Errori del passato e prospettive future, scandalo delle intercettazioni e politica fiscale. Alla vigilia delle elezioni in Bulgaria di domenica 12 maggio il corrispondente di OBC ha incontrato Tomislav Donchev, ministro ai Fondi europei nell'esecutivo GERB del ex-premier Boyko Borisov
Classe 1973, Tomislav Donchev è laureato in filosofia. E' stato insegnante di scuola superiore a Veliko Tarnovo, e in seguito redattore di "Radio Gabrovo". Dopo aver lavorato per tre anni nell'istituto "Open Society", nel 2007 è stato eletto sindaco di Gabrovo nelle liste di GERB, progetto politico di centrodestra fortemente incentrato sulla figura carismatica di Boyko Borisov. Nel marzo 2010 viene nominato dallo stesso Borisov ministro senza portafoglio ai Fondi europei.
Queste elezioni anticipate arrivano dopo le dimissioni del governo Borisov, arrivate in seguito a proteste di massa provocate soprattutto dalle difficoltà economiche nel paese. Quali errori ha commesso in questo settore GERB negli anni al governo?
Ogni opera umana è per definizione imperfetta, e quella del governo non fa eccezione, nonostante i molti successi di GERB nel campo delle infrastrutture, dell'utilizzo dei fondi europei e nel controllo sul loro utilizzo. Errori sono stati commessi nella comunicazione politica, nella scelta dei quadri e in alcune scelte di politica reale. Dette questo, non bisogna dimenticare che GERB ha dovuto governare in un periodo di grave crisi economica internazionale, su cui il governo bulgaro aveva ben poco potere di influire. Abbiamo avuto problemi nel livello generale delle entrate delle famiglie e una crescita della disoccupazione, fenomeno che non ha riguardato però soltanto la Bulgaria.
Che tipo di politiche proponete in un eventuale nuovo mandato?
Al momento i temi dell'occupazione e dell'aumento dei salari sono centrali. A differenza di alcuni tra i nostri rivali politici, non crediamo però che lavoro e denaro possano essere creati attraverso un maggiore intervento dello stato nella redistribuzione delle risorse, cioè con l'aumento delle tasse e la creazione di occupazione assistita. L'unico modo per raggiungere gli obiettivi è far crescere l'economia. Lo stato, ancor prima di aiutare attivamente l'imprenditoria, deve trovare il modo di non metterle i bastoni fra le ruote. Nel nostro programma abbiamo molte misure concrete per diminuire e semplificare le procedure amministrative cui sottostanno le imprese. Ad esempio, la restituzione dell'IVA entro sette giorni. Anche l'uso appropriato dei fondi europei previsti per lo sviluppo regionale, che nel prossimo bilancio UE 2014-2020 dovrebbero toccare i 3,5 miliardi di leva (1,8 miliardi di euro) rappresenta un elemento importante.
Eppure una delle principali accuse a vostro carico da parte degli avversari politici è proprio quella di aver soffocato piccole e medie imprese attraverso controlli e procedure amministrative che creano le condizioni per la corruzione nella pubblica amministrazione...
Non voglio dare troppo peso alle affermazioni fatte in campagna elettorale. La verità è che fin dall'inizio il nostro governo ha spinto gli organi di controllo ad un'azione molto più seria. Se prima le regole valevano soltanto per alcuni, ora valgono per tutti. Al tempo stesso non posso negare che, nel suo sforzo di far applicare le norme, siano queste nazionali o europee, l'amministrazione “pesa” sulle attività delle imprese, e buona parte del tempo e delle energie di chi investe e crea lavoro sono oggi disperse nella comunicazione con la pubblica amministrazione. Anche in questo campo, si può fare molto, a partire da una reale implementazione dell'e-governance, che io penso realizzabile in due anni, passo che ridurrebbe i tempi di reazione delle istituzioni, assicurando al tempo stesso piena trasparenza negli atti dell'amministrazione.
Avete già avuto quasi quattro anni a disposizione. Perché i risultati non sono arrivati?
Premettendo che la riforma dell'amministrazione in questi anni non è stata di mia diretta competenza, credo che in questo campo siano stati intrapresi passi molto importanti, come la fusione di diverse istituzioni ridondanti, la riduzione del numero dei dipendenti pubblici e la creazione di regole chiare sulla loro retribuzione. Evidentemente il tempo e le energie non sono stati sufficienti perché gli effetti di queste misure potessero essere avvertite pienamente da cittadini e imprese. Credo, però, che i tempi siano maturi per passare a questa seconda fase.
Al momento è difficile pronosticare il risultato delle prossime elezioni. Sembra però probabile la necessità di un governo di coalizione: in questo caso GERB dovrà probabilmente impegnare personalità meno divisive dell'ex primo ministro Borisov. Alcuni fanno già il suo nome come possibile futuro premier...
Al momento GERB non fa alcun ragionamento nella direzione di eventuali configurazioni, alleanze e coalizioni. Anche perché, mentre nel resto d'Europa la cultura politica dei governi di coalizione è ben rodata, in Bulgaria le esperienze precedenti hanno lasciato ricordi amari e la sola parola “coalizione”, è di solito connotata dagli elettori in senso estrememente negativo. In Bulgaria, poi, maggioranze formate da partiti diversi hanno incontrato seri problemi nell'assumersi la responsabilità delle decisioni prese e, in caso di difficoltà, si assistito più volte ad un triste gioco allo scaricabarile.
In caso di vittoria, insisterete nella politica economica e fiscale di austerità, che è costata a GERB la fine anticipata del mandato?
Non è possibile mettere in dubbio disciplina fiscale e conti pubblici in equilibrio. Lo stato bulgaro non può spendere più di quanto incassa: l'unico modo per aumentare la spesa pubblica sarebbe accumulare debito. La Bulgaria oggi ha un livello estremamente basso di indebitamento, intorno al 16% del PIL. In questo contesto, un ricorso a prestiti sarebbe possibile ma, a nostro modo di vedere, moralmente inaccettabile, perché scaricherebbe il peso della restituzione sulle spalle delle generazioni future. Per questo GERB è assolutamente contrario a nuovi debiti per coprire le spese correnti. Gli unici campi in cui siamo pronti a discutere eventuali deroghe sono lo sviluppo infrastrutturale e l'istruzione. Detto questo, anche la disciplina, a mio modo di vedere, può avere “un volto umano”, e probabilmente da questo punto di vista non siamo stati abbastanza efficaci negli anni passati.
Punto dolente delle proteste dei mesi scorsi, gli alti prezzi dell'energia e la richiesta di spezzare i monopoli o oligopoli che dominano il settore...
Non siamo stati noi a porre le basi per i problemi che hanno portato alla situazione attuale, queste hanno radici molto più profonde. La bomba, però, per così dire, è scoppiata nelle nostre mani... Per avere un'energia più economica, ci sembrano però assurde le proposte di ri-nazionalizzazione fatte in queste settimane da vari attori politici. Si tratta di una soluzione utopistica e fuori dal tempo in un paese membro dell'UE, e darebbe un segnale estremamente negativo agli investitori stranieri. Sono convinto che, al contrario, il miglior antidoto ai monopoli sia una concorrenza funzionante: bisogna quindi portare a termine il processo di liberalizzazione del settore, accompagnandola con un più efficace controllo pubblico.
Questa campagna elettorale è stata profondamente segnata dallo scandalo delle intercettazioni [vedi box]. Come spiegherebbe a un nostro lettore quanto avviene oggi in Bulgaria?
Per me è davvero difficile commentare quanto sta accadendo. E' uno scenario che, più che ricordare i momenti più bui della transizione, riporta a quelli più tristi del regime comunista... Oggi la speranza, a mio modo di vedere, è riposta in toto negli organi di giustizia, che devono far luce al più presto su chi, come, quando e perché ha spiato le personalità più importanti del governo, premier incluso. Al momento, le risposte a queste domande restano estremamente fumose. La verità su questa pagina vergognosa è assolutamente necessaria per l'intera società bulgara. Nel frattempo, però, questo scandalo ha già avuto un effetto fortemente deleterio: ha negato ai cittadini bulgari una campagna elettorale con un dibattito serio e aperto sui problemi più pressanti, soprattutto in campo economico, che il paese deve affrontare e risolvere nei prossimi anni.
Secondo lei lo scandalo avrà conseguenze sull'esito del voto?
La serie di scandali di cui siamo testimoni avrà sicuramente effetto sui risultati elettorali. Almeno in parte, assisteremo ad un calo di motivazione e ad una possibile erosione del nostro elettorato. Non ne sopravvaluterei però le ricadute: durante la campagna l'interesse degli elettori che ho incontrato nelle strade e nelle piazze della Bulgaria era focalizzato in altre direzioni: occupazione, sviluppo, crescita.
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