La Bulgaria va alle urne alla ricerca di forze nuove che sappiano tirare il paese fuori dai vecchi problemi di corruzione e criminalità organizzata. Favorito è Boyko Borisov, sindaco di Sofia e leader di GERB, incertezza però sulla possibile formula per la formazione del prossimo esecutivo
Nuova legge elettorale, nuovi movimenti politici e (forse) un nuovo governo di diverso orientamento politico, ma facce vecchie e vecchi problemi (corruzione, criminalità, compravendita di voti) che rischiano di sfiduciare ancora di più un elettorato già disilluso. E' in questa cornice che si chiude oggi la campagna elettorale per il rinnovo del parlamento bulgaro, in attesa del voto di domenica 5 luglio.
Un voto che arriva in un momento delicato. Il paese è ormai ufficialmente in recessione da due trimestri e vede diminuire rapidamente gli investimenti dall'estero, su cui aveva costruito negli anni scorsi un trend di forte crescita economica. Anche la disoccupazione sale, e le previsioni degli economisti lasciano presagire un autunno a dir poco difficile.
Nonostante la crisi, però, le questioni economiche non hanno scalzato dal centro dei dibattiti e delle polemiche pre-elettorali il tema che ha catalizzato l'attenzione di opinione pubblica e media internazionali negli ultimi anni: la corruzione della classe politica e le (solite) promesse di rinnovamento e rinascita morale.
Pronostico difficile
A due giorni dal voto il pronostico sul risultato finale resta difficile. Grande favorito è il sindaco di Sofia, Boyko Borisov che proprio cavalcando la voglia di pulizia nei corridoi della politica, punta a ripetere e se possibile ad allargare la vittoria che il suo movimento "GERB" (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria) ha ottenuto nelle recenti consultazioni europee di giugno.
Dopo quattro anni a capo dell'amministrazione cittadina di Sofia e con una reputazione di "acchiappa-ladri" costruita sapientemente durante gli anni del governo Sakskoburggotski (suo primo mentore politico) in cui è stato alla guida dell'apparato di polizia, Borisov si sente ormai pronto a chiedere la fiducia degli elettori per guidare il paese e realizzare un cambio di rotta. I dubbi espressi da varie fonti interne ed internazionali, che lo accusano di populismo e vecchie amicizie non proprio immacolate, non sembrano aver scalfito la speranza di parte significativa dell'elettorato di aver trovato in lui il traghettatore in grado di guidare il paese fuori della palude della corruzione e della criminalità organizzata.
"Abbiamo bisogno di una vittoria convincente, per poter governare col nostro programma senza dover venire a patti con piccoli partiti, che in governi di coalizione utilizzano l'arma del ricatto e sono i principali veicoli di corruzione", ha affermato Borisov appellandosi agli elettori.
Il problema è che, anche se vincitore, l'astro nascente della politica bulgara sarà comunque costretto a cercare partner per raggiungere la maggioranza. Gli ultimi sondaggi, infatti, danno GERB tra il 26 e il 30%, sufficienti a farne il primo partito, ma non a governare. La soluzione ritenuta più probabile è un'alleanza con la "Coalizione blu", che mette insieme i pezzi dell'Unione delle Forze Democratiche di destra, data al 7-9%. Borisov non ha escluso che, nel caso in cui si rivelasse impossibile governare, la strada da percorrere sarebbe quella di nuove elezioni, da tenere il prima possibile, anche ad agosto.
Al secondo posto dovrebbe attestarsi il Partito socialista del premier Sergey Stanishev (dato al 19-22%) per il quale "la Bulgaria in questi quattro anni ha fatto passi avanti senza precedenti" e il cui mandato ha significato "prosperità e migliore qualità della vita" anche grazie al fatto che "per la prima volta abbiamo promosso una politica di sistematica lotta alla corruzione".
A quanto pare, però, i cittadini bulgari hanno un ricordo meno idilliaco del quadriennio trascorso, e per i socialisti l'unica possibilità di restare al governo è quella di un esecutivo di unità nazionale con GERB, ipotesi smentita con fervore da tutte le parti in causa, ma che non può essere esclusa in caso di risultato interlocutorio.
A superare con certezza la soglia del 4%, che garantisce l'ingresso al parlamento, saranno poi il Movimento per le libertà e i diritti (partito della comunità turca, dato al 15%), insieme ai nazionalisti di Ataka (9-11%). Il terzo partner dell'attuale esecutivo, l'NDSV dell'ex re Simeon Sakskoburggotski, dato più volte per clinicamente morto, sembra aver ripreso fiato dopo la buona affermazione alle europee, e oggi spera di rinascere ancora dalle proprie ceneri, cosa che fino a qualche mese fa, veniva considerata impossibile.
Vicini alla soglia anche "Ordine, Legalità e Giustizia", movimento dai toni giustizialisti guidato dal deputato Yane Yanev, che a suon di scandali e fascicoli riservati ha tentato di accreditarsi come paladino della lotta senza quartiere alla corruzione, e la coalizione guidata da "Leader" il partito del boss energetico Hristo Kovachki.
Molto dipenderà dal numero di elettori che decideranno di recarsi a votare. Un'alta affluenza, infatti, secondo molti osservatori favorirebbe i grandi partiti a scapito dei piccoli, che hanno bacini più limitati di elettori potenziali. Le ultime rilevazioni parlano di affluenza prevista tra il 55 e il 60%.
Legge elettorale
A rendere i calcoli ancora più complessi è la nuova legge elettorale, che al tradizionale impianto proporzionale ha aggiunto elementi del sistema maggioritario, con cui verranno eletti 31 dei 240 deputati che siedono nel "Narodno Sabranie".
La legge, sponsorizzata dal presidente Georgi Parvanov per stimolare la competizione tra personalità, piuttosto che tra liste di partito, è stata però approvata in forma molto più "diluita" rispetto ai piani di chi l'ha proposta, tanto che molti elettori faticano a comprenderne il senso nella sua forma attuale.
A trovare immediato vantaggio dalla nuova legge elettorale sono stati però i "fratelli Galevi", Plamen Galev e Angel Hristov, ufficialmente di professione "businessman", ma accusati di essere i boss della città di Dupnitza, che avrebbero trasformato con la violenza e la dipendenza economica nel proprio feudo.
Nonostante fossero stati arrestati nei mesi scorsi con l'accusa di aver organizzato un gruppo criminale dedito al racket, Galev e Hristov hanno raccolto in fretta le 10mila firme necessarie a presentare le proprie candidature nei collegi maggioritari. Dopo essere usciti su cauzione (per un totale di 100mila leva), adesso Galev spera di essere eletto come indipendente a Kyustendil, mentre Hristov sarà il capolista del nuovo "Partito per l'alternativa liberale e per la pace" a Pernik.
Alla domanda se la nuova normativa favorisca la candidatura di presunti criminali, il deputato socialista Tatyana Doncheva, una delle personalità politiche attive nel modificare la legge elettorale, ha commentato: "Se i cittadini non si rendono conto che non si devono mandare in parlamento elementi criminali, nessuna legge è in grado di salvarli".
"La compravendita di voti è un reato!"
"La compravendita di voti è un reato!" E' questa la frase che da quest'anno accompagna obbligatoriamente gli spot che su giornali, siti internet e cartelloni stradali ammiccano da settimane agli elettori bulgari in vista delle consultazioni parlamentari di domenica 5 luglio.
Leader dai volti sicuri e sereni, gesti misurati e gravi, grandi promesse di cambiamenti radicali, ritorno della legalità e un futuro migliore. Poi, però, il messaggio che, forse involontariamente, riporta in fretta alla dura realtà: "La compravendita di voti è un reato!" Un po' come le scritte che turbano i sonni di chi non riesce a smettere di fumare, ed è costretto a leggere sul pacchetto di sigarette messaggi dai toni minacciosi e funerei, ma dalla dubbia efficacia.
L'ultimo report della Commissione europea sulla Bulgaria ha espresso "seria preoccupazione" riguardo alla compravendita elettorale in Bulgaria. Varie agenzie di sondaggi hanno pronosticato un'ulteriore crescita del fenomeno rispetto alle europee di inizio giugno quando, secondo le stime della Coalizione civica per una scelta libera e democratica, il 16,4% delle preferenze espresse è stato comprato o pilotato con altri mezzi.
La fantasia di chi acquista voti sembra non avere limiti. In una conferenza stampa tenuta ieri Teodor Dechev, vice presidente dell'Unione per l'iniziativa economica, che ha lanciato in questi mesi una campagna contro la compravendita elettorale, ha raccontato di spacciatori che, a Plovdiv, da dieci giorni forniscono dosi di eroina di qualità superiore per accaparrarsi il voto dei tossicodipendenti. In un villaggio nei dintorni di Isperih, Bulgaria nord orientale, invece, un voto si compra in cambio di appena dieci chili di farina.
Nel quartiere "Iztok" della città di Pazadzhik, abitato soprattutto da rom, un misterioso "benefattore" ha saldato in questi giorni bollette dell'acqua non pagate per 20mila leva (10mila euro). L'autore del gesto, a quanto pare, ha insistito nel voler rimanere anonimo, ma non ha nascosto agli abitanti del quartiere le sue simpatie in fatto di politica. Chi vuole intendere...
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