Decine di viaggi ai confini della nostra Europa al seguito di diplomatici e parlamentari europei. E una serie di riflessioni di chi nelle istituzioni europee ci sta per passione. Una recensione
Paolo Bergamaschi lavora al Parlamento Europeo. E' un esperto della commissione Affari Esteri. Gira il mondo per mestiere quindi, e in particolare viaggia molto nelle aree ai confini dell'Unione cruciali per la pace e la sicurezza alle sue frontiere.
Ma i racconti riuniti in questo libro non sono banali resoconti di incontri diplomatici. Mostrano l'attenzione ai particolari del viaggiatore curioso, e la riflessione sincera di chi nelle istituzioni ci sta per passione. Magari soffrendo, perché "le delegazioni parlamentari sono sempre alloggiate in hotel di lusso che non rispecchiano e rispettano la cultura del posto". Però cercando di preservare il proprio stile: "Io preferisco un piccolo hotel a conduzione familiare situato nella parte vecchia della città" (pag. 81).
Torna alla mente il viaggiatore leggero Alexander Langer, non per niente la persona che a suo tempo chiamò Bergamaschi al Parlamento Europeo. E così un veterinario di Viadana è diventato funzionario a Bruxelles. Mantenendo la schiettezza mantovana ("non capisco una mazza di georgiano", pag. 70), ma anche la capacità di guardare oltre le carte, per inquadrare luoghi, paesaggi, colori, cibi e profumi.
Cinque anni, dal 2002 al 2007, e ventiquattro viaggi tra Balcani, Caucaso, Mediterraneo e Medio Oriente. Toccando anche Russia e Stati Uniti, voci imprescindibili nelle dinamiche politiche di tutte queste regioni. E soprattutto tenendo nel cuore e nella mente l'Europa, il suo straordinario sogno di pace e le sue più misere impasse quotidiane.
Viaggi veloci: qualche giorno, massimo una settimana. I racconti perciò sono brevi flash, non descrizioni esaustive o analisi elaborate. Pensieri ad alta voce ed in presa diretta, da parte di una persona che ha il privilegio di stare nel centro della macchina europea - le istituzioni di Bruxelles - e insieme la capacità di non farsi stritolare mantenendo una visione disincantata da viaggiatore del mondo. Visione che guarda fuori, ai "confini d'Europa" come recita il sottotitolo. Ma che in fondo da lì scruta l'Unione stessa, il suo potenziale ruolo pacificatore e i suoi drammatici ritardi.
Le pagine più appassionate sono quelle dal Caucaso. Sukhumi, Stepanakert, Batumi, Gyumri... posti che quasi nessuno conosce in Europa, ma crocevia di conflitti e tensioni alle nostre porte. O forse già dentro le nostre case, se pensiamo ai riverberi che producono in termini di approvvigionamenti energetici, di diaspore influenti, di (presunti) scontri di civiltà. Bergamaschi nei suoi racconti ci guida in questi luoghi. E insieme ci parla dell'Europa che non c'è, e che tanti aspettano.
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