Kiro Gligorov, ex-Presidente della Macedonia, era ieri ospite del World Social Forum, invitato dal Consorzio Italiano di Solidarietà e dall'Osservatorio sui Balcani, ad una tavola rotonda sul futuro dell'Europa Sud-orientale e sulla sua integrazione nella UE.La sconfitta dei progetti di una "Grande-Serbia" e di una "Grande-Croazia" si accompagna purtroppo all'emergere di un progetto di "Grande Albania" - ha commentato nel suo intervento l'ex-premier - e l'origine di questo nuovo nazionalismo è proprio in Albania, non in Kosovo o nel nord della Macedonia".
Gligorov non accusa direttamente le autorità di Tirana, ma la "situazione di povertà economica in quasi tutti i paesi balcanici, che crea un clima favorevole per la mobilitazione popolare su progetti nazionalistici (...).Dopo il collasso, nel 1997, delle istituzioni pubbliche in Albania, la situazione interna è caotica. Le autorità di Tirana non hanno il controllo sul loro territorio. L'Albania non protegge i suoi confini di stato, principalmente perché è circondata da una massa relativamente compatta di albanesi cittadini in tutti gli stati confinanti". In questa situazione, il sostegno del governo di Tirana alle rivendicazioni di queste minoranze - l'autonomia del Kosovo o i diritti civili degli albanesi in Macedonia - sostiene indirettamente l'idea panalbanese ed ha delle ripercussioni nei paesi confinanti, anche in assenza di rivendicazioni sui confini.
"Gli sviluppi recenti della crisi in Macedonia sono in parte autoctoni - legati alla radicalizzazione delle domande dei cittadini di origine albanese, alla debolezza dell'attuale governo, ... - e in parte sono importati dal Kosovo e dall'Albania, espressione dell'estremismo panalbanese, che cresce in questo contesto". In un'intervista Gligorov ha poi dichiarato che "L'Unione Europea sosterrà diplomaticamente la risoluzione del conflitto e si è impegnata a contribuire per i danni che ne deriveranno". Ma, come per gli altri conflitti divampati nei Balcani negli anni scorsi, anche in questo caso la comunità internazionale ha perso un'occasione per prevenire il dilagare della violenza.
Nel suo intervento, l'ex-Presidente macedone ha espresso condivisione per la proposta - avanzata da ICS e Osservatorio sui Balcani - di definire un percorso rapido di integrazione del Sud-est Europa nell'Unione Europea; integrazione che dovrà essere socialmente sostenibile e partecipata. Nel quadro di un Europa che si estenda dall'Atlantico agli Urali, la democratizzazione dei paesi balcanici, uno sviluppo sociale ed economico centrato sul governo locale, la ricostruzione di un tessuto istituzionale e amministrativo che sottragga terreno alla criminalità organizzata ed al nazionalismo rappresentano probabilmente l'unica soluzione possibile ai molti problemi che affliggono i Balcani.
Kiro Gligorov, ex-Presidente della Macedonia, era ieri ospite del World Social Forum, invitato dal Consorzio Italiano di Solidarietà e dall'Osservatorio sui Balcani, ad una tavola rotonda sul futuro dell'Europa Sud-orientale e sulla sua integrazione nella UE.La sconfitta dei progetti di una "Grande-Serbia" e di una "Grande-Croazia" si accompagna purtroppo all'emergere di un progetto di "Grande Albania" - ha commentato nel suo intervento l'ex-premier - e l'origine di questo nuovo nazionalismo è proprio in Albania, non in Kosovo o nel nord della Macedonia".
Gligorov non accusa direttamente le autorità di Tirana, ma la "situazione di povertà economica in quasi tutti i paesi balcanici, che crea un clima favorevole per la mobilitazione popolare su progetti nazionalistici (...).Dopo il collasso, nel 1997, delle istituzioni pubbliche in Albania, la situazione interna è caotica. Le autorità di Tirana non hanno il controllo sul loro territorio. L'Albania non protegge i suoi confini di stato, principalmente perché è circondata da una massa relativamente compatta di albanesi cittadini in tutti gli stati confinanti". In questa situazione, il sostegno del governo di Tirana alle rivendicazioni di queste minoranze - l'autonomia del Kosovo o i diritti civili degli albanesi in Macedonia - sostiene indirettamente l'idea panalbanese ed ha delle ripercussioni nei paesi confinanti, anche in assenza di rivendicazioni sui confini.
"Gli sviluppi recenti della crisi in Macedonia sono in parte autoctoni - legati alla radicalizzazione delle domande dei cittadini di origine albanese, alla debolezza dell'attuale governo, ... - e in parte sono importati dal Kosovo e dall'Albania, espressione dell'estremismo panalbanese, che cresce in questo contesto". In un'intervista Gligorov ha poi dichiarato che "L'Unione Europea sosterrà diplomaticamente la risoluzione del conflitto e si è impegnata a contribuire per i danni che ne deriveranno". Ma, come per gli altri conflitti divampati nei Balcani negli anni scorsi, anche in questo caso la comunità internazionale ha perso un'occasione per prevenire il dilagare della violenza.
Nel suo intervento, l'ex-Presidente macedone ha espresso condivisione per la proposta - avanzata da ICS e Osservatorio sui Balcani - di definire un percorso rapido di integrazione del Sud-est Europa nell'Unione Europea; integrazione che dovrà essere socialmente sostenibile e partecipata. Nel quadro di un Europa che si estenda dall'Atlantico agli Urali, la democratizzazione dei paesi balcanici, uno sviluppo sociale ed economico centrato sul governo locale, la ricostruzione di un tessuto istituzionale e amministrativo che sottragga terreno alla criminalità organizzata ed al nazionalismo rappresentano probabilmente l'unica soluzione possibile ai molti problemi che affliggono i Balcani.
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