Il Summit di Johannesburg si terrà dal 26 agosto al 4 di settembre prossimi. A che punto sono i Paesi dei Balcani alla vigilia di questo vertice sullo sviluppo sostenibile?
di Massimo De Marchi (A)
e Raffaele Moschini (B)
Dal 26 agosto al 4 settembre del 2002 si terrà a Johannesburg in Sud Africa il Summit sullo Sviluppo sostenibile. L'obiettivo principale della conferenza è di valutare i progressi nell'attuazione dello sviluppo sostenibile e delle Agende 21 nazionali e locali a 10 anni dal vertice di Rio de Janeiro. E' anche l'occasione per valutare, a 30 anni di distanza dal vertice di Stoccolma, se lo sviluppo economico sia più equo e più attento all'ambiente.
Oltre a inquadrare il percorso della comunità internazionale verso Johannesburg questo articolo analizza come la società e le istituzioni del sud Est Europa si stanno organizzando per il vertice.
Stoccolma e dintorni
Per la prima volta nel 1972 i rappresentanti di tutti i paesi membri delle Nazioni Unite si riuniscono a Stoccolma per confrontarsi sui nascenti problemi ambientali legati ai modelli di produzione e consumo. Nei temi in discussione prevalgono le preoccupazioni dei paesi industrializzati per l'inquinamento dell'acqua e dell'aria, le piogge acide. I Paesi in Via di Sviluppo minacciano di non partecipare se la tematica ambientale non viene considerata in un contesto più ampio di giustizia ed equità a livello internazionale.
La prima Conferenza delle Nazioni Unite sull'ambiente umano di Stoccolma rappresenta così la contemporanea presa di coscienza dei danni creati dalla crescita economica del mondo occidentale, e della necessità della cooperazione sui temi dello sviluppo in una prospettiva di giustizia internazionale.
Nel 1973 nasce anche la politica ambientale della Comunità Europea con il primo programma quadro di azione ambientale. Il programma raccoglie le indicazioni di Stoccolma e vuole rendere le attività umane compatibili con la conservazione dell'ambiente attraverso la riduzione dell'inquinamento e dello spreco delle risorse non rinnovabili; viene così formalizzato il principio del chi inquina paga.
Nei due decenni che seguono la conferenza di Stoccolma molte cose cambiano e le preoccupazioni ambientali si rivolgono non solo all'inquinamento. Sono gli anni di Cernobyl, della distruzione dell'Amazzonia, della petroliera Amoco Cadiz. Diviene chiaro che prima di esaurire le materie prime e le risorse naturali si mette a rischio la sopravvivenza dell'intero pianeta, in particolare danneggiando il sistema climatico con le crescenti emissioni.
Nel 1987, la Commissione Mondiale per l'Ambiente e lo Sviluppo presenta il rapporto Our Common Future, noto come Rapporto Bruntdland e tradotto in italiano con "Il futuro di noi tutti". Il messaggio è chiaro: tutti i paesi del mondo devono adottare una politica comune per promuovere lo sviluppo sostenibile, ai fini di soddisfare le necessità delle generazioni attuali senza compromettere la soddisfazione dei bisogni delle generazioni future. Il Rapporto Bruntdland formalizza il concetto di sviluppo sostenibile e prepara il terreno per la seconda Conferenza ONU su ambiente e sviluppo.
Da Rio de Janeiro 1992 a New York 1997
Esattamente 20 anni dopo la conferenza di Stoccolma, dal 3 al 14 giugno 1992 a Rio de Janeiro, si tiene la Conferenza delle Nazioni Unite sull'Ambiente e lo sviluppo. Vi partecipano 183 capi di stato, 700 rappresentanti di ONG e migliaia di esponenti della società civile provenienti da tutto il mondo; l'incontro può essere considerato la continuazione ideale della conferenza di Stoccolma. Il Summit di Rio rappresenta la pietra miliare dello sviluppo sostenibile proprio per l'entità dei documenti elaborati e sottoscritti. Cinque sono infatti gli impegni che emergono da Rio:
- La dichiarazione sull'ambiente e lo sviluppo che contiene 27 principi basilari per lo sradicamento della povertà e la promozione di uno sviluppo sostenibile. In essa sono esplicitati importanti punti fermi per la protezione dell'ambiente, la partecipazione pubblica nelle decisioni ambientali, l'accesso alle informazioni, la valutazione di impatto ambientale.
- L'Agenda 21, un documento di circa 300 pagine che raccoglie il programma di azioni per realizzare lo sviluppo sostenibile del ventunesimo secolo.
- La Convenzione sui cambiamenti climatici, che ha lo scopo di stabilizzare le emissioni dei gas di serra;
- La Convenzione sulla biodiversità, che prevede l'uso precauzionario delle risorse biologiche, l'attenzione alle generazioni future e l'equa ripartizione dei benefici;
- Il trattato non vincolante sulle foreste, che prevede un uso sostenibile delle foreste attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori sociali ed il riconoscimento dei prodotti non legnosi e dei servizi forniti dalle foreste.
Sicuramente il contributo più significativo di Rio è l'Agenda 21, un documento che in 40 capitoli non da nessuna definizione di sviluppo sostenibile, ma lascia intendere, dall'organizzazione delle tematiche, che un nuovo modello di sviluppo richiede che siano garantiti il benessere economico, la qualità dell'ambiente, i diritti sociali e politici.
L'Agenda 21 si occupa di diritto alla salute e alla casa, di problematiche ambientali che vanno dalla tutela del suolo al trasporto sicuro dei rifiuti nucleari, ma soprattutto fa presente che non ci può essere sviluppo sostenibile se le diverse componenti della società non vengono interpellate e coinvolte.
Ciò vuole dire che devono essere trovate forme di partecipazione e confronto nuove: le Agende 21 regionali, nazionali, locali rappresentano proprio lo strumento principale per facilitare la realizzazione di iniziative concrete.
Nel giugno 1997 si tiene a New York l'Earth Summit +5, dedicato alla valutazione dell'applicazione delle politiche di sviluppo sostenibile, attraverso le verifiche sull'adozione e l'applicazione dell'Agenda 21 (1).
Il documento predisposto per il vertice (2) evidenzia due aspetti, da un lato il forte ritardo nell'applicazione delle Agende 21 locali e nazionali e dall'altro l'estrema disomogeneità, sia nella valutazione sia nell'applicazione delle singole tematiche dell'Agenda 21. (3)
L'obiettivo del capitolo 28 dell'Agenda 21 (Iniziative delle amministrazioni locali in supporto dell'Agenda 21) prevedeva che entro il 1996, la maggior parte delle amministrazioni locali di ciascun paese, realizzasse processi di consultazione della popolazione per raggiungere il consenso della comunità su un Agenda 21 locale: in realtà tale obiettivo è ampiamente disatteso prima di tutto nei paesi sviluppati.
Vale la pena rilevare in maggior dettaglio alcuni dei risultati della Valutazione di Rio+5:
- cinque anni dopo Rio lo stato dell'ambiente mondiale si è ulteriormente deteriorato, e alcuni problemi ambientali continuano ad essere strettamente connessi con il tessuto socio-economico; (4)
- i progressi nella ricerca di modelli di produzione consumo sostenibili sono scarsi;
- la gestione e il controllo transfrontaliero del movimento dei rifiuti tossici e radioattivi ha fatto pochi progressi;
- nonostante i progressi nell'efficienza energetica i trend rimangono insostenibili;
- devono essere create maggiori opportunità per la partecipazione delle donne;
- deve essere migliorata l'applicazione dell'Agenda 21 negli aspetti finanziari, nel trasferimento tecnologico nell'assistenza tecnica e nel capacity-building;
- è preoccupante il trend della percentuale del PIL dei paesi sviluppati investito in Aiuto Ufficiale allo Sviluppo, è passato dal 0,34% del 1992 allo 0,27 % del 1995, l'obiettivo continua ad essere lo 0,7 %;
Sulla base di queste considerazioni viene elaborato il programma di lavoro per il prossimo quinquennio (5).
Il sud-est Europa nella valutazione intermedia RIO+5
Per la preparazione della valutazione dell'applicazione dell'Agenda 21 a cinque anni da Rio era previsto un percorso su tre livelli: nazionale, regionale, internazionale. Del percorso internazionale si è già velocemente accennato, il percorso regionale invece ha visto la predisposizione dei rapporti regionali: Asia e Pacifico, Africa e Medio Oriente, Americhe.
Per quanto riguarda l'Europa sono stati predisposti due documenti:
- uno da parte dei paesi dell'Europa Centrale e Orientale e della Comunità degli stati Indipendenti in seguito all'incontro di Tallin (Estonia) tenutosi tra il 25-27 gennaio 1997;
- l'atro da parte dei paesi dell'Europa occidentale in seguito all'incontro di Bruxelles del 13 novembre 1996.
La riflessione sullo sviluppo sostenibile nei paesi dell'ex Europa socialista ha evidenziato alcune questioni problematiche in particolare legate all'aggiustamento strutturale nel quale prevale una forte attenzione alla dimensione economica e una scarsa attenzione alle altre componenti della sostenibilità. Vi è poi una scarsa partecipazione della popolazione alle decisioni relative allo sviluppo sostenibile dovuta in parte ad una limitata informazione sulle Agende 21. In prospettiva dai partecipanti è emersa la necessità di investire nel rafforzamento istituzionale, nella formazione e nell'educazione ambientale, nell'integrazione dello sviluppo sostenibile nelle diverse politiche.
Per quanto riguarda il livello nazionale ciascun paese doveva predisporre un rapporto chiamato "Country profile". Di seguito si riportano le sintesi dei documenti resi disponibili.
La Repubblica Ceca
Il documento è stato elaborato dal Dipartimento di strategia e statistiche ambientali del Ministero dell'Ambiente in collaborazione con la Commissione per la Cooperazione internazionale (ex Commissione Nazionale per sviluppo sostenibile) e diverse ONG tra cui: Società Ceca per una vita sostenibile, Società Ceca per l'ambiente e Consiglio Economico per lo sviluppo sostenibile.
La Commissione per la Cooperazione Internazionale, nata nel 1994, coordina le attività ministeriali, elabora le politiche ambientali, si occupa dell'implementazione di importanti progetti ambientali e cura il reporting ambientale. Di essa fanno parte 24 membri (9 dal governo, 7 dal mondo accademico, 5 dal mondo economico e produttivo, 2 da ONG e 1 indipendente).
La Repubblica Ceca ha ratificato l'Agenda 21 e la Convenzione sul cambiamento climatico, sulla biodiversità e sulle foreste.
Nel profilo paese si evidenzia la scarsa integrazione dei principi di sostenibilità nelle politiche ambientali e settoriali, si illustrano le pressioni e lo stato dell'ambiente (aria, acque, clima e salute), e si tracciano gli impegni per il prossimo quinquennio:
- diffondere la conoscenza delle buone pratiche realizzate da alcune amministrazioni locali (si citano le amministrazioni di Uiar e Sazavou per la gestione dei rifiuti);
- sviluppare piani e strategie locali sostenibili;
- promuovere reti educative locali;
- tradurre, pubblicare e diffondere la guida ICLEI alla gestione dell'ambiente per le autorità locali in Europa Centro Orientale.
La Slovenia
Il documento del 1997 fotografa una situazione di ritardo: non era stato attivato alcun consiglio o organo, nè era stata elaborata alcuna strategia nazionale per la promozione dello sviluppo sostenibile. La stessa Legge sulla protezione dell'ambiente, pur in accordo con l'Agenda 21, è stata applicata lentamente e con scarsi risultati in termini di programmi d'azione e politiche effettive. Inoltre la spesa ambientale risulta in calo dal 1992. Il Piano Nazionale per la Protezione dell'Ambiente, la cui elaborazione, iniziata nel 1994 e nel 1997 non ancora conclusa, vede una pressoché nulla partecipazione del pubblico.
Nel febbraio 1995 Umanotera, fondazione slovena per lo sviluppo sostenibile, ha coordinato un progetto (Agenda 21 for Slovenia) che ha portato rappresentanti delle ONG nazionali e del governo a partecipare assieme a numerosi workshop tematici.
Il profilo paese individua le future priorità:
- intraprendere azioni a più livelli: partecipazione agli accordi multilaterali, implementazione di strategie nazionali e di politiche e piani locali specifici;
- necessità di creare un Consiglio Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile e di lanciare l'Agenda 21 nazionale con il coinvolgimento degli attori sociali;
- stabilire meccanismi per la partecipazione del pubblico;
- introdurre strumenti fiscali, economici e contabili che favoriscano la conversione della produzione e dei consumi verso modelli più sostenibili.
L'Ungheria
Del rapporto vale la pena segnalare l'articolazione delle istituzioni che si occupano di sviluppo sostenibile, si tratta di due organismi uno governativo e l'altro espressione della società civile:
- la Commissione Nazionale sullo sviluppo sostenibile costituita con decreto governativo nel 1993 e composta da 24 membri (di cui 19 rappresentanti del governo, uno per ogni ministero, 3 rappresentanti di ONG, 1 del mondo produttivo e 1 del mondo accademico);
- Il Consiglio Nazionale per la protezione Ambientale, costituito nel 1995 e formato da rappresentanti delle ONG ambientali, del mondo economico, scientifico e giornalistico.
Il consiglio nazionale ha svolto un importante ruolo nella spinta verso l'integrazione dei principi della sostenibilità nelle politiche statali (Legge sulla protezione dell'ambiente del 1995, Legge sulla conservazione della natura del 1996) e nei nuovi programmi nazionali come il Programma Ambientale Nazionale del 1997.
Il summit di Johannesburg
L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite si è impegnata nella valutazione dei passi compiuti verso lo sviluppo sostenibile a dieci anni da Rio (e a trenta da Stoccolma) e sta raccogliendo i rapporti sulle attività nazionali, regionali e globali in preparazione al Summit sullo Sviluppo sostenibile che si terrà dal 2 all'11 settembre 2002 a Johannesburg in Sudafrica.
Le Nazioni Unite intendono coordinare il processo di avvicinamento al Summit valutando i reali progressi realizzati e definendo un calendario di massima per ottimizzare gli impegni degli attori coinvolti nel processo.
La figura allegata fornisce un quadro degli incontri svolti nel corso dell'anno 2001 e di quelli in programma.
La risoluzione 55/199 "Valutazione dei progressi compiuti nell'implementazione degli obiettivi della conferenza ONU su ambiente e sviluppo a dieci anni da Rio" prevede in particolare, quale strumento di massimo coordinamento, la trasformazione della X Sessione della Commissione sullo Sviluppo Sostenibile (CSD) in un comitato permanente per la preparazione del Summit.
Il documento fornisce un foto della situazione dei progressi verso la sostenibilità ai diversi livelli di attuazione.
Per quanto riguarda la scala nazionale le Nazioni Unite hanno lanciato quattro iniziative per stimolare il processo di coinvolgimento della popolazione nella preparazione a Johannesburg:
- 101 modi per promuovere lo sviluppo sostenibile;
- Sviluppo sostenibile, visioni per il 21° secolo;
- L'Agenda 21 dei bambini;
- Iniziative per i progressi nazionali.
Tali proposte sembrano interessare un numero sempre più elevato di paesi. E' stato inoltre reso disponibile in rete il Rapporto sull'attività svolta dai comitati nazionali (National Council for Sustainable Development - NCSD), National Experiences of Integrative, Multistakeholder Processes for Sustainable Development, curato dall'Earth Council. I Consigli Nazionali (National Councils) sono dei forum per l'elaborazione di strategie nazionali per lo sviluppo sostenibile e per l'implementazione degli accordi di Rio. Secondo tale rapporto, dal 1992, anno dell'Earth Summi, circa 70 paesi nel mondo hanno attivato Consigli Nazionali per lo Sviluppo Sostenibile o organismi simili.
Al momento solamente 11 paesi hanno ultimato i rispettivi rapporti nazionali sulle misure politiche adottate in attuazione del Summit di Rio. Altri 90 sono in via di elaborazione e saranno conclusi a breve, molti di essi con il supporto dell'UNDP.
L'ICLEI, in collaborazione con l'unione internazionale delle autorità locali e l'UNDP, ha promosso la diffusione di una ricerca internazionale sugli impatti e gli effettivi benefici dell'applicazione delle Agenda 21 locali nei vari stati (i risultati saranno disponibili nel gennaio 2002).
A livello regionale e sub-regionale sono stati realizzati incontri intergovernativi, tavole rotonde tra esperti, consultazioni tra attori. Come mostra la figura gli incontri preparatori intergovernativi regionali e sub-regionali si sono svolti tra aprile e giugno, in preparazione delle conferenze regionali intergovernative previste per i mesi di settembre, ottobre e novembre. Queste conferenze riceveranno pure gli input provenienti dalle tavole rotonde e dagli incontri tra attori svoltisi a livello nazionale e regionale.
Il coordinamento globale dell'intero processo fa riferimento alle conferenze della Commissione sullo Sviluppo Sostenibile coadiuvate dai meeting organizzati dalla Commissione Europea e dall'OECD.
UNEP e UNDP inoltre partecipano attivamente all'organizzazione degli incontri regionali e sub-regionali fornendo assistenza tecnica e scientifica e supportando le riunioni degli attori ai fini di implementare reali processi di partecipazione dal basso; si sta inoltre verificando la possibilità di organizzare delle tavole rotonde tematiche globali.
Il Sud-Est Europa verso Johannesburg
Le iniziative regionali che hanno riguardato il sud e l'est Europa sono state due una a livello macroregionale che ha coinvolto tutti i paesi europei e del nord America. E una sub regionale che ha coinvolto solo i paesi dell'ex Europa Socialista.
La tavola rotonda di Vail
Il primo incontro, la tavola rotonda per l'Europa e il Nord America, si è tenuto a Vail (Colorado, USA) dal 6 all'8 giugno del 2001 con la partecipazione di numerosi esperti e rappresentanti della società civile (per l'Europa dell'est erano presenti rappresentanti da Bulgaria, Repubblica Ceca e Ungheria). Di seguito si passano in veloce rassegna le tematiche trattate e le proposte emerse.
1. Necessità di un nuovo modello economico e riflessione sui modelli di consumo.
In particolare è stato sottolineato il fatto che il passaggio dei paesi dell'Europa dell'Est da economie di piano a economie di mercato, nell'ottica anche dell'ingresso nell'UE, potrebbe rappresentare l'occasione per applicare modelli produttivi più sostenibili. In realtà il passaggio all'economia di mercato di per sé non è sufficiente a garantire la sostenibilità soprattutto se il mercato non internalizza i costi ambientali. Sono pertanto emerse le seguenti proposte:
- Incentivare modelli di consumo sostenibili attraverso la promozione e la pubblicità dei prodotti "amici dell'ambiente", della salute e che rispettano i diritti dei lavoratori;
- Rafforzare gli strumenti di etichettatura e certificazione;
- Sviluppare sistemi fiscali differenziati e progressivi per incoraggiare comportamenti sostenibili;
2. Inquinamento ed esaurimento delle risorse.
Proposte:
- Sviluppare la contabilità ambientale;
- Applicare a tutti i livelli i principi di prevenzione e precauzione (anche per la produzione e la lavorazione alimentare);
- Estendere le aree marine protette;
- Ridurre i consumi regionali di acqua;
- Sviluppare la certificazione forestale;
- Favorire la partecipazione delle società locali all'elaborazione delle strategie di sostenibilità;
- Ratificare prima del summit di Johannesburg le convenzioni internazionali: sugli inquinanti organici, sui pesticidi, e il protocollo di Cartagena sulla biosicurezza;
- Adottare le raccomandazioni della Commissione Mondiale sulle dighe;
3. Risposte al cambiamento climatico globale.Proposte:
- Creare meccanismi che convincano cittadini, autorità locali e operatori economici a sviluppare alleanze e accordi per la riduzione delle emissioni e il risparmio energetico. Diffondere i risultati di tali iniziative;
- Realizzare misure che consentano a consumatori e produttori di ammortizzare i costi del passaggio a un sistema energetico basato su fonti rinnovabili;
- Usare strumenti economici e fiscali per promuovere comportamenti sostenibili;
- Promuovere ricerca e sviluppo;
- Istituire una Agenzia Internazionale sull'energia rinnovabile, allo scopo di raccogliere dati, diffondere informazioni e supportare processi nazionali;
4. Istituzioni per la promozione dello sviluppo sostenibile.
La collaborazione e l'effettivo coinvolgimento della società civile e del settore privato sono premesse indispensabili per la promozione di modelli di sviluppo sostenibili a tutti i livelli. Alcune proposte concrete emerse:
- Lo sviluppo sostenibile deve divenire un elemento centrale nel sistema educativo a tutti i livelli per una precoce comprensione dei collegamenti tra economia, società e ambiente e per l'approfondimento scientifico delle tematiche da essi sollevate;
- E' necessario sviluppare la collaborazione tra sfera politico-decisionale e mondo scientifico;
- Devono essere promossi consigli nazionali per lo sviluppo sostenibile che vedano la partecipazione delle istituzioni amministrative, della società civile e degli operatori economici;
- Coinvolgimento dei giovani nell'elaborazione e di strategie di sostenibilità;
- Devoluzione di poteri a livello locale;
- Utilizzo del principio precauzionale ad ogni livello;
- Ulteriore allargamento dei compiti dell'UNEP e formazione di un'Organizzazione mondiale ambientale responsabile per la dimensione ambientale dello sviluppo sostenibile;
- Completa implementazione della Convenzione di Aahrus sul diritto all'informazione ambientale.
L'incontro di Bucarest
A Bucarest (Romania), dal 27 e 28 giugno 2001, si è svolto l'incontro preparatorio intergovernativo dei paesi dell'Europa centrale e orientale. I partecipanti hanno concordato una serie di raccomandazioni in vista del Summit di Johannesburg:
- necessità di costituire un network regionale per la promozione dello sviluppo sostenibile. Supporto dei vari stati alle rispettive autorità locali per l'implementazione di Agenda 21 locali basate su standard e metodi condivisi;
- sviluppo di piani per la conservazione e la tutela della biodiversità e delle aree protette e per la gestione integrata dei bacini idrografici;
- uso della Valutazione Ambientale Strategica;
- internalizzazione delle conseguenze negative delle attività economiche;
- valorizzazione del ruolo della società civile nella promozione dello sviluppo sostenibile;
- trasparenza dei processi di governo;
- diffusione e scambio di buone pratiche;
- miglior uso e diffusione delle informazioni;
- sviluppo delle nuove tecnologie e della ricerca scientifica;
- coordinamento tra i paesi donatori e paesi riceventi per un miglior utilizzo delle risorse legate alla cooperazione internazionale.
Le iniziative nazionali
Nel quadro delle iniziative realizzate a livello nazionale in preparazione del vertice di Johannesburg si riportano le sintesi relative ai documenti finora resi disponibili che riguardano la Bulgaria e la Romania.
La Bulgaria
E' stata elaborata, nel gennaio 2001, una valutazione dei progressi compiuti a 10 anni da Rio. Gli scopi dell'incontro di valutazione sono stati:
- elaborazione condivisa di una definizione di sviluppo Sostenibile per la Bulgaria;
- valutazione delle iniziative locali e nazionali in tema di sostenibilità;
- valutazione del Piano di sviluppo nazionale per verificare se esso promuova a lungo termine la sostenibilità economica, sociale e ambientale;
- gestione del processo di valutazione nazionale e preparazione del Rapporto nazionale sullo Sviluppo Sostenibile.
Hanno partecipato rappresentanti dei ministeri settoriali interessati e esperti scientifici.
La Romania
In Romania lo scorso settembre (21-22 Settembre 2000) si è tenuto un Workshop organizzato dal Ministero per le acque e la protezione dell'ambiente nel quale sono stati valutati, con il contributo di enti di ricerca, di rappresentanti della società civile, Parlamentari e sindacati, i progressi compiuti nel dopo Rio. I lavori del workshop sono stati presentati alla conferenza di Bucarest del giugno 2001.
Tale incontro è stato il primo dei workshop valutativi previsti dall'Earth Council in seguito al forum internazionale NCSD dell'aprile 2000. Durante i lavori è stato sottolineato il fatto che la Romania ha adottato, con il supporto delle Centro Nazionale per lo sviluppo sostenibile, una Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, presentata alla Commissione Europea in vista dell'ingresso del paese nell'Unione.
Inoltre la discussione ha toccato i temi dell'ambiente urbano, della decentralizzazione di poteri a favore delle autorità locali, dell'empowerment della società civile.
Appuntamento a Johannesburg
In trent'anni, da Stoccolma a Johannesburg, quella che era una preoccupazione per l'inquinamento prima, per i rapporto tra società e ambiente poi, si sta sempre più delineando come un problema di rapporti tra componenti sociali sia all'interno delle comunità locali, sia nella comunità internazionale. I temi centrali che stanno agitando le agende degli incontri regionali riguardano da un lato il digital divide, ovvero l'accesso equo allo sviluppo delle nuove tecnologie, e dall'atro la questione della costruzione di nuove istituzioni capaci di rappresentare le diverse componenti sociali nelle decisioni riguardanti lo sviluppo sostenibile.Anche il dibattito in atto in Europa, da est ad ovest, da nord a sud, non può sfuggire a queste due tematiche che sono profondamente intersecate.
La via obbligata per la sostenibilità passa attraverso l'equità e la costruzione di modelli più adeguati di partecipazione e di formazione delle decisioni.
ACRONIMI
CEE Central and Eastern Europe
EC Earth Council
ICLEI International Council for Local Environmental Initiatives
NCSD National Councils for Sustainable Development
OECD Organisation for Economic Cooperation and Development
UNDP United Nation Development Programme
UNEP United Nation Environmental Programme
NOTE
(1) La valutazione dell'applicazione dell'Agenda 21 si è basata sulle valutazioni realizzate a livello nazionale da ciascun Paese: i Country profiles.
(2) CSD (1997), Assessment of progress in the implementation of Agenda 21 at the national level, Report of the Secretary General, Commission on Sustainable Development, Fifth session, 7-25 April 1997 Questo documento si articola in tre parti: Valutazione, Sfide, Prossimi Passi.
(3) Il punto 10 del documento predisposto dalla Commissione per lo Sviluppo Sostenibile sottolinea che quasi ogni paese ha approvato leggi che prevedono la valutazione di impatto ambientale e in due terzi dei paesi sono state approvate nuove leggi attente allo sviluppo sostenibile; nel punto 11 si sottolinea però, che in pochissimi paesi sono stati avviati sistemi di contabilità verde.
(4) Si veda anche: UNEP (1997), Global Environmental Outlook, Oxford University Press, Oxford, 1997.
(5) UN (1997), Programme for the further implementation of Agenda 21 - Adopted by the Special Session of the General Assembly 23-27 June 1997 - Advanced unedited text - 1 July 1997.
A. Responsabile settore ambiente dell'Osservatorio sui Balcani. Titolare del progetto di ricerca "dallo spazio fisico al territorio", Dipartimento di Geografia dell'Università di Padova. Direttore area risorse naturali e sviluppo sostenibile di Agenda 21 Consulting.
B. Agenda 21 Consulting, collaboratore area risorse naturali e sviluppo sostenibile.
>>> Vai alla guida sull'ambiente nei Balcani
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