Bollette sbagliate, distribuzione a 390 volt al posto dei canonici 220 e molti impianti elettrici saltati. Le aziende elettriche straniere sono nell'occhio del ciclone. I cittadini protestano e c'è chi chiede che il servizio di distribuzione dell'energia elettrica venga rinazionalizzato
Le compagnie per la distribuzione dell'energia elettrica in Bulgaria sono nell'occhio del ciclone da settembre, da quando cioé è venuto a galla che la compagnia ceca "CEZ", quella austriaca "EVN" e la tedesca "E.ON" avevano inviato ai propri utenti delle bollette maggiorate. La Commissione statale per l'Energia e le Acque, dopo un controllo effettuato lo scorso 14 dicembre, ha annunciato che durante i mesi di settembre e ottobre le società distributrici proprietà della CEZ hanno inviato bollette sbagliate nelle zone di Sofia città, Sofia provincia e Pleven. Lo stesso ha fatto due mesi fa la EVN, maggiorando i consumi di 17 villaggi nell'area di Plovdiv. A causa di questi errori entrambe le società sono state multate per 100mila leva (50mila euro) dalla stessa Commissione e dal Comitato Antitrust.
Ottobre e novembre sono stati mesi difficili anche per la "E.ON" Bulgaria, che ha diffuso elettricità alla potenza record di 390 volt, bruciando buona parte delle apparecchiature elettriche nella città di Shumen. Nonostante la promessa fatta dalla società di risarcire i danni, lo scontento degli utenti, dovuto anche a numerosi black-out che nella regione nord orientale del paese, è sfociato in una protesta di piazza che ha avuto luogo a Varna alla fine di novembre. Alcuni deputati hanno proposto una rinazionalizzazione del servizio, mentre su vari media comparivano commenti che definivano un fallimento e un'utopia la privatizzazione dei servizi energetici in Bulgaria.
A Varna i dimostranti, circa duecento secondo gli organi di polizia, si sono scagliati contro gli uffici dell' Elektrorazpredelenie (la società che distribuisce l'energia). La protesta è stata organizzata dal partito di opposizione VMRO insieme ad alcune Ong locali al grido di "Riaccandiamo l'elettricità a Varna!". I cittadini, scontenti della qualità del servizio ed esasperati dai black-out e dalle bollette maggiorate, hanno protestato gridando "Basta con la schiavitù elettrica", "Basta con il genocidio elettrico, vogliomo energia a 220 volt!", "E.ON, fuori da Varna!", chiedendo che fosse reso pubblico il contratto di privatizzazione del servizio. I dimostranti hanno anche gridato "Chi è che paga le bollette degli zingari?" chiedendo di avere informazioni anche sui debiti verso la società del quartiere rom di Maxuda.
I manifestanti hanno rotto un vetro all'ingresso dell'Elektrorazpredelenie nel tentativo di entrare negli uffici per presentare una petizione, ma la polizia è intervenuta ristabilendo l'ordine. Alla compagnia sono arrivate migliaia di lettere di protesta per le bollette aumentate.
Secondo Daniela Yaneva, coordinatrice del Sindacato Indipendente dell'Energia a Varna, la compagnia statale bulgara è stata venduta ai tedeschi di "E.ON" per soli 140,7 milioni di leva, pur avendo un valore di più di un miliardo. Nel frattempo 1100 dipendenti sono stati licenziati, mentre altri 400 sono stati costretti a firmare delle "volontarie" dimissioni.
VMRO contro "E.ON"
Il leader di VMRO, Krasimir Karakachanov, ha posto seri dubbi sulla privatizzazione delle compagnie statali di distribuzione dell'elettricità. Il VMRO proporrà la revisione del contratto con la "E.ON" per stabilire se la società tedesca viola i diritti dei consumatori bulgari. Secondo il partito licenziamenti, bollette gonfiate e appropiazione del capitale statale rappresentano un vero e proprio genocidio nei confronti dei Bulgari. Lo stesso Karakachanov ha accusato la "E.ON" di aver provato a corrompere politici bulgari per fermare la protesta.
La compagnia tedesca ha subito inviato una lettera al procuratore generale, ricusando ogni accusa. "Un pessimo contratto ha portato a licenziamenti di massa e a stipendi d'oro per gli stranieri", ha scritto il quotidiano Standart. Secondo Karakachanov il personale tedesco della "E.ON" percepisce un salario di 8mila euro, 15 volte di più del personale bulgaro con stessa qualifica. Per il leader del VMRO il punto più dolente di questa storia è nel modo in cui sono stati stipulati i contratti di privatizzazione. In primo luogo gli investimenti fatti dallo stato nelgi ultimi 5 anni, come il rinnovo della rete, non sono stati inclusi nel prezzo della privatizzazione. I contratti, inoltre, non obbligano gli acquirenti ad effettuare ulteriori investimenti, cosi' che questi godono dei profitti, ma non devono riammodernare o riparare la rete.
In definitiva, secondo Karakachanov questi contratti sono convenienti solo per gli acquirenti, e fanno parte integrante della strategia di sploliazione dello stato attraverso privatizzazioni facili. "Il VMRO", ha dichiarato il suo leader, "non permetterà che i bulgari siano trattati alla stragua di aborigeni, che gli investitori stranieri possono imbrogliare con banane e specchietti".
Da parte sua Markus Kaune, vice presidente dell' "E.ON" Bulgaria, ha sostenuto che le accuse sono populismo bello e buono. Kaunas ha dichiarato che la compagnia ha pagato i 55 milioni di leva accumulati dalle due società che ha rilevato, mentre i licenziamenti e le dimissioni sono sono stati portati a termine dopo un accordo con i principali sindacati bulgari.
La Commissione statale per l'Energia e le Acque ha provveduto a 20 ispezioni sulla "E.ON" a causa dei black-out a Varna. Lo standard dei 220 volt, secondo Kostantin Shushulov, presidente della commissione, non viene mantenuto a causa delle cattive condizioni della rete e dell'aumento degli utenti. La "E.ON" dovrà provvedere ad un servizio di riparazioni d'urgenza non-stop, altrimenti verrà multata di 20mila leva.
Lottare contro il monopolio
All'inizio del 2005 "E.ON" Bulgaria, ramo di "E.ON Energie AG", la più grande compagnia privata europea per la distribuzione dell'energia elettrica, ha acquistato il 67% delle compagnie di distribuzione di Varna e Gorna Oryahovitza. Attualmente serve circa 1,1 milioni di utenit nella Bulgaria nord-orientale, attraverso 40mila chilometri di rete.
Ma perché "E.ON" fornisce un servizio scadente? Alcune risposte possono essere trovate nell'analisi fatta dall'Istitute for Market Economics sulle compagnie elettriche. L'idea iniziale era quella di privatizzare prima le compagnie di distribuzione, poi quelle produttrici e infine l'intero settore. La realizzazione della seconda fase del progetto, però, è stata ritardata. In queste condizioni le società distributrici possono cercare di recuperare i propri investimenti soltanto cercando di aumentare la raccolta delle bollette, facendo salire i prezzi senza ulteriori invetimenti e risparmiare sulle spese, comprese quelle di mantenimento della rete.
Di fatto le compagnie di distribuzione non possono scegliere i produttori da cui rifornirsi, ma devono sottostare al monopolio della NEK, la compagnia elettrica nazionale, che ha un'infrastruttura vecchia e inefficiente, soprattutto nelle aree che hanno visto una crescita delle richieste di energia. Il controllo da parte di un organismo statale sembra necessario per regolare i prezzi, i contratti e le relazioni tra compagnie e produttori.
Nel frattempo gli utenti sono indifesi, e non riescono a far valere i propri diritti, visto che le regole sono rimaste quelle risalenti al monopolio pubblico. Anche le organizzazioni dei consumatori sono armi spuntate, visto che di fatto vengono finanziate dal governo. In quest condizioni, che cosa può fare un cittadino, che non può né cambiare il produttore né la società di distribuzione dell'energia?
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