All'indomani del vertice di Copenhagen Prodi interviene affermando che i Balcani, nel lungo periodo, faranno anch'essi parte dell'UE. Ed in una ricerca recentemente pubblicata si afferma la necessità di stabilire un'agenda per la loro integrazione.
Dieci nuovi paesi entreranno nel 2004, due invece, Romania e Bulgaria, hanno avuto conferme per il 2007. Questo è emerso dallo storico vertice di Copenhagen di qualche giorno fa. Ed i Balcani? All'indomani del vertice nella capitale danese Romano Prodi non evita di parlare dell'argomento. Che gli stia particolarmente a cuore è dimostrato dalla partecipazione lo scorso aprile alle iniziative promosse dall'Osservatorio sui Balcani a Sarajevo per un appello a favore dell'integrazione del sud est Europa nell'UE. "I paesi dei Balcani occidentali appartengono di diritto all'Unione europea a lungo termine" ha dichiarato ieri a Strasburgo. Secondo il Presidente della Commissione i capi di stato e di governo dei Quindici non avrebbero dimenticato di confrontarsi su una futura adesione dei Paesi dei Balcani . "Al prossimo vertice Ue di Salonicco, in giugno, sarà data una risposta particolareggiata e concreta alla lettera inviata ai leader comunitari dai cinque presidenti dei Balcani occidentali alla vigilia del vertice di Copenaghen" ha tenuto a precisare.
In merito alla politica dell'Unione nei confronti dei Balcani è da menzionare una ricerca recentemente pubblicata e risultato di una collaborazione tra tre centri di ricerca: il Centro per la ricerca politica applicata (CAP) dell'Università di Monaco, la Fondazione Bertelsmann e la Fondazione ellenica per la politica estera ed europea. La ricerca, i cui contenuti illustreremo meglio in una futura ed apposita analisi, vuole essere da stimolo per la definizione di un'agenda europea sull'allargamento verso il sud-est. Della quale i redattori "non possono che notare la mancanza". L'analisi mette subito in risalto come "da Zagabria a Tirana" l'Unione eserciti un forte potere attrattivo che deve essere sfruttato. Non mancano le criticità: una fra tutte la contraddizione che già esiste tra politiche alla base del Patto di Stabilità, volte a rafforzare una collaborazione regionale all'interno dei Balcani e politiche alla base del processo di Stabilizzazione ed Associazione di natura invece strettamente bilaterale. Occorre stare attenti, sottolineano i redattori, a non far nascere dinamiche di competizione tra i vari Paesi e ad allontanare al più presto lo spettro di membership virtuale o di seconda classe.
Commenti entusiasti intanto arrivano da chi già entrerà nell'Unione nel 2004, o da chi ha avuto conferme per il 2007. "Il risultato favorevole dei negoziati non concerne soltanto aspetti finanziari ma va ben al di là: la Slovenia diventa membro dell'Ue, il che era la nostra priorità strategica e porterà altri effetti positivi", afferma il recentemente eletto alla carica di Presidente, Janez Drnovsek. Il suo collega romeno Ion Iliescu ha sottolineato che a Copenhagen è emerso come l''Unione europea riconosca i meriti ed i progressi fatti fino a questo momento dalle autorità di Bucarest incoraggiando il Paese a seguire le stessa via anche nei prossimi anni. Simile entusiasmo arriva anche da anche da Sofia.
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