Da Trieste al monte Olimpo in 60 giorni. Zaino leggero, gambe forti e allenate per 1500 km di attraversamento balcanico ad una media di 25 km al giorno. Comincia il 19 settembre la sfida di Pierluigi Bellavite, specialista delle lunghe distanze. Riceviamo e pubblichiamo
Di Valentina Scaglia *
Un passo dopo l'altro, così si fa il cammino. E mentre le settimane diventano mesi, i chilometri si fanno decine, poi centinaia. È abituato al nomadismo solitario Pierluigi Bellavite. Ma quest'autunno il piano è tosto davvero: andrà a piedi da Trieste al Monte Olimpo in Grecia, 60 giorni e 1.500 km attraverso il mosaico balcanico, Croazia, Bosnia, Montenegro, Albania, Macedonia, Epiro, Tessaglia. Prima di lui lo ha fatto lo scrittore inglese Patrick Leigh Fermor. Era il 1933.
Impossibile non restare affascinati da questo progetto e dalla sua enorme semplicità. Lo incontriamo davanti a una birra per farci raccontare i dettagli.
Allora, Pierluigi, perché i Balcani, come nasce la traversata? «L'idea è andare verso Oriente. E questo è il suo confine. In futuro, forse, proseguirò lungo la Via della Seta, vedremo...».
Cosa ti affascina del mondo balcanico? «L'inestricabile mix di etnie, la possibilità di passarci attraverso alla ricerca delle differenze. Ancora di più, la ricerca di una comunicazione primordiale con un mondo considerato un po' ermetico».
Perché a piedi? «Sono principalmente un camminatore. A piedi il viaggio è un'altra cosa: è avere il privilegio dell'incontro diretto. Nel percorso, c'è il vantaggio della linea retta, del cercare la via più breve. E il viandante che arriva appiedato è ovunque ben accetto».
La traversata è un sogno che esce dal cassetto, un viaggio complesso le cui dimensioni intimidiscono. Tanti i confini fisici e culturali da attraversare, in un labirinto di sentieri incerti tra montagne spesso oltre i duemila, foreste, altipiani e gole. Fino all'obiettivo, il monte degli Dèi con i suoi 2.917 m di quota. «Mi ha sempre affascinato fin da ragazzino quella cima avvolta dalle nubi». L'Olimpo non è una montagna e basta, è un punto di riferimento spirituale e non solo per gli antichi.
La partenza è fissata il 19 settembre, la media da tenere alta, 25 km al giorno.
Come hai fatto a elaborare una "rotta" così lunga? «Il percorso è definito a grandi linee, con i punti fermi di Plitvice, Bihać, Jaice, Sarajevo, il massiccio montenegrino del Durmitor, il lago di Prespa».
Il resto è da inventare. Una strategia già sperimentata in altri viaggi a piedi.
Hai raccolto una copertura cartografica per tutto il territorio? «Missione impossibile. Troppa carta. Mappe dettagliate solo per alcune zone».
Ma c'è qualche luogo del cuore nella lunga camminata? «Vorrei passare dal villaggio di Gusinje in Montenegro, di cui ho letto in un racconto di Ismail Kadaré, tra i miei autori preferiti. Ora vorrei vederlo dal vero. E visitare le rovine di Butrinto, nel sud dell'Albania».
Si annuncia duretto il passaggio del canyon del fiume Tara, in Montenegro, una delle gole più lunghe d'Europa, e complicato l'attraversamento delle Alpi Albanesi.
Per allenarsi? «Semplice, sgambate di 10 ore nelle valli del Piemonte».
Qualche ostacolo particolare? «All'inizio, più delle altimetrie, ero preoccupato per le lingue, per possibili problemi di comunicazione. Poi un giorno, dopo una logorante escursione sotto un nubifragio, entro in un bar e mi metto a parlare con la cameriera, scopro che è bosniaca. Le racconto il progetto e mi fa "Uno come te al mio paese non ha bisogno di parlare"».
Le notti in fattorie, in villaggi o nella tendina ultraleggera - realizzata da un artigiano di Nevada City, California - per il resto un bagaglio ridotto all'osso. «Tecnicamente, mi sono procurato un equipaggiamento ultraleggero, sono 'lussi' cui non sono abituato, come una giacca speciale, bastoncini di fibra di carbonio...». Il tutto per contenere il peso dello zaino in pochi chili. E attraversare a passo leggero un mondo di lingue e situazioni imprevedibili. Quasi invisibilmente.
Cosa ci sarà ancora nel tuo zaino? «Un coltellaccio. E il mio bicchiere d'argento». Un talismano, che porta sempre con sé quando cammina.
Pierluigi vive a Legnano, in Lombardia. Nel mondo degli appassionati di montagna è noto come specialista delle camminate su lunghe distanze, anche in zone impervie come l'amata Valgrande, in Ossola. Qualche anno fa ha risalito a piedi il fiume Isonzo dalla foce alla sorgente e da allora non si è più fermato. Nell'estate del 2007 ha attraversato la Spagna da sud a nord in 40 giorni. Ha narrato i suoi vagabondaggi insoliti nei libri Sassi levigati dalla corrente e La mia Valgrande. In marzo ha iniziato la preparazione per la traversata balcanica percorrendo il Friuli da Aquileia alla Val Saisera in dieci giorni. Oltre a "fare" le gambe, il viaggio si prepara leggendo: relazioni di viaggi contemporanei o romanzi. «Ivo Andrić, Ismail Kadaré, Paolo Rumiz». Ma sono preziose anche le parole dei viaggiatori del passato, tra cui inaspettate due donne che traversarono i Balcani prima della Seconda guerra, Rebecca West e Dervla Murphy.
* Giornalista, naturalista e viaggiatrice
valentina.scaglia@virgilio.it
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