Preoccupazione in merito alla situazione in Serbia arrivano anche dalla Bulgaria e gli opinionisti iniziano a fare ipotesi sui possibili mandanti.
L'assassinio del Premier serbo Djindjic era sulle prime pagine di tutti i giornali della Bulgaria. "Condanniamo fermamente il brutale assassinio del Primo ministro serbo" ha affermato Lyubomir Todorov, portavoce del Ministero degli esteri, lo stesso giorno dell'attentato. "Un fatto ancora più allarmante se si considera che la Serbia non è ancora stata in grado di eleggere un proprio Presidente" ha fatto eco il presidente della commissione parlamentare bulgara sulla sicurezza interna, Vladimir Donchev, parlamentare del partito di Simeone II.
"Quanto accaduto in Serbia sicuramente causerà una mobilitazione della comunità democratica serba e rinforzerà la lotta alla criminalità organizzata" è stato invece il commento di Ognyan Minchev, rinomato analista politico. "L'assassinio di Djindjic e quello di poco precedente del miliardario bulgaro Pavlov sono dirette conseguenze e caratteristiche della transizione nell'est Europa. L'unica forza veramente organizzata nell'area balcanica è quella della criminalità organizzata. Controlla enormi fette dell'economia e condiziona fortemente il mondo politico" aggiunge Minchev che poi prosegue ricordando come a suo avviso "è possibile fare un confronto tra i due omicidi perché vi è una situazione di base comune: la debolezza delle istituzioni statali".
Ed intanto il discusso generale Boiko Borissov, segretario generale del Ministero degli interni, ha affermato che i servizi segreti bulgari starebbero valutando la pista serba per arrivare ad individuare gli assassini di Pavlov.
Uno dei maggiori esperti bulgari sull'ex-Jugoslavia, Velizat Enchev, ritiene che il motivo alla base dell'eliminazione di Djindjic sia la volontà di quest'ultimo di collaborare con il Tribunale dell'Aja. E' stato infatti proprio Djindjic, fa notare Enchev, che ha fortemente voluto la consegna di Milosevic all'Aja.
"I mandanti sono da ricercarsi nell'ambiente ultranazionalista e granserbo" ha affermato ad una televisione bulgara Adem Demaci "Djindjic è stato il primo politico serbo a comprendere che il Kossovo non poteva essere 'messo sotto' dalla Serbia con la forza. Djindjic è stato vittima del suo coraggio politico di immaginare un Kossovo indipendente".
"Tutte le misure di sicurezza necessarie sono state prese in seguito all'omicidio Djindjic" ha assicurato Georgi Petkanov, Ministro degli interni. E dal capo della polizia di frontiera, Valeri Gligorov, arriva l'invito alle autorità serbe di prendere in considerazione l'indicazione bulgara che 300 della 1000 persone di cittadinanza serba che hanno varcato il confine con la Bulgaria in seguito all'omicidio potrebbero corrispondere all'identikit dell'assassino.
In Bulgaria Djindjic era vicino al partito di destra UDF (Unione delle forze democratiche). Nell'inverno delle grandi proteste contro il regime di Milosevic, tra il 1996 ed il 1997 i leader dell'opposizione bulgara capeggiata dall'UDF visitarono la capitale serba per dare il proprio sostegno alle proteste contro il regime. E le proteste in Serbia diedero il via a proteste simili in Bulgaria contro il governo guidato allora da Jean Videnov, del Partito socialista bulgaro. Nel 1997 l'opposizione bulgara riuscì a causare la caduta del governo ma non è accaduto così in Serbia. Al funerale di Djindjic hanno annunciato la propria presenza il leader dell'UDF Nadezhda Mihailova e Stefan Sofiansky, sindaco di Sofia.
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