Una tradizione secolare quella dei tuffatori dal Ponte vecchio di Mostar, con gli anni è diventata una vera e propria competizione con tuffatori e tuffatrici che vengono sia dalla regione che dal resto del mondo
Tra i diversi eventi che animano la città durante l’anno, i tuffi tradizionali dal Ponte Vecchio si collocano nella tradizione più longeva, mantenuta anche durante l’epoca in cui il Vecchio era solo un ammasso di pietre e macerie riversate nel letto della Neretva e i tuffi si realizzavano dalla torre orientale Tara, dove oggi ha sede il museo della storia del ponte. Da questa torre si è tuffato per l’ultima volta nel 1996 anche Emir Balić, la leggenda mostarina del tuffo stile rondine e pluricampione; nella sua autobiografia Emir riporta un ricordo dell'infanzia legato ai tuffi che continuarono a tenersi anche e nonostante l’occupazione nazifascista di Mostar dal 1941 al 1945, uno tra i periodi più bui nella storia della città.
Il caldo come ogni anno di questi tempi non perdona, e chi si è trovato anche solo un giorno di luglio a Mostar sa quale combinazione sia trovarsi in una città mediterranea del sud, umida e bruciata dal sole, in cui gli effetti della guerra degli anni Novanta e successivamente un approccio urbanistico predatorio e primitivo delle amministrazioni, hanno gradualmente ridotto le superfici verdi, i motori a scoppio la fanno da padrone mentre le ciclabili rimangono una chimera.
Ciononostante il giorno dei tuffi è di consuetudine a fine luglio nelle ore più calde, quest'anno la manifestazione cadeva di domenica 30 e già dalle prime ore la città vecchia era in fermento. "Miracolosamente" anche il flusso dei turisti che attraversano il Ponte si interrompe per una giornata, chi vuole può fermarsi sulla sponda o usufruire di altri ponti nelle immediate vicinanze: è tempo di riprendersi gli spazi antichi sottraendoli agli ingorghi del turismo di massa, o perlomeno è tempo degli organizzatori, partecipanti alla gara, persone comuni che già dalla tarda mattinata si prendono i posti migliori sotto il ponte; è tempo della musica a palla, di gommoni e šlauf - pneumatici di camion o bulldozer dei pischelli mostarini - gonfiati a dovere e usati come ottimo natante per guadare il fiume o essere portati dalla corrente.
La gara numero 457 (quanti sono gli anni trascorsi dall'inaugurazione del Ponte Vecchio e che secondo alcuni coincidono con i primissimi tuffi dalle sue arcate) è ufficialmente aperta con il lancio di garofani rossi e rose bianche nella Neretva da parte di tutti e di tutte le partecipanti, in ricordo di chi ha perso la vita nella città vecchia tra il ‘92 e il ‘95 durante l’ultima guerra. Cala un clima di silenzio e raccoglimento, surreale rispetto alla festa di soli pochi attimi prima.
Lo speaker annuncia il primo tuffo: sarà Tara Vesić ad inaugurare la gara, una giovane tredicenne di Belgrado, curiosamente omonima della torre orientale guardiana del Ponte. È coraggiosa la ragazza! Un pensiero ovvio quanto non lo è stare a quell’età sospese a 24 metri di altezza e prepararsi a saltare: ritta sull’arco nella sua parte più centrale e più alta, la tuffatrice è concentrata, le braccia sono tese sopra la testa mentre i palmi si toccano, la tensione del corpo e quella del pubblico si fondono in questa attesa collettiva prima del passo in avanti e del tuffo in piedi, entra bene in acqua - il corpo è composto e lo schizzo è minimo - il pubblico esplode in un applauso liberatorio e di congratulazioni, la musica riparte ed è subito festa!
Gareggiano in tutto 33 tuffatori concorrenti provenienti dai vari paesi della ex Yu, 18 nella disciplina “tuffi in piedi in avanti” e 15 di testa nello stile “mostarska lasta” (rondine mostarina), che vede imporsi il montenegrino Evald Krnić sul giovane mostarino Ahmet Stupac, promessa della città e beniamino del pubblico; per la disciplina in piedi vince Igor Kazić.
Evald, ripreso dalla tv nazionale, dichiara che il tuffo estremo “è uno sport non ufficialmente riconosciuto mentre come vedete si sono formati molti tuffatori professionisti, speriamo di migliorare e che nei prossimi due anni ci sia un riconoscimento formale della disciplina sportiva.”
La giovane Tara a caldo dichiara: “Non ho avuto paura, sono stata solo felice quando emergendo dall’acqua ho sentito tutti quegli applausi per me”. Ho l’impressione che la rivedremo presto.
Il prossimo appuntamento è il 9 settembre per la Red Bull Cliff Diving World Series che torna a fare visita alla “magnifica e iconica cittadina di Mostar”, come la descrivono sul sito ufficiale; già dai prossimi giorni si comincerà a lavorare per accogliere i migliori cliff diver del mondo pronti a esibirsi in evoluzioni mozzafiato per l’ottavo anno di fila.
Mostar dunque conquista con la sinuosa bellezza del proprio arco di pietra chiara e le acque smeraldine della Neretva il cuore dei tuffatori della regione balcanica e del mondo, di spettatori e spettatrici locali e stranieri.
Le cose si fanno più complicate se consideriamo il cuore della politica cittadina: da marzo scorso giace sospesa al Consiglio comunale la proposta di istituire la data del 23 luglio come Giornata ufficiale della città, per celebrare il giorno in cui, nel 2004, venne riaperto il nuovo Ponte Vecchio dopo la sua ricostruzione e così simboleggiare la rinascita urbana; fino al 1992 la Giornata ufficiale della città era stata il 14 febbraio, data in cui nel 1945 Mostar si liberò dall’occupazione nazifascista: una data che oggi non viene più nemmeno contemplata per via di “una lettura storica diversa dei fatti”, come venne spiegato tempo fa dall’HDZ partito di cui l’attuale sindaco è esponente. Ma nemmeno il 23 luglio, proposto dall’SDA, convince: in alternativa il Partito repubblicano croato propone il 31 luglio, perché - questa è bella! - nel 1901 fu registrato il giorno più caldo della storia di Mostar e i mostarini sono orgogliosi del proprio caldo, ça va sans dire. In alternativa il partito del sindaco propone già da due anni di istituire quale data della festività il giorno 3 aprile: esiste a quanto pare un documento - una lettera - del 1451 in cui si menziona un villaggio sulle sponde della Neretva con due torri e un ponte di ferro; un ponte quindi sì va bene, ma che non sia il Ponte Vecchio!
Per ora la città - meta turistica e sportiva - rimane dunque senza la sua Giornata ufficiale e il cliff diving rimane non riconosciuto.
E il ponte?
«Il ponte è il ponte, e se ci unirà di nuovo questo dipende da noi. Chi voleva il Ponte vecchio vorrà anche questo. Chi non voleva quello non vorrà nemmeno questo», dichiarò nel 2004 Emir Balić in occasione dell’inaugurazione del ponte ricostruito. Diciannove anni dopo, le sue parole potrebbero essere riprese come nota a piè di pagina da un verbalizzatore creativo e lucido della seduta del Consiglio comunale della città di Mostar.
Rimane l'auspicio che la Neretva continui a far innamorare sempre più giovani mostarini e mostarine, sfidandoli a tuffarsi dagli scogli nelle sue acque e a sognare di farlo da 24 metri. E che ciò, per effetto di qualche corrente sottile, riporti le giovani generazioni e il Ponte stesso all’originario genius loci; oggi le pietre del Ponte Vecchio evocano invece l'attualità del tessuto sociale cittadino: in parte ancora protese a unire le due sponde, in parte a pezzi lungo la sponda, in parte macerie in fondo al fiume che la luce non raggiunge mai.
Gara di tuffi a Mostar 2023
Face TV, media partner della 457esima gara di tuffi dal Ponte Vecchio di Mostar, ha seguito in diretta l'intera giornata. Si veda la videoregistrazione dell'intero evento.
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