Un cargo nel porto di Limassol, Cipro © sirtravelalot/Shutterstock

Un cargo nel porto di Limassol, Cipro © sirtravelalot/Shutterstock

Mentre la comunità internazionale si trova ad affrontare la sfida di far arrivare aiuti umanitari a Gaza nonostante le restrizioni in vigore, Cipro ha proposto la creazione di un corridoio marittimo per raggiungere i civili in difficoltà. L'UE è a favore, ma le difficoltà non mancano

21/11/2023 -  Mary Drosopoulos

Il 6 novembre, la Commissione europea ha annunciato che avrebbe quadruplicato gli aiuti dell’UE a Gaza, aggiungendo altri 25 milioni di Euro da fornire alle organizzazioni umanitarie che forniscono assistenza salvavita. In altre parole, così facendo, l’Unione europea avrà speso quest’anno un totale di 100 milioni di Euro in aiuti umanitari per gli abitanti di Gaza. La sfida più grande, tuttavia, è come garantire che gli aiuti raggiungano effettivamente i civili in difficoltà.

Finora forniture essenziali come cibo, acqua e medicine hanno raggiunto la Striscia di Gaza attraverso il valico di Rafah con l'Egitto, l'unico attualmente aperto, ma con capacità piuttosto limitate a causa delle rigide condizioni imposte da Israele. Come affermato dall'Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA), il numero "modesto" di camion che sono riusciti a entrare attraverso il valico di Rafah nelle ultime settimane è "del tutto inadeguato rispetto al vasto mare di bisogni".

Secondo l’aggiornamento più recente, pubblicato dall’organizzazione il 7 novembre, nonostante gli sforzi diplomatici per garantire la consegna delle forniture tanto necessarie, solo una piccola parte degli aiuti umanitari disponibili ha effettivamente raggiunto gli abitanti di Gaza, in quella che viene descritta come “una situazione sempre più disastrosa”.

L’Iniziativa Amalthea di Cipro

Durante la Conferenza internazionale sugli aiuti umanitari di Parigi tenutasi il 9 novembre 2023, il presidente di Cipro, Nikos Christodoulides, ha presentato la proposta del suo Paese per una soluzione alternativa al problema. Dal nome ispirato alla madre adottiva di Zeus, che allude simbolicamente ad un antico simbolo greco di generosità e altruismo (il corno attraverso il quale il dio greco veniva nutrito e quindi tenuto in vita), l'"Iniziativa Amalthea" è un piano di 25 pagine progettato per contribuire a fornire a Gaza gli aiuti umanitari aggiuntivi tanto necessari.

L'iniziativa prevede la creazione di un corridoio marittimo che faciliti la fornitura di aiuti umanitari da Cipro alla Striscia di Gaza. A Parigi Christodoulides ha illustrato le cinque diverse fasi del piano, secondo il quale gli aiuti verranno raccolti, ispezionati e immagazzinati a Larnaca, la città che ha un porto e un aeroporto, ma ospita anche un innovativo Centro congiunto di coordinamento dei soccorsi. 

I rifornimenti verranno quotidianamente inviati a Gaza attraverso un corridoio marittimo sicuro, la cui ispezione sarà condotta da un comitato congiunto che comprende Israele. La fase finale del piano prevede lo scarico e la distribuzione degli aiuti alla popolazione civile. Vale la pena notare che una nave equivale a 500 camion di aiuti umanitari; in questo senso, se attuato, il piano può avere un grande impatto quantitativo.

Pochi giorni dopo la conferenza, Christodoulidis ha pubblicato un messaggio sui social media esprimendo ottimismo per il fatto che l’iniziativa sta “guadagnando terreno e sostegno politico come percorso duraturo, affidabile, sicuro e praticabile per gli aiuti umanitari a Gaza”. Si è inoltre impegnato a lavorare a stretto contatto con tutti coloro che sono interessati a “servire l’obiettivo umanitario finale”. 

Diversi leader UE hanno sostenuto pubblicamente il piano; la Francia ha addirittura proposto di ampliare il corridoio per sostenere la creazione di navi ospedale galleggianti che potrebbero aiutare a gestire la drammatica crisi sanitaria attualmente in corso a Gaza. Tuttavia, permangono dubbi sulla fattibilità pratica di questo ambizioso piano. 

Janez Lenarčič, il Commissario europeo per la gestione delle crisi, ha detto lunedì ai giornalisti che "il corridoio marittimo è una delle possibilità che sosterremo", ma ha anche sottolineato le difficoltà logistiche dietro un simile sforzo, a cominciare dal fatto che, al momento, sulla costa di Gaza non esiste alcun porto adatto a tale scopo. 

Andare avanti con il piano significherebbe probabilmente individuare una zona di atterraggio adeguata nel sud di Gaza e creare le infrastrutture necessarie per ricevere gli aiuti; un progetto che potrebbe essere dispendioso in termini di tempo e precario. Inoltre, altre difficoltà riguarderebbero la gestione delle questioni legate alla sicurezza e la garanzia che gli aiuti raggiungano le persone a cui sono destinati e non Hamas. 

A tutte queste preoccupazioni Cipro ha risposto facendo riferimento alla propria “credibilità come Stato membro dell’UE e le eccellenti relazioni diplomatiche con gli stati della regione”, fattori che il paese percepisce come “componenti essenziali per rafforzare e proteggere l’iniziativa”.

Il simbolismo diplomatico dell'iniziativa

A sole 210 miglia nautiche da Gaza, Cipro è l’unico paese UE ad essere così vicino alla zona di conflitto. In questo senso, ci sono implicazioni altamente morali nell’iniziativa di Cipro di sfruttare al meglio la sua posizione geopolitica chiave per garantire che gli aiuti raggiungano i loro beneficiari. Si tratta di un’eccellente opportunità per questa piccola, ma importantissima isola del Mediterraneo di consolidare le buone relazioni di lunga data che intrattiene con gli stati della regione, la cui cooperazione è fondamentale per il successo di questo ambizioso progetto. 

Assumendo un ruolo guida nel fornire una soluzione ad una situazione senza uscita che l’UE sta attualmente affrontando e chiedendo ad altre parti interessate di unire le forze per questa causa umanitaria, Cipro non solo diventa un pioniere negli sviluppi geo-strategici “pensando fuori dagli schemi”, ma porta avanti anche il paradigma positivo dei valori dell'UE e della sinergia internazionale, cosa ancora più necessaria (sia come azione che come narrazione) in tempi di divisione e conflitto.

"Storicamente e grazie alla posizione strategica dell'isola nel Mediterraneo orientale, la Repubblica di Cipro ha sempre messo a disposizione i propri porti e aeroporti per facilitare gli aiuti umanitari ai paesi vicini del Medio Oriente, in particolare al Libano durante il difficile periodo della guerra civile", afferma Gabriel Haritos, docente a contratto presso l'Università Ben-Gurion del Negev (Israele) e Visiting Professor presso l'Università Panteion (Grecia), dove insegna Storia delle relazioni politiche tra Israele, Grecia e Cipro.

Parlando con OBCT da Gerusalemme, dove vive, il professor Haritos spiega che Cipro è sempre stata un “hub sicuro” anche per i cittadini israeliani, a partire dalla prima Guerra del Golfo nei primi anni ’90”.

Tuttavia, questa volta, l'entusiasmo di Nicosia di guidare un'ambiziosa iniziativa umanitaria unendosi ai leader mondiali sotto un obiettivo condiviso dovrebbe essere visto in contrapposizione alla diplomazia della Turchia nella regione, considerando l'impatto a lungo termine dei momenti critici della storia recente, come l’incidente della Mavi Marmara.

“Non è la prima volta che Cipro svolge un ruolo cruciale riguardo ai bisogni umanitari della popolazione palestinese a Gaza”, sostiene Haritos. “La questione non è semplice, poiché la Turchia è disposta a collegare la questione della chiusura israeliana della Striscia di Gaza per motivi di sicurezza con il fatto che l'entità amministrativa illegale che la Turchia ha stabilito nei territori occupati della parte settentrionale di Cipro, la cosiddetta ‘Repubblica turca di Cipro del Nord’, non è riconosciuta dalla comunità internazionale”.

Il professor Haritos ricorda che nel 2010, quando la Striscia di Gaza stava affrontando un’altra crisi umanitaria a seguito di una serie di violenze tra Hamas, Jihad islamica e Israele, la Turchia era disposta a offrire aiuti umanitari fermando il blocco israeliano del porto di Gaza. 

Sottolinea, tuttavia, che la Turchia aveva pianificato l'itinerario della flottiglia Mavi Marmara in modo tale da servire la seguente narrazione: "Mentre gli israeliani isolano i palestinesi a Gaza, i greco-ciprioti stanno facendo lo stesso, provocando tensioni diplomatiche e l'isolamento politico dei turco-ciprioti e l'entità amministrativa illegale creata dalla Turchia il 15 novembre 1983”.

Haritos racconta come l'allora presidente della Repubblica di Cipro, Dimitris Christofias, la cui posizione del partito comunista AKEL nei confronti del conflitto arabo-israeliano era e continua ad essere apertamente filo-palestinese, decise di non consentire alla flottiglia Mavi Marmara di entrare nelle acque territoriali cipriote nel momento in cui la nave turca stava per entrare nel porto di Famagosta (porto di fatto sotto il controllo della 'TRNC', ma considerato un 'porto chiuso' per la Repubblica di Cipro, quindi illegale). 

Tale decisione ha portato ad una serie di incontri tra la Repubblica di Cipro e Israele, anche con la Grecia, mentre le relazioni bilaterali tra l’amministrazione turca e Israele si stavano gradualmente deteriorando.

In un quadro più ampio, il piano cipriota potrebbe, infatti, essere percepito come una risposta dell’UE alla diplomazia della Turchia nella regione, fornendo una contronarrazione di solidarietà verso i civili innocenti e di mediazione interregionale. 

Sarà fondamentale l'esito del dialogo in corso tra Nicosia e Israele, mentre nelle prossime settimane Cipro intensificherà i colloqui non solo con altri partner regionali, ma anche con le organizzazioni umanitarie sul campo, il cui ruolo sarà fondamentale per una regolare e sicura esecuzione del piano.


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