Porteranno le politiche neoliberiste applicate in Bosnia-Erzegovina ad uno sviluppo sostenibile ed autonomo del paese? Un commento di Claudio Bazzocchi, dell'Osservatorio sui Balcani, a partire da un rapporto dell'UNDP.
"Se consideriamo le politiche del sistema umanitario nei Balcani negli ultimi dieci anni, si nota come quest'ultimo tenda a far coincidere la privatizzazione dei servizi sociali nei paesi balcanici e il loro affidamento alle ONG locali con la presenza di una forte e attiva società civile" - ricorda Claudio Bazzocchi, collaboratore dell'Osservatorio sui Balcani - "sembra quindi che i servizi sociali dello stato dovrebbero così diventare di competenza di una forte e capillare società civile".
Questo è lo spunto d'analisi che lo ha portato ad affrontare lo studio di numerosi documenti, in particolare redatti da organizzazioni internazionali e centri di ricerca internazionali, che in questi anni si sono occupati di Balcani.
E' il caso anche dell'ultimo "Rapporto sullo Sviluppo Umano" di UNDP per la Bosnia-Erzegovina, dove "emerge una sorta di visione incantata secondo la quale la solidarietà diffusa, grazie alla virtuosità degli attori locali, dispenserà benessere e ricchezza. Rimasto deluso dalla posizine espressa dall'UNDP, che si caratterizza a livello globale per arginare le politiche di Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, sono andato alla ricerca di altri documenti UNDP consapevole che in quelli prodotti dalla stessa agenzia si possano trovare analisi ed orientamenti diversi tra loro". Bazzocchi ha allora preso in considerazione i rapporti trimestrali di UNDP sulla Bosnia Erzegovina. E nell'ultimo sino ad ora edito, quello con i dati del terzo quarto del 2002, ha trovato conclusioni molto crude sulla situazione economica del paese e una dura requisitoria contro il pacchetto di transizione imposto al paese dagli attori del cosiddetto "Washington consensus" che, Banca Mondiale in testa, hanno imposto al paese una politica di smantellamento del sistema industriale di stato e dei servizi sociali pubblici, assieme ad una politica deflazionistica molto restrittiva e ad una visione assolutamente neoliberista del settore commerciale.
Nel dossier che segue, disponibile in PDF, Bazzocchi propone alcune considerazioni e riporta i dati forniti dal rapporto UNDP. Dati confermati dall'analisi di uno dei più noti economisti bosniaci, Dragoljub Stojanov. In sostanza, sia il rapporto UNDP sia Stojanov, affermano che il processo di transizione in Bosnia-Erzegovina è stato ridotto dagli attori del "Washington consensus" ad una serie di mere tecniche volte alla stabilità finanziaria del paese, che hanno depoliticizzato tutte le questioni dello sviluppo, tanto che il paese non ha una vera e propria politica industriale, né può avvalersi di strumenti classici di politica economica quali la svalutazione competitiva o il deficit di bilancio.
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