Apre domani la sedicesima edizione del Sarajevo Film Festival, palcoscenico che nel corso di questi anni ha rivelato talenti, opere e personaggi dal cuore dei Balcani. Un'edizione ricca di ospiti e film importanti e che si concluderà sabato 31 luglio con la consegna dei premi
L’Europa del sud-est è una delle aree dove il buon cinema, negli ultimi anni, ha trovato riparo dalle folate dell’intrattenimento vacuo e dei prodigi tecnici fini a se stessi.
Paesi come Romania, Bosnia e Turchia, ma anche Serbia, Slovenia, Grecia e gli altri paesi della zona (compresa l’Ungheria che è ai margini ma ha un parco di talenti invidiabili), hanno inviato sugli schermi di tutto il mondo pellicole belle e importanti. Che hanno raccontato le guerre recenti e lontane, il senso di violenza e angoscia che resta nell’aria, la caduta del sistema comunista, l’avanzata del capitalismo selvaggio, la perdita d’identità delle campagne, i dolori dell’emigrazione e i piccoli e grandi drammi individuali.
Un cinema che ha trovato nel Sarajevo Film Festival , che domani apre la 16° edizione, uno dei suoi trampolini. Un palcoscenico che anche stavolta promette di rivelare nuovi talenti, far conoscere o rilanciare opere molto significative e pure portare nel cuore dei Balcani grandi personaggi e film in anteprima che tengano alta l’attenzione e rinnovino la passione per una delle arti che meglio è riuscita a ritrarre tormenti e ferite della Bosnia degli ultimi due decenni.
Sono una cinquantina gli ospiti internazionali, tra attori e registi, attesi nella settimana che conduce a sabato 31 quando nel Teatro nazionale della città saranno consegnati i premi. Spicca su tutti Morgan Freeman che porta “Invictus” di Clint Eastwood, il bellissimo e misurato lungometraggio dove interpreta uno dei grandi uomini di pace del ‘900, Nelson Mandela. Con lui il premio Oscar di casa, Danis Tanović, impegnato in politica quanto nel cinema, che inaugura la manifestazione con il suo attesissimo “Cirkus Columbia”, protagonista Miki Manojlović, anch’egli al festival.
Altro Oscar l’argentino Juan José Campanella con “Il segreto dei suoi occhi”. Ancora il direttore del Festival di Berlino, Dieter Kosslick, che riceverà l’Heart of Sarajevo onorario per aver consacrato tanti registi dell’area, come Jasmila Žbanić che questa volta presenta il significativo “Na Putu – On the Road”. Ci saranno l’ultimo Orso d’oro berlinese, il turco Semih Kaplanoglu con “Bal – Miele” e l’orso d’argento, il russo Aleksei Popogrebsky di “How I Ended This Summer”.
Di Mike Leigh, ospite lo scorso anno, sarà mostrato il bel “Another Year” con la presenza dell’attrice rivelazione Lesley Manville. Ancora il francese Bruno Dumont, regista di opere dure, rigorose e necessarie, oggetto di una retrospettiva e il suo connazionale Gaspar Noè con il controverso “Enter The Void”. Ancora Ewen Bremner e Gemma Jones, interpreti dell’ultimo Woody Allen “You Will Meet A Tall Dark Stranger”, e gli israeliani Samuel Maoz (Leone d’oro a Venezia 2009 per “Lebanon”) e Eyal Sivan documentarista (porta “Jaffa, The Orange’s Clockwork”) molto spesso in contrasto con la politica del suo paese e su posizioni distanti dal più politically correct connazionale.
Infine la giuria presieduta dal regista romeno Cristi Puiu (porta il fluviale “Aurora” già visto a Cannes) include anche l’attrice turca Saadet Isil Aksoy (“Egg” e “Milk” con Kaplanoglu ed “Eastern Plays” del bulgaro Kamen Kalev) e l’attore croato Leon Lučev (“Come è iniziata la guerra sulla mia isola”, “Grbavica”, “Buick Riviera”, “Storm”). I membri della giuria dovranno valutare nove lungometraggi in concorso, cominciando dai due bosniaci, “Jasmina” di Nedžad Begović e “Sevdah za Karim – Sevdah for Karim” di Jasmin Duraković con la serba Marija Karan. Tre gli ungheresi, in testa il bel “Adrienn Pal” di Agnes Kocsis, poi “Biblioteque Pascal” di Szabolcs Hajdu e “Tender Son – The Frankenstein Project” di Kornél Mundruczó, uno dei talenti da tener d’occhio che stavolta ha esagerato con l’ambizione e lo stile. Austriaco è “Inside America” di Barbara Eder, serbo è “Tilva Roš” di Nikola Ležaić e la bandiera romena è tenuta alta da “Marti, dupa craciun – Tuesday, After Christmas” di Radu Muntean, una delle punte della nuova onda.
Altri film dell’area balcanica sono inclusi nella sezione “In Focus”, come “Medalia de onoare – Medaglia d’onore” del romeno Calin Peter Netzer, passato al Torino Film Festival, o “Kosmos” del turco Reha Erdem.
Molto interessante sarà come sempre il concorso documentari con ben 19 opere di tutte le durate (tra queste cinque di registe donne) e in rappresentanza di quasi tutte le nazioni dell’area. Infine un concorso cortometraggi e varie altre sezioni, incontri e proiezioni all’aperto nell’Heineken Arena stretta tra le case del centro cittadino.
Nota di colore: quest’anno le date del festival sono state anticipate rispetto alla tradizionale seconda metà di agosto per non sovrapporsi al Ramadan.
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