Il 9 gennaio scorso le autorità serbo bosniache e serbe hanno celebrato la controversa Festa della Repubblica, una data stigmatizzata dalla Corte costituzionale bosniaco erzegovese e da parte dell'opinione pubblica. Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Il 9 gennaio a Banja Luka e in tutta la Republika Srpska, una della due Entità in cui è suddivisa la Bosnia Erzegovina, si è festeggiata la “Festa della Repubblica”, che ricorda l'anniversario del 9 gennaio 1992 quando, pochi mesi prima dell'inizio del conflitto, i serbo-bosniaci dichiararono una Repubblica serba indipendente.
I festeggiamenti sono avvenuti nonostante la Corte costituzionale bosniaca avesse dichiarato la ricorrenza come incostituzionale, perché discriminatoria rispetto ai non-serbi, ed abbia ordinato all'Assemblea della RS di cambiare la sua legge sulle festività pubbliche entro sei mesi.
Come tutti gli anni, alla celebrazione hanno partecipato numerosi politici e personalità pubbliche, sia locali che provenienti dalla Serbia. La delegazione serba era guidata dal premier Aleksandar Vučić. Era presente anche il patriarca Irinej, capo spirituale della chiesa Serbo ortodossa, che con la sua dichiarazione secondo la quale la RS sarebbe stata “fondata su verità, onestà, umanesimo e giustizia” ha scatenato un’ondata di reazioni in Bosnia Erzegovina e nel resto della regione. L'ambasciata degli Stati Uniti a Sarajevo ha invitato i vertici della RS a rispettare la decisione della Corte costituzionale e a modificare la data dei festeggiamenti del giorno della RS.
Era presente anche il ministro della Giustizia serbo, Nikola Selaković, secondo il quale la celebrazione non può essere dichiarata incostituzionale perché riguarda un fatto antecedente alla stessa costituzione bosniaca. Una visione dei fatti che non ha potuto non sollevare polemiche, perché alla dichiarazione ha fatto seguito la pulizia etnica nel territorio dell'autoproclamata repubblica.
Quest'anno le amministrazioni comunali della RS hanno imposto a tutti gli amministratori di condominio di esporre, per la Festa della Repubblica, la bandiera serba.
A differenza degli anni scorsi, alla celebrazione non ha partecipato nessun rappresentante della politica croato-bosniaca.
Dure contestazioni, in particolare relative alla presenza del premier serbo Vučić, sono arrivate dalle “Madri di Srebrenica” e dall'“Unione dei detenuti dei campi di concentramento sopravvissuti”, oltre che da vari intellettuali e rappresentanti delle associazioni e dei movimenti per la riconciliazione. Il presidente dell'Unione ed il consigliere della giunta comunale della città di Prijedor Mirsad Duratović, insieme alla scrittrice Mirveta Mrkalj–Durben, hanno inviato una lettera aperta al premier serbo Vučić.
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