Le elezioni europee sono state seguite con attenzione nei Balcani occidentali: il voto euroscettico rischia infatti di rallentare l'allargamento, tuttavia i Balcani possono ancora trovare uno o due sostenitori tra le fila della nascente leadership europea
(Articolo originariamente pubblicato dal blog dell'autore sul sito della LSE il 30 maggio 2014, tit. orig. Western Balkans will need champions in an increasingly enlargement sceptic EU )
È probabile che, nei prossimi anni, il riverbero scaturito dalle elezioni parlamentari si farà sentire in diversi aspetti della linea politica europea. Tra quelli più plausibili di cambiamento, l’approccio alle politiche d’allargamento. Probabilmente, gli effetti si vedranno in primis nel Parlamento stesso. È prevedibile un’influenza di quei parlamentari che si oppongono all’Unione e a tutto ciò che essa rappresenta.
Questo plasmerà inevitabilmente il modo in cui il Parlamento gestisce il progresso della futura espansione. Tra i banchi, come nelle varie commissioni, ci si aspetta una più rumorosa opposizione ad un ulteriore ampliamento. Sebbene sia improbabile che ciò rappresenti un ostacolo concreto – specialmente considerando che i maggiori partiti, che continuano a detenere la maggioranza dei seggi, sostengono tuttora l’allargamento – d’altra parte influenzerà quasi sicuramente il tenore generale delle discussioni parlamentari sulla futura espansione.
Il Regno Unito non è più uno strenuo difensore dell’espansione europea
Tuttavia, ben più preoccupante sarà l’atteggiamento dei singoli stati membri nei confronti di altri allargamenti. La marea euroscettica appare in grado di rendere i paesi sempre più cauti nel sponsorizzare un tema che non gode di un ampio consenso nell’opinione pubblica. La Gran Bretagna è probabilmente l’esempio più azzeccato, in questo caso. Fino a poco tempo fa, Londra era un’infaticabile sostenitrice dell’allargamento. Da sempre scettici su un’Unione sempre più unita, che in molti in Gran Bretagna vedono come un’inaccettabile marcia verso il federalismo, i successivi governi inglesi hanno da sempre valutato l’ampliamento come il miglior antidoto contro una più profonda integrazione.
Il problema è che questo desiderio di indebolire l’Unione attraverso una progressiva espansione si è ora schiantato contro la dura realtà che nuovi membri significa nuova immigrazione. Il calcolo politico che prima sosteneva l’allargamento è di conseguenza mutato radicalmente. Il Regno Unito non è più il convinto difensore dell’espansione che era in precedenza. Piuttosto, è da sottolineare che lo scorso dicembre la Gran Bretagna è stato uno dei quattro paesi che si sono uniti ai Paesi Bassi nell’opposizione all’avvio dei negoziati di accesso con l’Albania, nonostante la Commissione avesse raccomandato diversamente.
Una nota positiva: l’opportunità di riformare le istituzioni europee
Non tutto è necessariamente perduto. Le elezioni forniscono l’occasione per ripensare il modo in cui altre istituzioni dell’Europa si relazionano con i Balcani. Si è già acceso il dibattito su chi sostituirà Jose Manuel Barroso a capo della Commissione Europea. Fatto questo, verranno selezionati anche i nuovi commissari. Un incarico chiave sarà la commissione sull’allargamento. Chiunque sostituisca Štefan Füle avrà un ruolo cruciale nella gestione dei negoziati con Serbia e Montenegro e nello spianare la strada verso l’integrazione agli altri paesi della regione. Tuttavia, l’incarico è anche un importante palcoscenico per sostenere un ulteriore allargamento dell’UE in un frangente in cui si avverte una crescente ostilità all’idea.
Se verrà scelta una candidatura relativamente anonima, o l’incarico dovesse essere affidato a qualcuno non del tutto disposto a spendersi per la causa, è probabile che i Balcani ne subiranno le conseguenze. Più che mai, hanno bisogno di un campione. Hanno bisogno di qualcuno che possa sostenerli nei confronti degli altri paesi, che sappia ampliare la base pubblica favorevole all’allargamento e che dimostri come le preoccupazioni circa un’ingestibile nuova ondata migratoria sia del tutto ingiustificata. La popolazione dei sei paesi dei Balcani Occidentali sulla via dell’integrazione (Albania, Bosnia Erzegovina, Kosovo, Macedonia, Montenegro e Serbia) hanno una popolazione complessiva di meno di 20 milioni di persone, inferiore ad esempio alla Romania da sola.
L’altro determinante incarico che dovrà essere assegnato è l’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza e capo del Servizio europeo per l’azione esterna (EEAS). Nel corso degli ultimi 5 anni l’attuale detentrice, la Baronessa Catherine Ashton, si è costruita un ruolo d’altissimo profilo nei Balcani Occidentali. Soprattutto, i suoi sforzi a sostegno del dialogo tra Belgrado e Pristina sono riconosciuti come un autentico successo del suo mandato. Proprio per questo, c’è naturalmente un forte interesse attorno a chi dovrà sostituirla.
Sarà qualcuno che, come lei, considererà i Balcani Occidentali e le loro peculiari problematiche una priorità dell’Unione? Anche in questo caso, un incaricato coinvolto e d’alto profilo potrà davvero proseguire il lavoro dei progetti di pace che nella regione hanno già iniziato a dare ottimi risultati, oltre a dar nuovo impeto ad altre iniziative come quelle in Bosnia, paese tuttora largamente immune all’influenza europea. (Certamente, c’è anche il rischio opposto, di eccedere nel sostegno ad un buon argomento, se sia il capo dell’EEAS sia il commissario all’allargamento dimostrano un forte interessamento alla questione. Cosa non impossibile, visto che due potenziali candidati per gli incarichi sono stati in precedenza Alti Rappresentanti in Bosnia!).
La politica balcanica deve aiutare per poter essere aiutata
Senza dubbio, i Balcani si troveranno ad affrontare un periodo difficile. Il clima politico, che non è certo stato accogliente e disponibile negli ultimi anni, può ulteriormente peggiorare, sia al Parlamento che nei singoli paesi membri. Perciò, molto dipenderà da chi ci sarà a sostenere la causa dell’allargamento all’interno dell’Unione. Tuttavia, allo stesso tempo, bisogna sottolineare che il futuro non è del tutto al di fuori della portata della regione. Ora più che mai, i Balcani devono dimostrare all’Unione di poter essere buoni membri e che gli stereotipi negativi che saranno sbandierati da coloro che sono ostili all’allargamento non corrispondono affatto alla realtà. Questi paesi hanno bisogno di riforme e di proseguire nello sforzo di superare i problemi di vicinato. In questo difficile periodo, la politica nei Balcani deve fare la propria parte e aiutare gli altri ad aiutarla.
Questa pubblicazione è stata prodotta con il contributo dell'Unione Europea, nel quadro dei programmi di comunicazione del Parlamento Europeo. La responsabilità sui contenuti di questa pubblicazione è di Osservatorio Balcani e Caucaso e non riflette in alcun modo l'opinione dell'Unione Europea. Vai alla pagina del progetto BeEU - 8 Media outlets for 1 Parliament.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!