Secondo un sondaggio effettuato da una rete di centri giovanili bosniaci, il 71% dei giovani sarebbe disposto a lasciare il Paese se solo si presentasse l'opportunità.
E' perlomeno particolare entrare in una casa di soggiorno per anziani per andare a visitare i rappresentanti di un centro giovanile. Accade a Prijedor dove gli uffici del 'Omladinskog centra Svjetonik' ('Centro giovanile Il Faro') hanno sede proprio nell'edificio del 'Dom Pensijonera'. "Spazi concessi dalla municipalità?" - chiedo a Rajko Mazura, responsabile del centro - "Macché, la municipalità pensa poco ai giovani, questi spazi ce li ha concessi per alcuni anni l'organizzazione internazionale che ha ristrutturato quest'edificio. Ma tra un po' dovremo trovarci un'altra sede".
Il centro giovanile è inserito in una rete di centri giovanili con sede in tutta la Bosnia. Particolarmente significativa la relazione con Sanski Most, città a pochi chilometri da Prijedor ma situata in Federazione. Durante la guerra tra le due città è avvenuto un enorme scambio di profughi, in parte 'ricomposto' grazie ai rientri delle minoranze. I due centri giovanili sono stati tra le prime istituzioni delle due città ad avere relazioni, che se ora appaiono per fortuna quasi scontate, nel 1997-1998, quando sono iniziate, non lo erano affatto.
"Per alcuni aspetti la situazione in Bosnia Erzegovina è migliorata molto rapidamente in questi anni" - afferma Mazura - "per altri è ancora totalmente stagnante. Significativi i risultati preliminari di un sondaggio che stiamo promuovendo in questi mesi sull'intero territorio bosniaco. Destinatari i giovani dai 18 ai 28 anni". Mazura allunga un foglio con i primi aggregati dei dati emersi dai questionari. Per ribadire i risultati emersi, ricorda come dalla fine della guerra circa 92.000 giovani hanno lasciato il Paese.
Ed i dati emersi sono senza dubbio preoccupanti. Innanzitutto la dura eredità della guerra: ben il 27% degli intervistati è sfollato, abita cioè ora in un posto dove non abitava prima del conflitto che ha dilaniato la ex-Jugoslavia. Il 7,3% degli intervistati è invece costituito da rientranti, ed il dato, seppur non favorisca certo l'ottimismo, resta significativo. Entrando nel merito della situazione giovanile in BiH, un primo dato sottolinea l'impossibilità per un giovane di garantirsi un'indipendenza dal nucleo famigliare: il 79,8% degli intervistati vive infatti ancora a casa dei genitori. Ed il motivo è presto spiegato: solo il 4,6% degli intervistati ha un lavoro, il 13% ha un lavoro seppur precario, mentre l'81% non ha un lavoro. Preoccupante anche il dato riguardante la percezione dei ragazzi bosniaci rispetto al proprio futuro: il 71% degli intervistati afferma senza esitazioni, che se si presentasse l'occasione, abbandonerebbe la BiH.
Dato che conferma quello emerso da una ricerca effettuata dall' OSCE in Republika Srpska un anno fa. Secondo quell'indagine infatti, il 70% degli studenti delle scuole superiori interpellati era pronto ad abbandonare la Republika Srpska perché temeva, restando, di non poter soddisfare i propri bisogni e aspirazioni. Emerge poi tra i giovani un diffuso malcontento nei confronti dell'operato delle istituzioni: il 55% non è soddisfatti dell'operato della polizia, il 60% per quello delle amministrazioni locali, il 57% non ha fiducia nel sistema giudiziario ed infine massima la sfiducia nell'operato delle istituzioni statali: 69% degli intervistati.
"I primi risultati emersi sono certamente desolanti" - conferma Mazura - "ma per ricostruire la Bosnia occorre ripartire dai giovani", e con orgoglio, seppur mitigato da un pizzico di tristezza, ci accompagna a visitare in quest'anomala 'Dom Pensijonera' tutti i progetti avviati in questi anni dal centro giovanile 'Il Faro'.
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