Bulgaria: quasi sicure nuove elezioni
15 luglio 2022
Col terzo round di consultazioni con le forze politiche, annunciato per oggi dal presidente bulgaro Rumen Radev, va in scena l’ultimo tentativo di salvare l’attuale parlamento ed evitare nuove, ennesime elezioni anticipate, dopo che a giugno l’esecutivo riformista del premier Kiril Petkov era stato affossato da divisioni nella compagine di governo sfociate in un voto di sfiducia il 22 dello stesso mese.
Come da dettato costituzionale, i primi due tentativi di trovare una nuova maggioranza sono stati affidati ai due primi partiti, il movimento “Continuiamo il cambiamento” di Petkov, che però ha dovuto constatare l’impossibilità di risolvere la crisi, e GERB - la principale forza di opposizione dell’ex premier Boyko Borisov - che ha restituito in tutta fretta il mandato chiedendo nuove consultazioni.
E la strada di nuove elezioni anticipate sembra, al momento, quella più probabile: il terzo tentativo dà al presidente Radev mano libera nello scegliere a chi affidare il mandato, ma le geometrie parlamentari non danno molte speranze di una soluzione nell’ambito dell’attuale legislatura. Già si ragiona ad alta voce delle possibili date del voto: la scelta più probabile sembra essere inizio ottobre – a fine settembre ci sono alcune festività – per assicurare la maggior partecipazione possibile al voto.
I cittadini bulgari hanno perso il conto di quante volte sono stati chiamati alle urne negli ultimi due anni e il timore, non espresso ma palpabile, è che la stanchezza e la disillusione accumulate possano portare a livelli di partecipazione pericolosamente anemici (nelle ultime elezioni, quelle del novembre 2021, l’affluenza si è fermata al 38%).
Ogni previsione su possibili risultati elettorali è naturalmente prematura: soprattutto in fasi turbolente - come quella attuale - la politica bulgara ci ha abituato a sorprese e colpi di scena, come dimostrato dal successo raccolto da “Continuiamo il cambiamento” soltanto pochi mesi dopo la sua creazione.
Gli ultimi sondaggi danno una sostanziale parità tra il partito di Petkov e GERB, che si giocheranno la partita per diventare prima forza nel prossimo parlamento. Se si dovesse votare oggi, con tutta probabilità nell’assemblea nazionale dovrebbero entrare anche i socialisti, che sono riusciti a fermare l’emorragia di voti dal partito e il Movimento i Diritti e le Libertà (DPS), tradizionale punto di riferimento per la comunità turca in Bulgaria, così come i riformisti liberali di Bulgaria democratica.
Altri due movimenti, entrambi con forti sentimenti filo-russi, hanno buone possibilità di superare la soglia di sbarramento del 4%: i nazionalisti euro-scettici di “Rinascimento” e il neonato “Crescita bulgara”, voluto dall’ex ministro della Difesa Stefan Yanev, cacciato da Petkov proprio per le posizioni vicine a Mosca espresse dopo l’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina.
Sembra invece affossato il progetto politico “C’è un popolo così” del cantante e showman Slavi Trifonov - partito di maggioranza relativa dopo le elezioni del luglio 2021 - che viene dato oggi fuori dai giochi. La linea di Trifonov, ondivaga e spesso opaca, è culminata con la decisione di mettere la parola fine al governo Petkov, dopo diverbi sui rapporti con la Macedonia del nord e sulla gestione del budget: una scelta controversa che ha portato alla spaccatura del partito e, evidentemente, alla perdita di fiducia da parte del proprio elettorato.