"La procedura di privatizzazione seguita è interamente legale e quindi la proprietà della Aluminijum è incontestabile" recita il rapporto presentato dall'Agenzia Federale per la privatizzazione che non molto tempo fa aveva avviato un'indagine di controllo relativa - per l'appunto - alla vendita dell'azienda statale mostarina. Ma il fronte politico bosniaco, in capo l'Alleanza per il cambiamento, ha già presentato le proprie proteste all'Alto Rappresentante - Wolfgang Petritsch - dichiarando che il verdetto dell'indagine è una truffa legalizzata.
L'azienda "Aluminijum" di Mostar, prima della guerra era una delle più grandi fabbriche metallurgiche della Federazione Socialista Jugoslava. Allo scoppio del conflitto, l'attività produttiva dell'azienda venne sospesa, per essere poi riavviata nel 1997. Trovandosi nella parte occidentale della municipalità - la zona a maggioranza croato-bosniaca - riprese a funzionare con operai tutti croati, grazie ad un primo finanziamento proveniente dalla ditta di Sibenik "TLM" e sotto la gestione del precedente direttore - Mijo Brajkovic.
Con la ripresa della produzione, la Aluminijum è lentamente divenuta l'azienda bosniaca con il maggior volume di esportazione in questo settore. Nel frattempo si avviarono battaglie sindacali portate avanti dai lavoratori musulmano-bosniaci, che prima della guerra erano dipendenti dell'azienda e ai quali non è mai stato restituito il posto di lavoro. L'indagine aveva quindi dato ad essi nuove speranze, completamente disattese dal verdetto emesso dalla commissione formata da osservatori locali ed internazionali.
Come riportato da Oslobodjenje del 24 agosto scorso, Safet Halilovic - vice Presidente della Federazione della Bosnia Erzegovina - ha dichiarato che il bilancio iniziale dell'azienda presentato nel 1997 è incredibilmente sottostimato rispetto al valore che l'azienda aveva prima della guerra.
"Il nostro governo non accetterà mai un rapporto del genere" ha dichiarato quindi Halilovic, e anche il Presidente del cantone Herzegovina-Neretva - Sefkija Dziho - ha chiesto spiegazioni sul perché il bilancio presentato corrisponde al 15% del reale valore dell'azienda. Di senso opposto l'opinione del Primo ministro dello stesso cantone - Josip Merdzo - dichiaratosi soddisfatto della relazione finale dell'indagine. Medzo, intervistato il 20 agosto dalla HTV (Televisione bosniaco-croata con sede a Mostar) ha dichiarato che il rapporto non fa che riconoscere l'inesistenza di irregolarità nella procedura di privatizzazione, mentre ha sottolineato il fatto che i procedimenti realizzati all'interno della comunità musulmana, non vengono mai sottoposti a controllo. E' emersa grande soddisfazione anche tra le fila del partito HDZ (Comunità democratica Croata), mentre sono state lanciate pesanti accuse da parte di esponenti del partito di Silajdzic - SbiH - secondo i quali Brajkovic è da mettere sotto indagine al pari di Edhem Bicakcic, ex Primo Ministro accusato di corruzione. (Dnevni Avaz 14 agosto, HTV Mostar 31 agosto, Dani 30 agosto)
"La procedura di privatizzazione seguita è interamente legale e quindi la proprietà della Aluminijum è incontestabile" recita il rapporto presentato dall'Agenzia Federale per la privatizzazione che non molto tempo fa aveva avviato un'indagine di controllo relativa - per l'appunto - alla vendita dell'azienda statale mostarina. Ma il fronte politico bosniaco, in capo l'Alleanza per il cambiamento, ha già presentato le proprie proteste all'Alto Rappresentante - Wolfgang Petritsch - dichiarando che il verdetto dell'indagine è una truffa legalizzata.
L'azienda "Aluminijum" di Mostar, prima della guerra era una delle più grandi fabbriche metallurgiche della Federazione Socialista Jugoslava. Allo scoppio del conflitto, l'attività produttiva dell'azienda venne sospesa, per essere poi riavviata nel 1997. Trovandosi nella parte occidentale della municipalità - la zona a maggioranza croato-bosniaca - riprese a funzionare con operai tutti croati, grazie ad un primo finanziamento proveniente dalla ditta di Sibenik "TLM" e sotto la gestione del precedente direttore - Mijo Brajkovic.
Con la ripresa della produzione, la Aluminijum è lentamente divenuta l'azienda bosniaca con il maggior volume di esportazione in questo settore. Nel frattempo si avviarono battaglie sindacali portate avanti dai lavoratori musulmano-bosniaci, che prima della guerra erano dipendenti dell'azienda e ai quali non è mai stato restituito il posto di lavoro. L'indagine aveva quindi dato ad essi nuove speranze, completamente disattese dal verdetto emesso dalla commissione formata da osservatori locali ed internazionali.
Come riportato da Oslobodjenje del 24 agosto scorso, Safet Halilovic - vice Presidente della Federazione della Bosnia Erzegovina - ha dichiarato che il bilancio iniziale dell'azienda presentato nel 1997 è incredibilmente sottostimato rispetto al valore che l'azienda aveva prima della guerra.
"Il nostro governo non accetterà mai un rapporto del genere" ha dichiarato quindi Halilovic, e anche il Presidente del cantone Herzegovina-Neretva - Sefkija Dziho - ha chiesto spiegazioni sul perché il bilancio presentato corrisponde al 15% del reale valore dell'azienda. Di senso opposto l'opinione del Primo ministro dello stesso cantone - Josip Merdzo - dichiaratosi soddisfatto della relazione finale dell'indagine. Medzo, intervistato il 20 agosto dalla HTV (Televisione bosniaco-croata con sede a Mostar) ha dichiarato che il rapporto non fa che riconoscere l'inesistenza di irregolarità nella procedura di privatizzazione, mentre ha sottolineato il fatto che i procedimenti realizzati all'interno della comunità musulmana, non vengono mai sottoposti a controllo. E' emersa grande soddisfazione anche tra le fila del partito HDZ (Comunità democratica Croata), mentre sono state lanciate pesanti accuse da parte di esponenti del partito di Silajdzic - SbiH - secondo i quali Brajkovic è da mettere sotto indagine al pari di Edhem Bicakcic, ex Primo Ministro accusato di corruzione. (Dnevni Avaz 14 agosto, HTV Mostar 31 agosto, Dani 30 agosto)
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