Bosnia: ceceni e ingusci in fuga dall'arruolamento

9 gennaio 2023

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Ceceni e ingusci, con passaporto russo, con l'obiettivo di raggiungere i paesi dell’Unione europea, stanno utilizzando sempre più la Bosnia Erzegovina come paese di transito arrivando in aereo da Belgrado e Istabul.

Aeroporto di Sarajevo © Alekk Pires/Shutterstock

A seguito del 21 settembre scorso, in cui il presidente russo Vladimir Putin annunciava la “mobilitazione parziale” di soldati da inviare in Ucraina, si è assistito ad un aumento significativo del numero di persone che ha abbandonato la Russia. Soprattutto verso paesi confinanti che non richiedono il visto di ingresso, ma anche verso Serbia, Turchia e Bosnia Erzegovina paesi più lontani ma per i quali non serve il visto.

Molti cittadini russi arrivano via aereo a Sarajevo, Tuzla o Banja Luka e poi tentano il passaggio della frontiera con la Croazia, lungo le rotte balcaniche della migrazione percorse da anni da rifugiati che fuggono da paesi come la Siria e l’Afghanistan.

Come ha riportato di recente Slobodna Evropa , secondo dati della polizia di frontiera bosniaca, dal 1° novembre al 25 dicembre 2022 sono entrati nel paese 1654 cittadini russi, ma la maggioranza (954) non è rimasta, proseguendo il viaggio.

Tra questi anche ceceni e ingusci, che tentano il passaggio delle frontiere con la Croazia, come quello di Maljevac a nord di Velika Kladuša. Lo scorso 27 dicembre una trentina di loro ha dichiarato a Slobodna Evropa di voler entrare in Croazia per richiedere l’asilo politico. “Ho ricevuto il richiamo alle armi per andare a combattere in Ucraina”, ha raccontato il ceceno Ilijas, “e così sono scappato con tutta la famiglia”. Ai giornalisti hanno inoltre raccontato che a Velika Kladuša ci sono altri 100 concittadini pronti a partire.

Altri invece sono stati bloccati direttamente all’ingresso in Bosnia Erzegovina, all’aeroporto di Sarajevo. Lo scorso 29 dicembre ad un gruppo di persone arrivate da Istanbul - composto anche da famiglie con bimbi piccoli - sono stati ritirati i documenti e dopo un giorno di detenzione sono stati rimandati in Turchia. E’ stato loro impedito l’ingresso nel paese “perché non avevano un biglietto aereo di ritorno”, ha dichiarato il consigliere della polizia di frontiera BiH Svevlad Hofman. Secondo la polizia di frontiera, riporta Slobodna Evropa, avrebbero "violato le regole del regime senza visto previsto tra BiH e Russia” non soddisfando le condizioni per l’ingresso nel paese.

Si alza la preoccupazione di numerose associazioni a difesa dei diritti umani, che denuciano la violazione del diritto internazionale di tutte queste persone di presentare la domanda di protezione, e sottolineano l’urgenza di difendere chi è sottoposto alla minaccia di essere arruolato per combattere nella guerra in corso in Ucraina.