La Bosnia Erzegovina presenta condizioni ideali per lo sviluppo del turismo rurale, settore ancora poco valorizzato in tutto il Paese. Un gruppo di imprenditori di Petrovo, in Republika Srpska, sta lottando contro le difficoltà economiche e materiali lasciate in eredità dalla guerra per attrarre sempre più turisti nell'area del monte Ozren
Diversamente dalla Croazia e dal Montenegro che, grazie alle organizzate località costiere, rappresentano una destinazione importante del turismo europeo, il settore turistico bosniaco stenta ancora a decollare ed è legato sostanzialmente alle città di Sarajevo e Mostar. Le risorse naturali e culturali che caratterizzano le aree rurali del Paese, se opportunamente valorizzate, potrebbero però rappresentare lo stimolo per lo sviluppo di un turismo sostenibile che fornisca opportunità economiche per gli abitanti delle campagne.
Petrovo, una cittadina situata nella parte settentrionale della Republika Srpska, tra la riva sinistra del fiume Spreča, affluente della Bosna, e il monte Ozren, rappresenta un esempio evidente delle potenzialità e dei limiti del turismo rurale bosniaco. L'economia della municipalità, vicina a tre importanti snodi commerciali (Tuzla, Zenica e Doboj), è ancora prevalentemente rurale: il 65% del territorio, infatti, è collinare o montuoso. Il settore agricolo, tuttavia, incontra notevoli difficoltà di sviluppo: attualmente solo le proprietà private sono coltivate, mentre i terreni di proprietà statale che tuttora esistono versano in cattive condizioni e non sono sfruttati.
Le principali risorse della municipalità, oltre ai terreni agricoli, sono le foreste e le acque minerali di cui è ricca l’area, che restano ancora sottoutilizzate. Lo sviluppo locale, quindi, si sta orientando verso un maggiore sfruttamento delle risorse idriche e verso il turismo, che sono indicati come obiettivi strategici anche nel Piano strategico di sviluppo 2007-2012 della municipalità.
Turisti sull'Ozren
Nel 2007, il comune di Petrovo ha istituito un ufficio per il turismo, con l’obiettivo di sviluppare e promuovere il potenziale dell’area. Petar Živković, responsabile dell’ufficio, ci spiega che “ci sono molte potenzialità per il turismo, ma l’offerta della municipalità si sta sviluppando in modo selettivo, visto che non siamo in grado di fare tutto subito. Quello che si è sviluppato più di tutti gli altri è il turismo religioso”. Nel territorio della municipalità, in località Kaluđerica, sul monte Ozren, si trova infatti il monastero di San Nikola, meta tradizionalmente frequentata dai credenti ortodossi. La municipalità ha già preparato un piano regolatore della zona, che prevede la costruzione di hotel, campi sportivi, percorsi pedonali ed altre infrastrutture utili allo sviluppo turistico attorno al monastero.
Per quanto riguarda il turismo rurale si è ancora agli inizi, anche se c’è la consapevolezza dell’importanza di lavorare per lo sviluppo del settore. La zona del monte Ozren rappresenta infatti un importante potenziale, grazie alla sua ricchezza di risorse naturali e al fatto che qui ancora sopravvivono molte attività e produzioni tradizionali. Per cominciare, sono stati organizzati alcuni corsi di formazione sulla gestione del turismo rurale. L’agenzia di marketing “TrioS Consulting” di Doboj ha poi preparato un sito web, Ozren Outdoor, che descrive la zona del monte Ozren e le diverse attività già organizzate proponendo alloggi in alcuni agriturismi.
Il museo di Milenko Arsenić
L’ufficio turistico della municipalità cerca anche di mettere in rete tutti i potenziali interessati a questo tipo di attività. Come Milenko Arsenić, un pittore che ha restaurato la vecchia casa di famiglia nella località di Kakmuž, dove ha raccolto vecchi oggetti, abiti e strumenti musicali tradizionali, creando così un piccolo museo etnografico che potrebbe entrare in un’offerta turistica orientata a quanti siano interessati a scoprire usi e costumi di queste zone. Da tre anni, inoltre, Milenko organizza un seminario di una settimana, in luglio, in cui riunisce pittori, scultori, musicisti provenienti da varie parti dei Balcani.
Milenko ha le idee chiare sulle potenzialità che questo territorio potrebbe offrire per lo sviluppo del turismo rurale. Qui ci sono luoghi incantevoli, come il piccolo villaggio di Vrela che ci porta a visitare, nascosto tra i boschi del monte Ozren, dove si trovano ancora alcune vecchie abitazioni tradizionali risalenti al secolo scorso. Oggi sono ormai abbandonate o utilizzate come magazzini, ma potrebbero trasformarsi in alloggi per turisti. Nei villaggi rurali attorno a Petrovo si mantengono poi molte attività tradizionali, legate ad un'agricoltura ancora di tipo familiare, come la produzione artigianale della rakja (acquavite di frutta), così come è ancora vivo il folklore.
L'Ecocentro di Jasna Živković
Anche Jasna Živković, che a Brezici ha creato un Ecocentro e scuola di apicoltura, ci dice che “per riuscire è importante avere una visione d’insieme, formazione e obiettivi precisi che nessuno ti possa far perdere di vista”. Jasna ci racconta di essere nata in città, “ma il mio amore per la natura è diventato sempre più forte. Sentivo che mi avrebbe aiutato ad andare avanti”, dopo l’enorme dolore per la morte del figlio in guerra. Così sette anni fa ha iniziato a sistemare la vecchia casa della famiglia del marito Rade e ha portato alcune arnie, che oggi sono un centinaio. Accanto alla casa ha costruito un nuovo edificio, con spazi per attività didattiche e trenta posti letto. “Ma il turismo vuole anche altro, non posso lasciare i visitatori affamati!”, ci dice Jasna, che quindi ha organizzato un altro edificio con una cucina. Oltre ad occuparsi degli ospiti, produce miele e derivati, tisane con le erbe raccolte nel suo giardino botanico e nei boschi circostanti e vino di more, che vende in un piccolo negozio a Doboj o nei mercati della regione. Ha molte idee e molti nuovi progetti, le piacerebbe soprattutto collaborare con altre donne per dimostrare che con il turismo rurale si può vivere.
Stanoje Radeljić è stato quindici anni in Germania, e lì ha potuto rendersi conto dell’importanza economica dello sviluppo turistico. Tornato a Petrovo ha acquistato un’area sulla strada per il monastero di San Nikola, dove si trovava un laghetto usato come discarica. Lo ha ripulito e trasformato in una zona turistica, con un ristorante e due case di legno che possono ospitare quattro persone. D’estate arrivano turisti sia dalle vicinanze, anche dalla Federazione di Bosnia ed Erzegovina, sia dall’estero. Anche Stanoje ha molte idee per il futuro, per valorizzare le potenzialità dell’area: acqua pulita, boschi ricchi di funghi, possibilità di aggiungere altre case per ampliare l’offerta di alloggi.
Purtroppo, obiettivi chiari e idee nuove non sono sufficienti, e le difficoltà che incontra chi vuole intraprendere la strada del turismo in Bosnia Erzegovina sono ancora molte. Per tutti gli intervistati, il problema principale è quello dei finanziamenti. L’ufficio turistico stesso si trova in difficoltà: Petar Živković ci dice che ogni anno il ministero del Turismo e del Commercio della Republika Srpska indice un concorso a cui le municipalità possono partecipare per ottenere finanziamenti. Per ora, Petrovo ha ottenuto solamente che venisse installata la cartellonistica turistica, tuttora incompleta. Tutto ciò che persone come Milenko, Jasna, Stanoje hanno realizzato, deriva solamente dal loro lavoro e da crediti.
L'eredità della guerra
Strettamente legato al problema dei finanziamenti è quello delle infrastrutture, ancora carenti. Per giungere all’Ecocentro di Jasna Živković, ad esempio, bisogna percorrere per un’ora una strada sterrata: un problema per i potenziali turisti, per il trasporto dei prodotti ai mercati e anche per i lavoratori che talvolta Jasna riesce ad impiegare. Oltre ai finanziamenti, in questo caso manca anche la volontà politica: Brezici, dove si trova il centro, è nella municipalità di Maglaj, ma la strada per arrivarvi è in quella di Petrovo, e nessuna delle due vuole incaricarsi della sistemazione.
Altro problema è quello delle mine. Nella municipalità di Petrovo sono stati minati circa 9 milioni di m2, di cui attualmente solo 500.000 sono stati puliti. Per andare a Vrela, per esempio, bisogna percorrere una strada che attraversa boschi minati: chiaramente, questo potrebbe scoraggiare i potenziali turisti. Le zone di foresta, però, non sono tra quelle che verranno sminate prioritariamente, e questo provoca l’inutilizzo di una risorsa che potrebbe essere validamente sfruttata per il turismo rurale. Anche in questo caso è una questione di costi: il prezzo medio per sminare 1 m2 di terreno è di 5 euro, quindi ci vorrebbero investimenti ingenti per risolvere il problema.
Molto lavoro resta ancora da fare per trasformare potenzialità ed idee in opportunità concrete di sviluppo per le aree rurali. Oggi sia i singoli che la municipalità si stanno muovendo soprattutto alla ricerca di finanziamenti privati, ma dovrebbero essere prima di tutto le istituzioni sovralocali a cogliere i vantaggi rappresentati dal turismo rurale e ad appoggiare, anche economicamente, le iniziative in questo settore.
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