Bosnia:1920.....ancora attuale.
«A Sarajevo, chi soffra d'insonnia può sentire strani suoni nella notte cittadina.
Pesantemente e con sicurezza batte l'ora della cattedrale cattolica: le due dopo mezzanotte.
Passa piú di un minuto (esattamente settantacinque secondi, li ho contati) ed ecco che si fa vivo, con suono piú flebile, ma piú penetrante, l'orologio della Chiesa ortodossa, e anch'esso batte le due.
Poco dopo, con voce sorda, lontana, il minareto della moschea imperiale batte le undici: ore arcane, alla turca, secondo strani calcoli di terre lontane, di parti straniere del mondo.
Gli ebrei non hanno un orologio proprio che batta le ore, e solo Dio sa qual è in questo momento la loro ora, secondo calcoli sefarditi o ashkenaziti.
Cosí, anche di notte, mentre tutto dorme, nella conta di ore deserte d'un tempo silenzioso, è vigile la diversità di questa gente addormentata, che da sveglia gioisce e patisce, banchetta e digiuna secondo quattro calendari diversi, tra loro contrastanti, e invia al cielo desideri e preghiere in quattro lingue liturgiche diverse.
E questa differenza, ora evidente e aperta, ora nascosta e subdola, è sempre simile all'odio, spesso del tutto identica ad esso»
Ivo Andric, tratto da «Lettera del 1920», nella traduzione tratta da Joze Pirjevec - Le guerre iugoslave. 1991-1999 - Einaudi 2002
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Pesantemente e con sicurezza batte l'ora della cattedrale cattolica: le due dopo mezzanotte.
Passa piú di un minuto (esattamente settantacinque secondi, li ho contati) ed ecco che si fa vivo, con suono piú flebile, ma piú penetrante, l'orologio della Chiesa ortodossa, e anch'esso batte le due.
Poco dopo, con voce sorda, lontana, il minareto della moschea imperiale batte le undici: ore arcane, alla turca, secondo strani calcoli di terre lontane, di parti straniere del mondo.
Gli ebrei non hanno un orologio proprio che batta le ore, e solo Dio sa qual è in questo momento la loro ora, secondo calcoli sefarditi o ashkenaziti.
Cosí, anche di notte, mentre tutto dorme, nella conta di ore deserte d'un tempo silenzioso, è vigile la diversità di questa gente addormentata, che da sveglia gioisce e patisce, banchetta e digiuna secondo quattro calendari diversi, tra loro contrastanti, e invia al cielo desideri e preghiere in quattro lingue liturgiche diverse.
E questa differenza, ora evidente e aperta, ora nascosta e subdola, è sempre simile all'odio, spesso del tutto identica ad esso»
Ivo Andric, tratto da «Lettera del 1920», nella traduzione tratta da Joze Pirjevec - Le guerre iugoslave. 1991-1999 - Einaudi 2002
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