Da Prijedor Annalisa Tommasi

Prijedor, seconda città della Republika Srpska, BiH, se in passato era il simbolo della pulizia etnica inizia ora ad essere riconosciuta come uno dei luoghi in tutta la Bosnia-Erzegovina dove maggiore è stato il rientro delle minoranze, nello specifico dei musulmani-bosniaci. Secondo la stima della Fondazione per la ricostruzione di Prijedor, associazione bosniaco-musulmana che promuove il processo di rientro di sfollati e rifugiati, sono rientrati circa 15.000 bosniaci su una popolazione totale di Prijedor di circa 100.000 abitanti. Quindi oggi circa il 15% della popolazione della municipalità è costituita da bosniaci rientrati. La maggior parte di essi sono anziani o pensioniati in quanto, probabilmente, essi hanno comunque assicurata la pensione, hanno in genere più difficoltà ad inserirsi in un nuovo ambiente e non sentono l'esigenza di cercare migliori condizioni di vita come spesso accade a famiglie con bambini.
Interessante è analizzare il settore scolastico alla luce di questi rientri e della convivenza delle diverse comunità nella municipalità. La scuola è infatti uno degli strumenti principali attraverso il quale la convivenza si costruisce ed una società multietnica e democratica può radicarsi.
Partiamo da alcuni dati sulla percentuale di studenti ed alunni appartenenti a minoranze rientranti rispetto alla popolazione scolastica totale. Tra gli 8099 alunni delle scuole elementari di Prijedor 242 sono sfollati o rifugiati che hanno fatto ritorno in città. Meno quindi del 3% del totale. In alcuni villaggi periferici, come ad esempio Ljublja, dove forte era la presenza della comunità croata e bosniaca vi sono invece circa 80-90 alunni su di un totale di 500 alunni e quindi la percentuale si fa sicuramente più significativa. Nelle scuole superiori di Prijedor la percentuale cala ulteriormente. Su 3832 alunni i 58 rientrati rappresentano meno dell'1,5%. A titolo di esempio nella scuola di economia di Prijedor su circa 800 studenti, 30 sono quelli rientrati e ben 282 appartengono alla comunità serba ma sono sfollati interni da altre zone della Bosnia-Erzegovina o rifugiati dalle Krajne.
L'integrazione scolastica delle minoranze che rientrano non è per nulla scontata ed è spesso un processo difficile. La situazione è particolarmente problematica in alcune aree dove oramai la popolazione è costituita per la maggior parte da bosniaco-musulmani ritornati. E' il caso di Kosarac, ad aluni chilometri dal centro di Prijedor.
La scuola di Kosarac è utilizzata oramai da più di sei anni come centro collettivo per ospitare famiglie serbe originarie delle Krajne, della Bosnia centrale o dell'Erzegovina. Per poter riutilizzare l'edificio come scuola i genitori dei bambini bosniaci si sono organizzati per trovare una sistemazione alternativa ai profughi e rifugiati che stavano ancora vivendo nel centro collettivo. Questo è sicuramente un fatto da giudicare in modo positivo. In tal modo la struttura è stata liberata per gli alunni della scuola dell'obbligo (solo quelli bosniaci nelle loro intenzioni, non anche quelli serbi che vanno attualmente a scuola in un villaggio vicino). Poi si sono trovati i fondi per la ristrutturazione dell'edificio. I lavori dovevano essere terminati per il mese di settembre, cosa non avvenuta proprio per incoprensioni su chi potrà poi frequentare la scuola di Kosarac. I genitori degli alunni bosniaci si sono inoltre organizzati per chiedere l'uso di libri di testo bosniaci (e non quelli in dotazione della RS) e per l'utilizzo del solo alfabeto con caratteri latini. Attualmente i bambini di Kosarac stanno seguendo lezioni condotte da insegnanti bosniaci, pagati dalla Federazione e non sottoposti, per loro scelta, al responsabile didattico di Prijedor. Si stenta quindi ad affermare il principo dell'integrazione scolastica per le reticenze di entrambi i gruppi etnici.
Non sempre per fortuna è così. E' il caso delle due scuole dell'obbligo di Hambarine (Hambarine e Rizvanovici), villaggio a sud di Prijedor, distrutto totalmente dalla pulizia etnica serba durante la guerra, dove vi sono in totale circa 30-40 bambini. Sono totalmente organizzate dal direttore didattico di Prijedor con un'insegnante serba e due bosniache e tutto sembra procedere bene.
La ADL sta lavorando su questo aspetto
L'Agenzia per la Democrazia Locale (ADL) con sede a Prijedor sta lavorando anche su queste tematiche. In particolare il Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa sta finanziando un progetto, elaborato dall'ADL in base al suggerimento del gruppo multietnico di donne di Prijedor, con lo scopo di promuovere occasioni di riflessione nelle scuole superiori con insegnanti, genitori e soprattutto studenti, su temi quali i diritti dell'uomo, i diritti delle minoranze, pace, giustizia ed infine il rientro e la questione dei profughi. Tale progetto coinvolgerà 20 insegnanti/animatori giovanili e almeno 500 studenti sia di Prijedor che di Sanski Most, cittadina della Federazione a pochi chilometri dal "confine" con la Republika Srpska nella quale vivono molti degli sfollati bosniaci originari di Prijedor e dove alcuni serbi stanno rientrando (circa 6.500 dei 25.000 che vi abitavano prima della guerra).

E' stata già organizzata una prima tavola rotonda per mettere in evidenza quali siano i problemi dei ragazzi rientrati. Dal confronto è emerso:

1. rispetto ai rientrati sono pochi i ragazzi che frequentano le scuole superiori questo soprattutto per l'età media alta dei rientrati (anziani) ;

2. i programmi didattici diversi e soprattutto l'uso del cirillico rappresentano la maggiore difficoltà per i ragazzi;

3. il rientro in un ambiente dove i ragazzi sono gruppo di minoranza rappresenta in ogni caso una causa di stress per i ragazzi/adolescenti che professori e responsabili dovrebbero tenere in considerazione e sulla quale dovrebbero lavorare. Ma per fare questo a loro volta dovrebbero essere preparati;

4. una novità importante è rappresentata dalla introduzione nelle III e IV superiori (cioè ultimo e penultimo anno) della materia "diritti umani e democrazia";

5. questione insegnanti di etnia non serba: in pochi lavorano a Prijedor ed i direttori, che hanno discrezionalità esclusiva in termini di scelta dei docenti, tendenzialmente non assumono non serbi;

Questi sono quindi alcuni degli aspetti cruciali emersi durante questo primo seminario. Solo se nei prossimi anni verranno positivamente discussi ed affrontati si potrà finalmente fare qualche passo avanti verso una società che ritorni ad essere multietnica.

17/10/2001 -  Anonymous User

Da Prijedor Annalisa Tommasi

Prijedor, seconda città della Republika Srpska, BiH, se in passato era il simbolo della pulizia etnica inizia ora ad essere riconosciuta come uno dei luoghi in tutta la Bosnia-Erzegovina dove maggiore è stato il rientro delle minoranze, nello specifico dei musulmani-bosniaci. Secondo la stima della Fondazione per la ricostruzione di Prijedor, associazione bosniaco-musulmana che promuove il processo di rientro di sfollati e rifugiati, sono rientrati circa 15.000 bosniaci su una popolazione totale di Prijedor di circa 100.000 abitanti. Quindi oggi circa il 15% della popolazione della municipalità è costituita da bosniaci rientrati. La maggior parte di essi sono anziani o pensioniati in quanto, probabilmente, essi hanno comunque assicurata la pensione, hanno in genere più difficoltà ad inserirsi in un nuovo ambiente e non sentono l'esigenza di cercare migliori condizioni di vita come spesso accade a famiglie con bambini.
Interessante è analizzare il settore scolastico alla luce di questi rientri e della convivenza delle diverse comunità nella municipalità. La scuola è infatti uno degli strumenti principali attraverso il quale la convivenza si costruisce ed una società multietnica e democratica può radicarsi.
Partiamo da alcuni dati sulla percentuale di studenti ed alunni appartenenti a minoranze rientranti rispetto alla popolazione scolastica totale. Tra gli 8099 alunni delle scuole elementari di Prijedor 242 sono sfollati o rifugiati che hanno fatto ritorno in città. Meno quindi del 3% del totale. In alcuni villaggi periferici, come ad esempio Ljublja, dove forte era la presenza della comunità croata e bosniaca vi sono invece circa 80-90 alunni su di un totale di 500 alunni e quindi la percentuale si fa sicuramente più significativa. Nelle scuole superiori di Prijedor la percentuale cala ulteriormente. Su 3832 alunni i 58 rientrati rappresentano meno dell'1,5%. A titolo di esempio nella scuola di economia di Prijedor su circa 800 studenti, 30 sono quelli rientrati e ben 282 appartengono alla comunità serba ma sono sfollati interni da altre zone della Bosnia-Erzegovina o rifugiati dalle Krajne.
L'integrazione scolastica delle minoranze che rientrano non è per nulla scontata ed è spesso un processo difficile. La situazione è particolarmente problematica in alcune aree dove oramai la popolazione è costituita per la maggior parte da bosniaco-musulmani ritornati. E' il caso di Kosarac, ad aluni chilometri dal centro di Prijedor.
La scuola di Kosarac è utilizzata oramai da più di sei anni come centro collettivo per ospitare famiglie serbe originarie delle Krajne, della Bosnia centrale o dell'Erzegovina. Per poter riutilizzare l'edificio come scuola i genitori dei bambini bosniaci si sono organizzati per trovare una sistemazione alternativa ai profughi e rifugiati che stavano ancora vivendo nel centro collettivo. Questo è sicuramente un fatto da giudicare in modo positivo. In tal modo la struttura è stata liberata per gli alunni della scuola dell'obbligo (solo quelli bosniaci nelle loro intenzioni, non anche quelli serbi che vanno attualmente a scuola in un villaggio vicino). Poi si sono trovati i fondi per la ristrutturazione dell'edificio. I lavori dovevano essere terminati per il mese di settembre, cosa non avvenuta proprio per incoprensioni su chi potrà poi frequentare la scuola di Kosarac. I genitori degli alunni bosniaci si sono inoltre organizzati per chiedere l'uso di libri di testo bosniaci (e non quelli in dotazione della RS) e per l'utilizzo del solo alfabeto con caratteri latini. Attualmente i bambini di Kosarac stanno seguendo lezioni condotte da insegnanti bosniaci, pagati dalla Federazione e non sottoposti, per loro scelta, al responsabile didattico di Prijedor. Si stenta quindi ad affermare il principo dell'integrazione scolastica per le reticenze di entrambi i gruppi etnici.
Non sempre per fortuna è così. E' il caso delle due scuole dell'obbligo di Hambarine (Hambarine e Rizvanovici), villaggio a sud di Prijedor, distrutto totalmente dalla pulizia etnica serba durante la guerra, dove vi sono in totale circa 30-40 bambini. Sono totalmente organizzate dal direttore didattico di Prijedor con un'insegnante serba e due bosniache e tutto sembra procedere bene.
La ADL sta lavorando su questo aspetto
L'Agenzia per la Democrazia Locale (ADL) con sede a Prijedor sta lavorando anche su queste tematiche. In particolare il Congresso dei poteri locali e regionali d'Europa sta finanziando un progetto, elaborato dall'ADL in base al suggerimento del gruppo multietnico di donne di Prijedor, con lo scopo di promuovere occasioni di riflessione nelle scuole superiori con insegnanti, genitori e soprattutto studenti, su temi quali i diritti dell'uomo, i diritti delle minoranze, pace, giustizia ed infine il rientro e la questione dei profughi. Tale progetto coinvolgerà 20 insegnanti/animatori giovanili e almeno 500 studenti sia di Prijedor che di Sanski Most, cittadina della Federazione a pochi chilometri dal "confine" con la Republika Srpska nella quale vivono molti degli sfollati bosniaci originari di Prijedor e dove alcuni serbi stanno rientrando (circa 6.500 dei 25.000 che vi abitavano prima della guerra).

E' stata già organizzata una prima tavola rotonda per mettere in evidenza quali siano i problemi dei ragazzi rientrati. Dal confronto è emerso:

1. rispetto ai rientrati sono pochi i ragazzi che frequentano le scuole superiori questo soprattutto per l'età media alta dei rientrati (anziani) ;

2. i programmi didattici diversi e soprattutto l'uso del cirillico rappresentano la maggiore difficoltà per i ragazzi;

3. il rientro in un ambiente dove i ragazzi sono gruppo di minoranza rappresenta in ogni caso una causa di stress per i ragazzi/adolescenti che professori e responsabili dovrebbero tenere in considerazione e sulla quale dovrebbero lavorare. Ma per fare questo a loro volta dovrebbero essere preparati;

4. una novità importante è rappresentata dalla introduzione nelle III e IV superiori (cioè ultimo e penultimo anno) della materia "diritti umani e democrazia";

5. questione insegnanti di etnia non serba: in pochi lavorano a Prijedor ed i direttori, che hanno discrezionalità esclusiva in termini di scelta dei docenti, tendenzialmente non assumono non serbi;

Questi sono quindi alcuni degli aspetti cruciali emersi durante questo primo seminario. Solo se nei prossimi anni verranno positivamente discussi ed affrontati si potrà finalmente fare qualche passo avanti verso una società che ritorni ad essere multietnica.


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