Giornalisti famosi, politici influenti, servizi segreti. Sono questi i protagonisti di una storia di ricatti, nomi in codice, confessioni in tv. Resi pubblici i vecchi dossier della "Darzhavna Sigurnost", lo spionaggio del regime comunista
Giornalisti famosi, politici influenti, servizi segreti. Sono questi i protagonisti di una storia di ricatti, nomi in codice, confessioni in tv e vecchi dossier della "Darzhavna Sigurnost", lo spionaggio del regime comunista, che in questi giorni sta mettendo a soqquadro i piani alti dell'establishment giornalistico e politico bulgaro, e che per l'ennesima volta apre il dibattito all'interno della società e delle forze politiche su che cosa fare degli archivi segreti ereditati dal passato sistema.
Martedì 16 maggio il ministro degli Interni Rumen Petkov, del Partito Socialista Bulgaro (BSP) annuncia alla televisione l'apertura di una parte degli archivi della "Darzhavna Sigurnost". Il giorno stesso Angelina Petrova, giornalista della rete televisiva "b- Tv", fa recapitare al ministero dell'Interno la richiesta di poter accedere al suo dossier, insieme a quello di altri nove giornalisti che oggi occupano posizioni chiave del sistema mediatico del paese. La Petrova motiva la sua richiesta sostenendo che "bisogna confermare o smentire definitivamente le voci secondo le quali alcuni di loro siano stati agenti dei servizi segreti".
Tra i giornalisti interessati, Georgi Koritarov, ex repoter di Radio Europa Libera e attualmente conduttore, su Nova Televiziya, di uno dei programmi televisivi di approfondimento più seguiti, Tosho Toshev, caporedattore del quotidiano Trud, Ivo Indzhev giornalista e conduttore di "b-Tv" e altri volti noti del giornalismo bulgaro, come Ivan Garelov, Kevork Kevorkyan, Polya Stancheva.
Il giorno successivo alla Petrova viene concesso di accedere ai dossier della "Darzhavna Sigurnost", mentre il ministero degli Interni si affretta a comunicare che quattro dei nomi citati risultano presenti negli archivi. Si tratta della stessa Petrova e di Indzhev, indicati come collaboratori secondari, di Kevorkyan, di cui però si conserva solo il cartellino di riconoscimento con il nome in codice "Dimitar" e di Koritarov, alias "Albert", di cui invece esiste ancora l'intero incartamento.
La tempesta si abbatte soprattutto su Koritarov, che in quei giorni prende parte al Meeting interazionale dei media ulgari all'estero di Chicago. Il sociologo Andrey Raychev lo accusa di essere un "aborto morale" e di aver rovinato la vita a suo fratello Vladimir e ad altre 12 persone con le sue delazioni, avvenute all'inizio degli anni '80, quando frequentavano insieme la facoltà di lingue slave dell'università di Sofia. Su internet, alla pagina www.donosnik.hit.bg, compaiono presto le copie dei rapporti presentati da "Albert", ossia Koritarov, messe in rete proprio da Raychev.
Giochi di potere
Mentre i fantasmi del passato sembrano tornare a vivere, insieme alle pagine col timbro rosso "strogo sekretno" (top-secret), le modalità tutt'altro che limpide con cui i dossier sono stati resi pubblici fanno pensare più ad una resa dei conti all'interno delle sfere di potere, piuttosto che alla volontà di fare finalmente luce su una delle pagine più delicate e difficili del passato recente.
Secondo Atanas Atanasov, dei Democratici per una Forte Bulgaria (DSB), partito dell'opposizione di destra, si tratterebbe di una vera e propria manovra del ministro Petkov, ideata "per sistemare personaggi scomodi come Koritarov, che criticano il ministero degli Interni e distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica dalle forti critiche ricevute dalla Commissione Europea su magistratura e lotta alla criminalità". Il settimanale Kapital parla di fonti interne allo stesso BSP, secondo le quali l'operazione sarebbe stata pianificata da tempo, e la richiesta di accesso agli archivi della Petrova non sarebbe casuale, ma parte della macchinazione.
Anche il presidente Georgi Parvanov e il primo ministro Sergey Stanishev, compagni di partito del ministro Petkov, esternano in occasioni diverse il proprio disappunto. "Queste polemiche non sono necessarie per la Bulgaria, perché vanno a rovistare nel passato senza alcun criterio di sufficiente chiarezza", ha dichiarato Stanishev, che ha proposto la distruzione completa di tutte le informazioni secretate.
L'intera vicenda si è ulteriormente complicata quando Nikolay Barekov, forse oggi il giornalista televisivo più famoso, conduttore del programma di informazione "Tazi sutrin" (Stamattina), in onda su "b-Tv", ha richiesto al ministero degli Interni informazioni sui dossier dei principali attori della scena politica bulgara, mentre il DSB ha insistito perché lo stesso presidente Parvanov confessasse o meno le voci sulla sua collaborazione ai servizi sotto lo pseudonimo "Gotze".
Il ministro Petkov ha risposto, dichiarando che per nessuno dei membri del governo, come per il presidente Parvanov, è stato rinvenuto alcun documento compromettente. Allo stesso tempo però, il parlamentare dell'Unione delle Forze Democratiche (SDS) Metodiy Andreev, ex presidente della commissione parlamentare sulle informazioni riservate, ha reso noto in una sua intervesta a Darik Radio, che uno dei protagonisti dell'attuale coalizione di governo, il leader del Movimento per le Libertà e i Diritti (DSP) Ahmed Dogan, e il suo compagno di partito e vicepresidente del parlamento, Yunan Lyufti, sarebbero stati agenti sotto i nomi di "Sava" e "Sider".
Che cosa fare degli archivi?
Almeno a parole, tutti sono a favore della completa e definitiva apertura degli archivi della "Darzhavna Sigurnost", con l'eccezione di un'ala consistente del partito socialista.
Ivan Kostov, ex primo ministro ed oggi leader dei Democratici per una Forte Bulgaria (DSB), ha presentato un progetto di legge per la creazione di una commissione speciale sul tema dei dossier, anche se in molti lo criticano per non ave affrontato il problema quando era al governo.
Anche il procuratore generale Boris Velchev si è detto a favore dell'apertura. "Sono stufo di sentir dire che tutto quello che è successo negli ultimi 15 anni dipende in un modo o dall'altro dai servizi segreti. E' ora di scoprire se è vero oppure no", ha dichiarato Velchev, citato dall'agenzia Mediapool.
A favore dell'apertura si è dichiarata anche la stampa, per mezzo dell'Associazione degli Editori in cui l'organizzazione insiste perché, come prevede la legge "vengano resi pubblici tutti i documenti dei servizi segreti che non siano più coperti dal segreto di stato", compresi tutti i documenti precedenti al 1989.
Il dramma personale di Georgi Koritarov
Quello che per l'opinione pubblica è un acceso dibattito, per Georgi Koritarov si è trasformato in un dramma personale. Tornato dagli Stati Uniti, il giornalista è apparso di fronte agli spettatori di Nova Televiziya e, visibilmente scosso, ha raccontato la sua verità.
Ha confessato di essere stato reclutato dalla "Darzhavna Sigurnost", ma ha spiegato di averlo fatto in seguito al ricatto, ed ai sensi di colpa verso la Bulgaria, nati dopo essere riuscito a farsi congedare in anticipo dal servizio militare dove, ha detto, "venivo tormentato", grazie ad una falsa diagnosi di epilessia.
Scoperto, sarebbe stato messo di fronte a due alternative: andare in prigione oppure "essere utile al paese", attraverso la collaborazione con i servizi segreti. Koritarov avrebbe lavorato nel controspionaggio internazionale su Jugoslavia, Romania e Cina. Uno dei "giovani dirigenti comunisti", contattati dall'allora agente "Albert", ha rivelato in diretta Koritarov, è l'attuale numero uno dell'opposizione montenegrina Predrag Bulatović.
Koritarov ha rivolto le sue scuse "a tutti coloro a cui ho potuto causare problemi e difficoltà durante la mia collaborazione con i servizi" così come alla Romania, alla Cina e all'ex Jugoslavia. "Ho lavorato contro i servizi segreti jugoslavi pensando di farlo per la Bulgaria, ma ho scoperto che le cose non stanno così", ha dichiarato Koritarov alla fine della sua confessione in diretta.
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