A Kerbala il contingente bulgaro è disorientato. Si sente abbandonato dagli alleati ed alla mercé dei miliziani sciiti. Sempre di più affermano: andiamocene, siamo degli invasori.
Da Sofia scrive Tanya Mangalakova
Cinque soldati bulgari sono stati feriti durante la rivolta sciita di Serbala. Lo scorso 8 aprile l'imam radicale Moqtada Sadr ha intimato alle truppe polacche e bulgare di lasciare la città entro tre giorni. Altrimenti troveranno solo morte. "Non prestate attenzione a questo ultimatum. Arriva da una minoranza di estremisti", le affermazioni dell'Ambasciatore USA a Sofia James Pardew. Intanto 120 soldati USA sono stati mandati a Kerbala in risposta alla richiesta di aiuto bulgara, lo ha riportato il Ministro degli esteri bulgaro Salomon Passy.
Ufficialmente i politici bulgari , il governo ed il Presidente hanno dichiarato che i 450 militari bulgari rimarranno a Kerbala ma si è sicuramente discusso anche della possibilità di ritirare il contingente dall'Iraq. Ed appelli in questo senso sono stati riportati da molti quotidiani.
Snobbati dagli alleati
Mentre il quotidiano 24 Chassa riporta di un piano per evacuare i soldati dall'Iraq il Presidente Georgi Parvanov ha riunito d'urgenza i vertici militari. All'incontro non si sarebbe però discussa l'opzione del ritiro del contingente. C'è però la sensazione che gli alleati snobbino il contingente bulgaro in Iraq e, secondo fonti non ufficiali, i bulgari non sarebbero a conoscenza di quali siano le intenzioni dei partner di coalizione. Il Partito socialista bulgaro (BPS)ha insistito sulla necessità che i bulgari abbandonino immediatamente la città di Kerbala dove la loro sicurezza non è affatto garantita a causa della totale impreparazione del Ministro della difesa e degli esteri ad affrontare la situazione in Iraq. Lo ha affermato Rumen Petkov, vice-segreatrio del BPS. C'è inoltre grandissima preoccupazione per l'imminente pellegrinaggio a Kerbala, città ritenuta santa dagli sciiti. Si aspettano da 1 a 4 milioni di pellegrini. Ad esprimerla il genrale Nikola Kolev, a capo delle forze armate bulgare.
A Kerbala i bulgari, da soli
A Kerbala i bulgari si sentono accerchiati. Controllano la loro base Kilo, il municipio (vuoto) ed un deposito di munizioni. Il resto della città è nelle mani dei miliziani di Sadr. Secondo il quotidiano Sega un ritiro da Kerbala è molto difficile. La base più vicina è quella polacca, ma non vi sarebbe sufficiente spazio anche per il contingente bulgaro. Troud afferma in un articolo che i bulgari sono stati abbandonati a Kerbala. Afferma inoltre che un migliaio di sciiti armati avrebbero circondato la base bulgara. Ma, secondo un mediatore nei negoziati tra i bulgari e le milizie di Sadr, dal 6 aprile ai miliziani sarebbe stato dato l'oridne di non sparare sul contingente bulgaro. I contatti tra i due contendenti sarebbero stati garantiti da due influenti leader kurdi uno dei quali, Heilara Saleh, avendo vissuto a lungo in Bulgaria ha anche il passaporto bulgaro. Questi avrebbero contattato Muafak Rubayi, n membro sciita del consiglio direttivo ad interim che sta governando la città. Secondo la stessa fonte oramai sono in molti a considerare i bulgari alla stregua dei soldati americani, dopo che i primi hanno partecipato agli scontri armati del 5 aprile scorso.
Appelli per il ritiro
Il 9 aprile scorso il quotidiano Sega riporta un invito al Premier Simeone di Sassonia Coburgo Gotha a ritirare immediatamente dall'Iraq il contingente bulgaro. Nell'articolo (a disposizione sul sito tradotto da Notizie Est, ndt) si sottolinea come la situazione in Iraq sia fuori controllo e che la censura USA è così forte che è difficile capire cosa stia realmente avvenendo. Le poche informazioni che arrivano invece dal contingente bulgaro descrivono una situazione oramai disperata di un Iraq sulla soglia della guerra civile. "Il nostro stato è costruito in modo tale che è il premier a dovere prendere la decisione di ritirare il contingente e di farlo tornare in Bulgaria. Ma poiché ormai sappiamo quanto è lesto Sakskoburggotski nel prendere le sue decisioni, la cosa più probabile è che i nostri a Kerbala diventeranno un capro espiatorio", scrive il giornalista di Sega Georgi Gotev. Lo stesso giorno Petio Blaskov, capo redattore del quotidiano Monitor, richiede in un suo articolo titolato "Noi, invasori, dobbiamolasciare subito l'Iraq!" che i soldati bulgari che partecipano all'occupazione dell'Iraq lascino subito il Paese e pongano termine alla loro missione vergognosa. "Sono degli invasori e questa è la giusta e sporca parola che dobbiamo utilizzare", scrive Blaskov.
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