Nonostante le dichiarazioni ottimiste dell'ultimo anno effettuate dalle autorità doganali le dogane della Republika Srpska si sono rivelate un colabrodo. Raccolto nel 2001 solo l'83% di quanto previsto. E' emergenza corruzione.
Nell'ultimo anno e mezzo le autorità doganali della Republika Srpska hanno in più occasioni annunciato come nel corso del 2001 si stessero raggiungendo risultati migliori rispetto all'anno precedente.
Risultati di segno del tutto opposto però arrivano da una relazione sull'attività delle dogane durante il 2001, relazione che nei giorni scorsi è stata presentata all'Assemblea Nazionale. Dai dazi doganali si sarebbe raccolto solo l'83% di quanto programmato. Risultati peggiori anche rispetto a quelli non brillanti del 2002: si è infatti riscontrato un calo del 3% del totale delle tasse doganali raccolte.
Il "buco" delle dogane è stato in parte compensato dall'aumento del gettito fiscale dovuto ad un progressivo incremento del reddito medio.
Il presidente della sezione bosniaca di Transparency International, Boris Divjak, ha dichiarato al quotidiano Nezavisne Novine che, secondo un'inchiesta curata dalla propria organizzazione, il "33,3% dei cittadini della Bosnia Erzegovina ritiene presso le dogane vi sia molta corruzione, il 37,3% ritiene ve ne sia in modo rilevante mentre solo l'1,7% dei cittadini intervistati pensa che presso le dogane vi sia poca corruzione". Divjak ha poi sottolineato come ancora non si sia mai fatta vera opera investigativa sulla questione della corruzione nel settore delle dogane.
La sezione bosniaca di Transparency International ha nei mesi scorsi promosso una ricerca sul livello di corruzione nel Paese che non ha certo fornito un'immagine limpida della BiH. Dalle 1200 interviste effettuate sarebbe infatti emerso l'ancor forte radicamento della corruzione a tutti i livelli della società bosniaca, la mancanza dell'adozione di provvedimenti atti a contenerla ed eliminarla e l'assoluta mancanza di fiducia dei cittadini nelle istituzioni (Nezavisne Novine, 16.05.02).
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