La parola genocidio

24 gennaio 2014

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Giovedì 22 gennaio nel cimitero musulmano di Stražište, a Višegrad, alla presenza di un imponente dispiegamento di forze di polizia, un impiegato comunale ha cancellato con una piallatrice la parola “genocidio” dalla stele in marmo che ricorda le vittime della pulizia etnica condotta in città nei primi mesi del 1992.

Centinaia di uomini, donne e bambini musulmani furono uccisi in maniera efferata e gettati nelle acque della Drina nei mesi di maggio e giugno di quell'anno. Secondo la documentazione raccolta dal Tribunale Penale Internazionale dell'Aja per l'ex Jugoslavia (ICTY), furono circa 3.000 in totale le vittime bosniaco musulmane a Višegrad e nell'area durante la guerra.

L'ICTY ha condannato all'ergastolo per quei crimini Milan Lukić, leader di un gruppo paramilitare serbo bosniaco che, insieme alla polizia locale e a unità militari, terrorizzava la popolazione. Il cugino Sredoje Lukić è stato invece condannato a 27 anni di carcere. I due sono stati riconosciuti colpevoli, tra le altre cose, dell'eccidio della via Pionirska, a Višegrad, dove 53 donne, bambini e anziani bosniaco musulmani furono rinchiusi in una casa poi data alle fiamme. Diverse altre condanne per i fatti di Višegrad sono state pronunciate dall'ICTY o dalla Corte della Bosnia Erzegovina per i crimini di guerra.

Il sindaco serbo bosniaco della città, Slaviša Mišković, citato da BIRN , ha dichiarato ai media locali che “non ci sono prove o sentenze di genocidio a Višegrad. Avevamo ogni diritto di abbattere quel monumento, dato che è stato edificato senza autorizzazione, ma ho deciso di essere tollerante. Non abbiamo problemi con quel monumento, il problema è la parola genocidio.”

Le autorità avevano già tentato di rimuovere la parola a dicembre, ma erano state fermate dalle proteste della comunità bosniaco musulmana. Anche ieri mattina i familiari delle vittime e i sopravvissuti si sono recati di fronte al cimitero, ma l'operazione di polizia è stata anticipata rispetto a quanto annunciato per evitare le proteste.

Una donna è entrata nel cimitero e ha riscritto la parola “genocidio” con il rossetto nello spazio lasciato vuoto dalla piallatrice.

Il video realizzato dalla televisione locale Face TV: