La lotta di Hasan
14 marzo 2013
Hasan Nuhanović era un interprete del battaglione olandese dell'Unprofor di stanza a Srebrenica.
Quando la cittadina cadde, nel luglio 1995, tra le migliaia di persone che cercarono rifugio presso il comando delle Nazioni Unite dove lui lavorava c'erano anche suo padre, sua madre e suo fratello. I militari olandesi, però, allontanarono dalla base i suoi familiari, perché non avevano il tesserino di dipendenti dell'Onu. I tre furono trovati anni dopo in fosse comuni diverse.
Da anni Hasan si batte perché venga riconosciuta la responsabilità dei militari – e dello Stato – olandesi per non aver protetto i suoi familiari. Insieme alla famiglia di un'altra vittima, Rizo Mustafić, un elettricista ucciso dopo essere stato espulso dalla base Onu, ha avviato una causa civile in Olanda.
In secondo grado, nel luglio 2011, i giudici olandesi gli hanno dato ragione: i civili non avrebbero dovuto essere allontanati dalla base e di fatto consegnati alle forze serbo bosniache.
A seguito del giudizio civile, la Procura olandese ha avviato un'indagine per verificare la sussistenza di elementi penali a carico dei militari.
Il 7 marzo scorso, gli inquirenti hanno chiuso l'indagine sostenendo che i responsabili del battaglione delle Nazioni Unite non hanno responsabilità di tipo penale e, di conseguenza, non avvieranno alcun procedimento a loro carico.
L'avvocato di Nuhanović, Liesbeth Zegveld, ha tuttavia dichiarato che ci sono “enormi punti interrogativi” che riguardano il procedimento della Procura, e che presenterà un'istanza in Tribunale. Nel caso il suo ricorso non venga accolto, la questione passerà alla Corte di Strasburgo per i Diritti dell'Uomo.