante del Nuovo Partito Azero che risulti lontana dai risultati effettivi?
Ho detto che c’è un’alta possibilità che vengano falsificate ma non che sarà sicuramente così. La posizione di REAL a riguardo è di muoverci usando tutti i modi legali possibili e conformi alla costituzione. Faremo appello alla corte ed organizzeremo proteste pacifiche in caso di risultati manipolati.
Recentemente, il Presidente Aliyev ha fatto alcune considerazioni importanti riguardo le relazioni esterne dell’Azerbaijan: non bisogna considerarsi alleati della Russia ma allo stesso tempo occorre prendere le distanze dall’Europa, che è ostile all’Islam e vi vengono annullate le differenze tra uomo e donna. Quanto sono importanti le relazioni con l’Europa?
Ho la sensazione che tali dichiarazioni siano solo di natura politico-retorica ma non avranno ripercussioni su un piano concreto. Ricordo che Aliyev ha affermato una cosa simile nel 2015, dopo che il Bundenstag aveva condannato le violazioni dei diritti umani nel paese e aveva sollecitato l'adozione di misure contro il governo azero. Nonostante tutto, l’Azerbaijan non ha mai interrotto le relazioni con gli stati e le istituzioni europee. Non è dunque una novità che i nostri politici non si attengono alle loro stesse dichiarazioni. Una cosa è certa: l’Azerbaijan non può fare a meno dei suoi partner occidentali. L’Unione europea, in particolare, è il primo partner commerciale dell’Azerbaijan ed è essenziale allo sviluppo del nostro settore energetico. Inoltre, molti azeri, incluse figure politiche, hanno conti bancari e assicurazioni in Europa.
L’Azerbaijan si è sempre rifiutato di firmare un accordo per entrare nell’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), nonostante i sempre più intensi scambi commerciali con l’Occidente. Qual è la posizione di REAL a proposito?
Gli esperti di economia dicono che sarebbe meglio entrare nel WTO. Di certo, ci sono una serie di compromessi che il governo dovrebbe fare una volta firmato l’accordo e per il momento l’Azerbaijan non sembra interessato a farli. L’accordo obbligherebbe il governo a privatizzare una serie di settori per aprirli al commercio estero. È da almeno 20 anni che le negoziazioni sono in una fase di stallo e speriamo che ci sia un progresso anche in questa direzione.
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