Un ulteriore contributo alla preparazione della conferenza internazionale di Ginevra dal titolo "Dieci anni da Dayton e oltre". L'autore in questo breve testo contrappone gli interessi nazionali alla creazione di uno stato basato sui diritti dei cittadini

21/09/2005 -  Anonymous User

Di Nikola Kovač, membro dell'Associazione BiH 2005
(frammento della relazione preparata per la conferenza internazionale di Ginevra "Dieci anni da Dayton e oltre")

Dal punto di vista dell'organizzazione territoriale, del funzionamento delle istituzioni comuni, della politica elettorale e dei quadri, la Bosnia Erzegovina oggi si trova dalla parte diametralmente opposta al sistema dei diritti istituzionali e dei principi politici dello stato dei cittadini.

Territorialmente, la BiH è divisa in due entità, che, più o meno, rispecchiano anche la determinazione etnica della popolazione. Il mescolamento nazionale di un tempo (con un totale del 5% di territori omogenei) è stato respinto dalla prassi della cantonizzazione e della maggiorazione della maggioranza della popolazione. La decisione di Dayton sulle entità, di cui si discuterà alla conferenza internazionale "Dieci anni da Dayton e oltre" organizzata dall'Associazione BiH 2005 dal 20 al 21 ottobre a Ginevra, è stata intesa dai poteri locali come segno per l'autonomia territoriale e per la monopolizzazione dei diritti sulle decisioni in ambito politico, economico, culturale ed educativo, della salute e dell'informazione.

Il funzionamento delle istituzioni comuni non può essere fondato sul governo del diritto finché il potere è detenuto dai portavoce delle divisioni a cui si è giunti con la violenza, cioè con le conquiste di guerra. Gli usurpatori del potere, che riconoscono le leggi locali e difendono i propri interessi, si servono dei mezzi più disparati per ostruire il lavoro delle istituzioni che sono chiamate a difendere l'idea di uno stato comune della BiH. Tutte le decisioni vengono prese tenendo conto della inviolabilità degli interessi nazionali, che vengono regolarmente definiti ad hoc, a secondo del bisogno del momento, in rapporto alla forza o alla pressione delle lobby.

La politica dei quadri è completamente subordinata al desiderio e agli interessi dei partiti politici. Le competenze tecniche dei funzionari sono respinte a favore della attitudine dei candidati dei partiti. Persino i posti diplomatici sono distribuiti ai candidati dei partiti a prescindere dalle loro competenze tecniche.

I diritti elettorali dei cittadini della BiH non sono definiti in accordo coi principi dell'equità e della costitutività dei tre popoli, ma secondo l'appartenenza territoriale dei cittadini. Questa illogicità della legge elettorale è maggiore quanto più comprende la frattura del corpo elettorale, la divisione del territorio statale e l'agevolazione dei principi etnici a scapito di quelli civili.

L'insistere esclusivamente sulla difesa degli interessi nazionali conduce alla ghettizzazione etnica, e non verso le opzioni strategiche dell'integrazione europea. Lo stato dei cittadini non annienta e non relativizza le specificità nazionali ma, al contrario, offre eque opportunità, senza maggiorazione, marginalizzazione e discriminazione. Un tale clima politico è possibile solo quando dalla memoria collettiva svanirà l'ossessione sulle frontiere che separano, sull'altro come fonte di paura, sulle differenze come motivo di sospetto.

In breve, le tendenze separatiste e di divisone territoriale non rinforzano l'integrità dello stato ma piuttosto la spaccano. Oltre a ciò, quando l'idea nazionale si sviluppa in ideologia nazionalistica, allora anche gli interessi nazionali si trasformano in obiettivi di guerra e il discorso della ragione prende la forma della distruzione irrazionale. Con ciò, l'intrattenersi sulle delimitazioni etniche, a cui ha condotto l'applicazione alla lettera dell'accordo di Dayton, conduce alla legalizzazione delle divisioni della BiH: territoriali, politiche, economiche, culturali.


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