Il Premier uscente Simeon Sakskoburggotski

Forte incertezza politica dopo le elezioni del giugno scorso in Bulgaria. Dopo la mancata fiducia al governo proposto dai socialisti di Stanisev, sono attualmente in corso le consultazioni politiche per la formazione di un governo presieduto da Simeon Sakskoburggotski, premier uscente.

04/08/2005 -  Marinela Nikolova

I risultati delle elezioni parlamentari, tenutesi in Bulgaria il 25 giugno scorso, hanno messo in una posizione particolarmente difficile il Partito Socialista (BSP), uscito vincitore dal voto. La distribuzione dei seggi in parlamento rende particolarmente difficile ai socialisti la formazione di una coalizione. La Coalizione per la Bulgaria, formata dai socialisti e da una serie di formazioni minori, ha ottenuto 82 seggi, il NDSV dell'ex zar Simeon ha 53 seggi, il DPS, partito della minoranza turca, ne controlla 34,i nazionalisti di Ataka 21, i due partiti di opposizione di destra, ODS e DSB, rispettivamente 20 e 17. Per avere una maggioranza la coalizione di governo dеve pertanto assicurarsi 121 voti.

Ancora prima di ricevere ufficialmente il mandato per la formazione del nuovo governo i socialisti avevano già avviato trattative con il DPS e il NDSV con l'obiettivo di garantirsi una larga e stabile maggioranza di 169 voti, sia per l'approvazione del governo da parte del parlamento che per il suo successivo funzionamento. Dopo quasi tre settimane di difficili negoziati e l'emergere di posizioni contrastanti tra i diversi partiti riguardo alla partecipazione o meno a una coalizione, alla fine non e' stato conseguito l'obiettivo di dare vita a un'alleanza a tre tra BSP, NDSV e DPS. Il 22 luglio il leader del NDSV, nonché premier uscente, Simeon Sakskoburggotski, ha dichiarato ufficialmente che il suo partito non sarebbe entrato in una coalizione guidata dal BSP , né avrebbe sostenuto dall'esterno un suo governo. Sakskoburggotski ha motivato la decisione del suo partito con l'impegno pre-elettorale a non prendere parte a coalizioni con il BSP, ma il rifiuto con ogni probabilità è dovuto all'insoddisfazione per le posizioni offerte al NDSV all'interno del futuro esecutivo, così come al rifiuto da parte dei socialisti di nominare nuovamente Sakskoburggotski come premier. Secondo Sergei Stanisev, leader dei socialisti e incaricato di formare il nuovo governo, gli esponenti del NDSV che hanno assunto le posizioni più aggressive contro il BSP sono stati quelli ai quali non era stato riservato alcun posto all'interno dell'esecutivo, un fatto che dimostrerebbe come la decisione del NDSV sia stata dettata da interessi personali e di gruppo. Il DPS rimane la forza politica che ha più probabilità di fare parte di ogni eventuale futura coalizione, poiché durante gli anni della transizione tale partito ha immancabilmente fatto parte di ogni governo, indipendentemente dall'orientamento politico di quest'ultimo.

Il 24 luglio, due giorni prima del voto in parlamento, il premier incaricato Stanisev ha presentato ufficialmente la composizione del nuovo governo. Dei 18 posti complessivi all'interno del Consiglio dei ministri, cinque venivano assegnati al DPS, tra i quali i ministeri dell'agricoltura, dell'ambiente, del lavoro e delle politiche sociali, cioè i principali destinatari dei fondi europei. Due ministeri venivano assegnati a ex esponenti del precedente esecutivo Sakskoburggotski, noti per i loro legami con la sinistra. Ha destato infine sorpresa la nomina di un noto esponente dell'opposizione di destra come Plamen Oresavski, al quale veniva assegnato un ministero di primo piano come quello delle finanze. I partiti dell'opposizione di destra (ODS, DSB e BNS) hanno dichiarato immediatamente che non avrebbero dato il loro appoggio ad alcun governo di cui facesse parte il BSP, mentre i nazionalisti di Ataka, da parte loro, hanno annunciato che non avrebbero appoggiato alcun governo del quale facesse parte "il partito etnico anticostituzionale DPS". In questa situazione il compito dei socialisti si è fatto eccezionalmente difficile. BPS e DPS dispongono insieme di solo 116 seggi, un numero insufficiente per costituire una maggioranza. I due partiti si sono pertanto messi alla ricerca dell'appoggio di deputati di altri gruppi parlamentari. Le cose sono state ulteriormente complicate dalla procedura in due fasi applicata per l'approvazione dell'esecutivo: con un primo voto il parlamento dà la propria approvazione al premier incaricato, mentre con un voto successivo viene approvata la composizione del governo da egli proposto.

Il giorno fissato per il voto in parlamento, il 26 luglio, il presidente della repubblica Parvanov ha esortato i deputati a esprimere il loro voto secondo coscienza: "E' un momento storico e i deputati non devono essere ostaggi degli interessi di partito". Gli eventi successivi hanno tuttavia dimostrato che i deputati si sono ispirati essenzialmente proprio alle strategie di partito. Al fine di garantirsi spazio di manovra per ottenere i voti di singoli deputati, BSP e DPS hanno proposto che la procedura di voto fosse segreta, scontrandosi tuttavia con l'opposizione di tutti gli altri partiti a una tale soluzione. Alla fine, tuttavia, tre deputati del BNS e un fuoriuscito di Ataka hanno dato il loro sostegno ai proponenti, facendo così passare la soluzione del voto segreto. Come reazione i partiti contrari al voto segreto hanno abbandonato la sala, facendo mancare il quorum necessario. Il giorno successivo hanno adottato un'altra tattica, quella di esibire pubblicamente la scheda di voto prima di inserirla nell'urna, in modo tale da rendere nei fatti pubblica la votazione. Questa tattica ha tuttavia aperto un varco all'approvazione di Stanisev come premier: con un clamoroso colpo di scena, tre deputati di Ataka hanno infatti deciso di non mostrare pubblicamente la loro scheda e, alla fine, la nomina di Stanisev e' stata approvata con una maggioranza risicatissima di un voto. I tre di Ataka sono stati immediatamente individuati come i "colpevoli" dell'avvenuta approvazione di Stanisev. Ma i colpi di scena non sono finiti qui. Nell'atmosfera confusa e surriscaldata del dopo voto, il presidente ad interim del parlamento, il socialista Kornezov, ha invitato in tutta fretta Stanisev a giurare come premier della Bulgaria. Un'idea piuttosto balzana e contraddittoria, visto che la composizione del governo non era ancora stata approvata, ed e' molto strano che un esperto in materia come Kornezov, professore di diritto ed ex membro della corte costituzionale, sia caduto in un errore così grossolano. Stanisev ha giurato e questo atto ha ulteriormente complicato le cose. Il premier in funzione, secondo molti esperti costituzionali, non può votare in parlamento. E senza il voto dello stesso Stanisev, al governo sarebbe venuta a mancare la maggioranza. Dopo una lunga e drammatica nottata di controversie e reciproche accuse, alla fine e' stato deciso che Stanisev avrebbe potuto votare. Ma un ennesimo colpo di scena ha cambiato ancora una volta le carte in tavola: il governo proposto da Stanisev non e' riuscito a ottenere la maggioranza per un pugno di voti. Secondo molti osservatori, sarebbero stati proprio i tre membri di Ataka che avevano fatto passare la nomina di Stanisev a fare mancare i loro voti al suo governo.

Come è tradizione, nel caso in cui il premier incaricato non riesca a ottenere l'approvazione del governo, il presidente della repubblica e' tenuto a conferire il mandato di formare un nuovo governo alla forza politica immediatamente successiva in termini di numero di deputati in parlamento. Nel caso specifico tale forza e' quella del premier uscente, il NDSV. Nel momento in cui scriviamo tale partito si sta consultando con le altre forze politiche, e sembrerebbe orientato a formare un governo con i socialisti, forse addirittura a riproporre un socialista come premier. Ma la serie di colpi di scena che ha contraddistinto il primo mandato suggerisce prudenza nel formulare previsioni. La scena politica bulgara si e' fatta decisamente più instabile dopo le elezioni parlamentari del giugno scorso e questo non solo in termini numerici, ma anche perché sono venuti a cadere molti degli steccati che in precedenza dividevano destra e sinistra. Il solo fatto che gli ex comunisti del BSP e il partito dell'ex zar possano ipotizzare la formazione di una coalizione di governo, che ottengano l'appoggio più o meno occulto di esponenti di un partito nazionalista come Ataka, o di forze di destra come il BNS, e' una dimostrazione di come ogni coalizione sia possibile. E questo vuol dire che ogni nuovo governo potrà facilmente "perdere pezzi" lungo la strada ed essere quindi costretto a dare le dimissioni. Una prospettiva che non facilita certo il cammino della Bulgaria verso l'adesione all'Unione Europea.


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