Una serie di testi di approfondimento sull'obiezione di coscienza nei Balcani.
Nella ex-Jugoslavia alcuni elementi basilari di strategia militare e di difesa erano insegnati fin dalle elementari in una materia chiamata "difesa territoriale". Tutti i bambini erano obbligati a seguirla in modo da essere in grado, da grandi, di difendere il Paese nel caso di un'invasione di qualche nemico. E l'esercito jugoslavo messo in piedi dal Maresciallo Tito era uno dei maggiori in Europa. La Jugoslavia era quindi un Paese altamente militarizzato e con molte armi in circolazione. Le conseguenze si sono viste anche durante i tragici anni '90.
Ora, in tutti i Paesi dei Balcani, qualcosa inizia però a cambiare. Si inizia ad esempio a parlare della possibilità, per chi lo scegliesse, di sostituire il servizio militare con il servizio civile. E se da noi è un diritto che viene dato spesso per scontato (nonostante non sia stato acquisito da molto tempo) nei Balcani, soprattutto alla luce del loro passato, non lo è ed è quindi interessante analizzare l'evolversi del cammino di democrazia di questi Paesi anche attraverso il destino dell'obiezione di coscienza.
I corrispondenti dell'Osservatorio hanno in passato redatto numerosi approfondimenti a questo proposito. Li riportiamo qui di seguito.
Bosnia: Obiettori persi in una terra di guerrieri
Croazia: obiettori di coscienza e servizio civile
Macedonia: nuova difesa e nuove speranze per gli obiettori
Servizio civile e militare: situazione in mutamento in Serbia
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