Esplode nella capitale bulgara l'emergenza rifiuti. I cittadini di un quartiere periferico hanno bloccato una discarica per protestare contro l'inquinamento "dell'aria, dei terreni e delle falde" e subito le strade di Sofia si sono riempite d'immondizia. E la municipalità, sull'argomento, sembra essere in colpevole ritardo.
Sei giorni di blocco della strada che porta alla discarica. I protagonisti? I cittadini del quartiere Suhodol, alla periferia di Sofia, che dall'8 al 13 gennaio hanno impedito ai camion delle tre ditte che hanno in appalto la raccolta d'immondizie nella capitale bulgara di scaricare i rifiuti trasportati.
I cittadini di Suhodol chiedono che la discarica venga chiusa e si lamentano delle promesse mancate del sindaco, Stefan Sofinansky, che negli anni scorsi aveva assicurato la discarica sarebbe stata chiusa entro il dicembre 2004. Il sindaco ha reagito, in prima battuta, affermando che quanto messo in atto dai manifestanti era un vero e propria ricatto sulla città per poi avviare invece delle trattative.
La crisi sui rifiuti ha trovato tanto spazio nelle strade della capitale - 110.000 cassonetti ricolmi di immondizie - quanto sulle prime pagine dei quotidiani bulgari. "Sofia messa in ginocchio dall'immondizia", ha titolato Dnevnik il 10 gennaio scorso, "Sofia sommersa dall'immondizia" il titolo scelto lo stesso giorno da Troud.
6 giorni di blocco
6 giorni e quaranta uomini e donne che "proteggevano" l'entrata della discarica 24 ore su 24. "Tutto è avvelenato, la terra, l'aria, l'acqua. Gli alberi hanno iniziato a morire. Le allergie e le malattie alle vie respiratorie sono aumentate", afferma Maria Petkova, una delle manifestanti. Quest'ultima cita poi i dati raccolti da un'indagine compiuta nel 2002 dalla "Evtotest control" e commissionata dall'associazione ecologista "Proteggere la salute e la vita dei cittadini e dell'ambiente".
Secondo quanto emerge dall'indagine il livello di radioattività supererebbe quanto consentito. "Molti sono gli elementi inquinanti. Ad esempio lo stronzio supera di ben 112 volte il limite consentito", ricorda Maria. Secondo il Ministero dell'ambiente la discarica di Suhodol non inquinerebbe né l'aria, né il terreno e neppure le falde. E vi è un'ordinanza, emessa dallo stesso Ministero, che permette che la discarica venga utilizzata sino alla fine del 2005.
Intanto Sofia, nei giorni di blocco, si è rapidamente trasformata in una discarica a cielo aperto. Cassonetti ricolmi, immondizia per strada, cani randagi che rovistavano nell'immondizia. E gli esperti hanno presentato, nel breve periodo, prospettive apocalittiche, con la città a loro avviso a rischio di epidemie.
La tregua
Il sindaco di Sofia, Stefan Sofianski, dopo giorni di trattative e dopo essere stato individuato come il primo responsabile di questa crisi dei rifiuti dai cittadini della capitale, a dir poco seccati, è riuscito a raggiungere un compromesso con i manifestanti ed a far togliere il blocco. Ma le polemiche non si sono sopite. "Il sindaco toglie il blocco a Suhodol con promesse irrealistiche", ha titolato ad esempio il giorno dopo il quotidiano Sega. La municipalità avrebbe infatti accolto quasi tutte le richieste dei manifestanti ma il problema sarebbe stato solo spostato nel tempo. Sofinaski ha promesso che entro il giugno di quest'anno la discarica verrà chiusa. "Ogni termine precedente al 30 ottobre prossimo è del tutto irrealistico" ha però sottolineato Ivan Gechev, suo vice-sindaco.
Del resto quanto avvenuto si era già verificato nel passato. Da 4 anni la municipalità promette la chiusura della discarica di Suhodol. Nel 2002, dopo proteste dei cittadini del quartiere, fu lo stesso Soifanski a promettere che il 2004 sarebbe stato l'ultimo anno di attività della discarica. "La municipalità di Sofia ha pronti i progetti per la realizzazione di una nuova discarica", si può leggere nel protocollo d'intesa che il sindaco in quell'occasione sottoscrisse con i cittadini di Suhodol. Due anni dopo questi progetti sono spariti e men che meno sono pronte risorse per sostenerli.
Secondo il quotidiano Dnevnik la crisi sarebbe stata superata solo grazie alla buona volontà dei cittadini di Suhodol. "Hanno fatto un passo indietro anche se sanno che la crisi non verrà risolta sicuramente nei prossimi 5 mesi", ha scritto nei suoi corsivi.
Tre soluzioni
Si profilano tre opzioni tra le quali gli amministratori della capitale bulgara dovrebbero al più presto scegliere. Una nuova discarica, l'inceneritore o una variante intermedia rappresentata da molteplici ma piccole discariche. Poi servono i tempi tecnici per l'appalto ed una valutazione sull'impatto ambientale.
Un consigliere comunale della capitale ha inoltre proposto la costituzione di una società mista tra la municipalità ed il governo bulgaro. "Non è possibile che il governo stia ad osservare senza far niente come Nerone davanti a Roma che brucia. Il problema è di proporzioni così grosse che da sola Sofia non ce la può fare" ha affermato Ivan Neikov, dell'UDF, partito di destra all'opposizione dell'attuale maggioranza di governo. Reazioni negative sono già arrivate però da Milan Velchev, Ministro per le finanza, che ha affermato di non essere d'accordo su una partecipazione finanziaria dello Stato.
Inceneritore
I principali argomenti a favore dell'inceneritore sono l'utilizzo - a detta di chi ne sostiene la costruzione - di una tecnologia con poco impatto sull'ambiente e il riutilizzo dell'energia generata dalla combustione dei rifiuti. E' dal 2000 che a Sofia si discute di quest'ipotesi. Difficile però dire quando questo progetto possa divenire realtà. Nessuno infatti per anni ha voluto l'inceneritore fosse cstruito sul proprio territorio. Poi nel 2003 la municipalità di Sofia ha siglato un accordo con il gigante metallurgico "Kremikovtzi" affinché l'inceneritore venisse costruito su un terreno di quest'ultimo. Erano stati selezionati anche due soggetti interessati ad investire sul progetto: il consorzio greco-statunitense "Balkan engineering/Basik" ed il consorzio belga-britannico "Remko - B/Briand International". A sua volta uno dei due consorzi dovrebbe poi costituire una joint venture con la "Kremikovtzi". La "Balkan engineering" sarebbe disposta ad investire 80 milioni di euro, bruciare 1100 tonnellate di immondizia al giorno per un prezzo medio di 16 euro a tonnellata. "Remko - B" invece avrebbe proposto un investimento di 95 milioni di dollari, l'incenerimento di 1950 tonnellate al giorno ad un prezzo di 5 euro a tonnellata. La municipalità non ha ancora scelto in merito al progetto e all'investitore. A partire da quando questa scelta verrà fatta si calcolano almeno due anni per la realizzazione dell'inceneritore. Tempi quindi lunghi. Intanto la municipalità continuerà con misure palliative. A partire dall'ipotesi di realizzare tante piccole discariche. Ma la questione della discarica di Suhodol penderà come una spada di Damocle sul sindaco di Sofia. Serve una soluzione radicale ed affrontare fin da ora il problema dei rifiuti sul lungo periodo. A partire dalla questione del riciclaggio e della raccolta differenziata. Altrimenti la capitale bulgara rischierà di rimanere ostaggio dell'immondizia. E c'è ben poco di europeo in tutto questo, commenta il settimanale Novinar.
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