In ricordo di Daphne

16 ottobre 2021

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A quattro anni dall'uccisione di Daphne Caruana Galizia una coalizione di organizzazioni della società civile rinnova la richiesta di giustizia: "I nostri pensieri vanno alla famiglia, agli amici, ai colleghi e agli altri che combattono per la giustizia; ci turba profondamente dover ripetere per quattro anni di seguito la nostra richiesta di giustizia per questo attacco ignominioso mentre continua a imperare l'impunità".

L'appello sottoscritto anche da OBCT sottolinea come nelle indagini si siano fatti solo modesti passi in avanti, mentre "le responsabilità della morte di Caruana Galizia rimangono non accertate".

"La lotta contro l'impunità cesserà solo quando tutti i responsabili saranno indagati e processati: assassini, intermediari e mandanti devono affrontare la giustizia senza ulteriori ritardi. Rinviare la giustizia incoraggia quelli che tramite la violenza vogliono mettere a tacere il giornalismo critico a Malta e altrove".

A ricordare la giornalista saranno a Malta diversi rappresentanti di numerose organizzazioni da tutta Europa, inclusa la FNSI, sindacato dei giornalisti italiani, che sarà rappresentata da Mario Motta: "Tutte e tutti noi che facciamo informazione non dobbiamo permettere che si spengano i riflettori sul lavoro che ha fatto Daphne. Lei se n’è andata, ma le sue inchieste parlano ancora - scrive Motta dalle pagine di Articolo21 - perché il modo più concreto di dare solidarietà alla famiglia e agli amici della giornalista morta 4 anni fa con un’autobomba è accendere riflettori sui risvolti delle sue inchieste che portano in Italia".

Il quarto anniversario della sua uccisione sarà celebrato con un incontro in piazza, a La Valletta, per discutere di come proteggere i giornalisti “dopo Daphne”; ci saranno anche un’assemblea silenziosa con fiori e candele a Bidnija, una messa e infine la veglia “per la verità e la giustizia”.

"Chiedere giustizia per Daphne Caruana Galizia - si legge nell'appello sottoscritto da ECPMF, International Press Institute (IPI), Index on Censorship, ARTICLE 19, Reporters Without Borders (RSF), Scottish PEN, PEN America, IFEX e OBCT - significa andare oltre la richiesta di condanna per gli autori dell'uccisione. Lei è stata uccisa in quanto giornalista, per il suo modo di fare giornalismo che denunciava un sistema di corruzione e abuso di potere tra i vertici del potere governativo ed economico. Aveva affrontato diverse minacce di morte e al momento della sua uccisione era coinvolta in 47 casi di diffamazione, o meglio SLAPP, cause intentate per intimidire e mandarla sul lastrico nell'intento di metterla a tacere. Daphne è stata costretta a operare in un ambiente tossico anche online, un ambiente dominato da un esercito di troll al servizio di alcune figure pubbliche. Sfortunatamente la sua uccisione non ha messo fine a queste pratiche moleste ai danni dei giornalisti maltesi.

La Commissione pubblica d'inchiesta - avviata dopo le pressanti richieste del Consiglio d’Europa, e composta da tre ex presidenti di tribunale per approfondire il caso oltre i termini concessi dal governo, che avrebbe voluto chiudere in fretta l’indagine - ha rilevato che "lo stato è da ritenere responsabile dell'assassinio perché ha creato un clima di impunità, che dalle alte sfere nel cuore dell'amministrazione, dall'ufficio del primo ministro, si è esteso a macchia d'olio coinvolgendo altre istituzioni quali enti di controllo e forze dell'ordine, portando al collasso dello stato di diritto".

I firmatari dell'appello chiedono quindi che si istituisca un comitato indipendente di esperti in modo che le raccomandazioni della Commissione vengano messe velocemente in pratica e lanciano una proposta concreta: "Rendere giustizia a Daphne significa proseguire il suo lavoro. Il nostro slogan dovrebbe essere: Daphne aveva ragione! Ci ha lasciato un patrimonio di inchieste di altissimo livello. Mentre oggi ne piangiamo la perdita come persona, cerchiamo anche di ricordarla e celebrarla come giornalista".