Miro - di Francesco Martino

Cunicoli, cantine, fogne. C'è un'intera città nel sottosuolo della capitale della Bulgaria. E vi vivono migliaia di persone. Sono coloro i quali sono rimasti schiacciati dalla transizione. La prima di due puntate di un reportage di Tanya Mangalakova

27/02/2006 -  Tanya Mangalakova Sofia

Gena - di Francesco Martino

Mentre la Bulgaria si appresta ad entrare nell'Unione Europea, migliaia di senzatetto popolano le strade di Sofia, chiedendo l'elemosina o vagando da cassonetto a cassonetto, alla ricerca di cibo e di qualche vestito. Il numero dei senzatetto è cresciuto bruscamente negli ultimi quindici anni, alimentato dalle difficoltà economiche della transizione. Uomini, donne e bambini vivono nel sottosuolo della città, nei lunghi tunnel dove passano le condutture della "Toplofikatzya Sofia", oppure in edifici abbandonati. In genere sopravvivono raccogliendo scatole di cartone che rivendono a 7 "stotinki" al chilo, (circa 3 eurocent) o ferro vecchio ( 20 "stotinki" al chilo).

In gennaio il quotidiano "Standart" ha pubblicato una serie di reportage sul "popolo del sottosuolo". Vladimir Yonchev, giovane reporter del giornale, non si è limitato però a raccontare la storia di questi emarginati, ma è riuscito a portare il neo sindaco di Sofia, Bojko Borisov a guardare da vicino le condizioni di vita di chi vive nell'ombra e a prendere la responsabilità politica della loro sopravvivenza. Il primo febbraio, infatti, Borisov, unico tra i politici della capitale, è sceso nel sottosuolo della città, incontrando i suoi abitanti più marginali. Attraverso una grata il sindaco ha potuto spiare la spaventosa miseria delle condutture sotterranee, dove uomini, bambini e donne, anche incinta, vivono per difendersi dal gelo dell'inverno. Ognuno di loro ha una storia, ma il profilo generale è comune; una vita misera e totalmente anonima, nessun posto dove andare, esclusione da ogni beneficio del sistema sociale e sanitario.

Quanti sono gli abitanti del sottosuolo?

La serie di reportage di "Standart" ha coinciso col momento più duro dell'inverno, con i termometri in picchiata fino a -20°. "Migliaia di senzatetto vivono nei tunnel di Sofia", "I barboni si spartiscono le condutture", "Il tunnel sotto lo Sheraton, il sogno di ogni senzatetto". Sono questi i titoli degli articoli che hanno raccontato il mondo del sottosuolo.

Pochi metri sotto il livello dell'asfalto esiste una Sofia sconosciuta, oggi rifugio di chi casa non ha. Non ci sono stime ufficiali, ma c'è chi si è spinto ad affermare che questa città sotterranea è abitata da 10/20mila persone. Bojko Borisov ha smentito queste stime, che giudica esagerate, ammettendo, però, di non avere la minima idea sulle dimensioni reali del fenomeno.

Vari tipi di tunnel si intrecciano nel sottosuolo della capitale bulgara. C'è il "tunnel delle autorità", protetto e inaccessibile, che, partendo dal parlamento arriva fino a Juzhen Park, passando sotto la Presidenza, il Consiglio dei ministri e l'Accademia Militare di Medicina. Ci sono poi le catacombe romane, la più antica delle quali, risalente al secondo secolo dopo Cristo, passa sotto la chiesa di "Sveta Nedelya", ad un passo dall'hotel "Sheraton".

Ma il regno dei senzatetto sono soprattutto i tunnel delle condutture della "Toplofikatzya", società distributrice di riscaldamento e acqua calda. Le condutture principali, dal diametro di circa un metro e mezzo, garantiscono al loro interno una temperatura di circa trenta gradi, tanto che questi dormitori vengono usati soltanto d'inverno. In estate, quando il calore diviene insopportabile, gli "invisibili" si trasferiscono nel cosiddetto "tunnel del Bronx", a pochi metri dal monumento all' Armata rossa.

Il cinese - di Francesco Martino

La faccia oscura di Sofia

"Osservatorio" ha deciso di scendere nei tunnel per conoscere meglio la vita del "popolo del sottosuolo". Per farlo ci siamo rivolti a Vladimir Yonchev, che ci ha indicato delle persone fidate. Miroslav "Miro",19 anni, Yulian Nikolov "Yuli", 43, e Ljubomir, detto"il Cinese", 28, ci hanno fatto da guida per due giorni nel loro mondo sotterraneo e marginale. A sentire i loro racconti, tutti possono diventare dei senzatetto, vecchi e giovani, uomini e donne, singoli o intere famiglie. Si rimane sulla strada per tanti motivi, magari per scappare da una famiglia violenta, e si inizia a vagare alla ricerca di un posto dove passare la notte. Miro e gli altri di solito dormono in edifici abbandonati, ma anche loro conoscono il segreto dei tunnel della "Toplofikatzya". La storia della loro vita sulla strada, precaria e caotica, parla di violenza, isolamento, esclusione, e di paura, soprattutto quella delle teste rasate. Il nostro viaggio comincia con una visita al centro giovanile "16+". Lungo la strada, Yuli ci racconta della quotidiana discriminazione di chi vive senza fissa dimora. "Io, ad esempio sono imbianchino, ma chi vuoi che ti prenda al lavoro se sei sporco, malvestito e con la barba lunga?".

Il centro diurno "16+"

Il centro diurno "16+" (www.acybg.org) è stato aperto nel 1999 dalla fondazione "Bulgaria libera e democratica", presieduta da Dimmy Panitza, emigrato negli Usa ed ex giornalista del "Reader's Digest", tornato in Bulgaria dopo la caduta del comunismo. Offre assistenza sociale e medica ai giovani senza fissa dimora dai sedici ai venticinque anni, insieme a numerosi programmi per stimolarne la crescita e reintegrarli nel tessuto sociale. Dall'inizio dell'anno 189 ragazzi si sono iscritti a frequentare il centro, supportati da tre operatori. "Il fenomeno dei senzatetto è esploso durante gli anni '90", ci ha spiegato Mariana Pisarska, direttore esecutivo del centro."Questi ragazzi sono considerati dalla società veri e propri scarti di produzione, e crescendo non riescono a trovare né un lavoro né un posto dove vivere". "16+" non si limita ad aiutare giovani senzatetto, ma distribuisce vestiti, scarpe, cibo a vari soggetti in difficoltà. Chi viene può scaldarsi, mangiare, fare una doccia ed anche navigare in internet. Il centro, però, è aperto solo fino alle 16.

Gli operatori insegnano ai ragazzi a cercare offerte di lavoro e li incoraggiano a sviluppare progetti ed idee. Quasi tutti i visitatori hanno abbandonato la scuola e non hanno alcun titolo di studio. "Facciamo il nostro meglio per sviluppare le loro capacità manuali e il loro talento", racconta ancora la Pisarska. "E' difficile vincere la loro mancanza di fiducia in sé stessi, ma alcuni sono indubbiamente dotati. Najden, ad esempio è un bravissimo cantante, con una voce intensa. L'abbiamo aiutato a registrare un demo. Sogna di cantare nei locali della città, per guadagnare il pane per sé e per i suoi tre figli".

Miro - di Francesco Martino

La maggior parte dei ragazzi è cresciuta in scuole e istituti per orfani o bambini abbandonati, e tutti parlano di sé stessi come di "bambini", anche quelli che hanno già 24 o 25 anni. Moltissimi sono tossicodipendenti, sniffano colla da anni oppure si fanno di eroina. Mendicando per le strade riescono spesso a mettere insieme un bel gruzzoletto, che di solito spendono navigando in internet. Alcuni di loro, ci dicono, sono dei veri geni informatici.

Nel centro oggi c'è una sola ragazza, tutte le altre sono alla visita gratuita nell'ambulatorio di "Medici senza frontiere". Gena, 16 anni, di origine rom, aspetta un bambino, come quasi tutte le ragazze che frequentano il centro. Questa è la sua seconda gravidanza. Il primo figlio, che oggi ha un anno e mezzo, è il frutto di uno stupro, racconta. Ma poi subito cambia versione. "Lo amavo, ci sono stata a letto, avevo 15 anni". Adesso c'è un altro uomo nella vita di Gena, Yanko, 21 anni, padre del bambino che porta in grembo. Vivono insieme nel quartiere di "Reduta", periferico e degradato. Comunque è più fortunata della maggior parte dei ragazzi del centro, che passano la vita da un tunnel all'altro, sempre alla ricerca di un posto dove trascorrere la notte.
Un caffè da zio Bojko
Bojko Borisov, sindaco di Sofia, è stato il primo politico che si è calato nel mondo degli "invisibili", toccando con mano la loro vita di miseria . Il 1 febbraio, dopo aver visitato una delle condotte sotterranee, ha invitato due dei suoi abitanti nel suo ufficio. "Vi darò una casa ed un lavoro" ha promesso, e due giorni dopo ha incontrato Miro e Yuli (le nostre guide) in municipio. In questa occasione Borisov ha promesso di intraprendere misure concrete, rendendo disponibili 4 o 5 edifici comunali come abitazioni di emergenza, e coinvolgendo la polizia per emettere gratuitamente nuovi documenti di identità. Il sindaco ha inoltre stanziato circa 6mila leva (3mila euro) del budget comunale per fornire assistenza medica di base. "Questa questione è piuttosto scomoda", ha dichiarato poi Borisov ai giornalisti. "Sarebbe bello poter chiudere gli occhi, come fanno in tanti, e affermare che il problema non esiste. In molti sanno che c'è "qualcosa" nel sottosuolo, ma non vogliono guardare, per paura di doverlo affrontare".

Mentre prendevano un caffè con "lo zio Bojko", Miro e Yuli sembravano entusiasti di contattare quanti più senzatetto possibile, per convincerli a uscire dai loro rifugi sotterranei e ad incontrare il sindaco e la polizia nei locali di "16+, per dare inizio alle procedure di riconoscimento e consegna dei documenti di identità. Yuli, poi, era irriconoscibile. Grazie ad alcuni vestiti, regalo di Yonchev, il reporter di "Standart", il barbone incontrato in mattinata si era trasformato in un signore "normale", per nulla diverso da chi sedeva intorno a lui. Tanto che uno dei giornalisti presenti all'incontro, guardandolo perplesso, ha chiesto in giro " e sarebbe questo, il barbone senzatetto?"


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