Bleiburg accende la piazza di Sarajevo

15 maggio 2020

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Ogni anno a Bleiburg, cittadina austriaca, vengono commemorati con una messa i collaborazionisti dei nazisti e i civili - in ritirata - uccisi dai partigiani nel maggio 1945. L’anno scorso la Chiesa austriaca non l’aveva autorizzata, perché riteneva venisse strumentalizzata per fini politici. Quest’anno, è previsto che si tenga a Sarajevo.

La motivazione ufficiale che è stata data fa riferimento alle misure restrittive legate alla pandemia da Covid-19. Il cardinale e arcivescovo della Chiesa cattolica bosniaca Vinko Puljić, non potendo officiare la messa Bleiburg in Austria a causa dei confini chiusi, terrà la messa di commemorazione nella capitale bosniaca.

Ma cosa accadde a Bleiburg? Lo ha riassunto il corrispondente da Zagabria di OBCT, Sven Milekić in un suo articolo del 2019: “Nel maggio 1945, dopo la resa della Germania nazista, molte brigate che sul territorio dell’ex Jugoslavia combatterono a fianco dei nazisti iniziarono la ritirata verso l’Austria con l’intenzione di consegnarsi all’esercito britannico ed evitare così di cadere nelle mani delle forze partigiane. Guidati dai membri del movimento ustascia e seguiti da molti civili, perlopiù croati – tra cui anche alcuni membri dell’amministrazione ed esponenti del vertice politico dello Stato indipendente della Croazia (NDH) – , i soldati giunsero nei pressi di Bleiburg dove stanziavano le truppe britanniche. Dopo averli disarmati, l’esercito britannico li consegnò ai partigiani, che decisero di vendicarsi dei crimini commessi dai collaborazionisti durante la guerra, senza risparmiare nemmeno i civili innocenti. Questo evento viene ricordato come il massacro di Bleiburg e Križni put [Via crucis], con evidente richiamo alla terminologia cristiana.”

La commemorazione di Bleiburg e Križni put è controversa per varie ragioni. Le prime celebrazioni dell’anniversario di Bleiburg risalgono ai primi anni Cinquanta e furono organizzate dai membri del movimento ustascia e quello dei domobranci, che riuscirono a fuggire dalla Jugoslavia dopo la fine della guerra. Mentre negli anni ‘90, come scrive Milekić, ha assunto una rinnovata importanza, con la nascita della Repubblica di Croazia: “Nel tentativo di rompere ogni legame con l’eredità dell’antifascismo jugoslavo, la Croazia ha deciso di perseguire una politica della memoria in cui Bleiburg occupa un posto speciale come 'la più grande tragedia del popolo croato', cercando in questo modo – ispirandosi alla retorica di Tuđman imperniata sulla riconciliazione nazionale – di mettere sullo stesso piano ustascia e partigiani.”

Ma quest’anno le controversie legate alla commemorazione hanno superato i confini croati, dopo la decisione di tenere la messa presso la cattedrale di Sarajevo, che è previsto venga officiata da Vinko Puljić domani 16 maggio. Immediate le reazioni in Bosnia Erzegovina come in tutta la regione.

Proteste il 12 maggio in strada, come ha riportato la croata 24Sata , e diverse le reazioni. Tra le ultime, come riportano diversi media tra cui la Deutsche Welle, quelle di Jacob Finci, presidente della Comunità ebraica di Bosnia Erzegovina, del sindaco di Sarajevo Abdulah Skaka, ma anche della presidenza tripartita della BiH.

E intanto oggi il SABNOR (Unione antifascista e combattenti della Resistenza in BiH) ha invitato la popolazione a presentarsi domani alle 12.00, in parallelo alla messa, a Marin Dvor a manifestare in silenzio in memoria dei caduti del “terrore ustascia a Sarajevo tra il 1941 e il 1945”. Una manifestazione che si terrà nel luogo dove pochi giorni prima della liberazione della città, nel 1945, il regime ustascia aveva impiccato pubblicamente 55 antifascisti.