Ogni anno sull'isola di Cipro si tiene un interessante festival itinerante denominato Xarkis che incoraggia gli artisti a interagire con la popolazione locale e la sua storia. L'edizione di quest'anno si è tenuta a metà luglio nel villaggio montuoso di Agros
“Oggi è il primo aprile 2020 e a causa del coronavirus siamo confinati a casa. Mi sono tornate in mente vecchie storie del 1955-59, quando ero studente della quarta ginnasio e l’amico e vicino Andreas Skordis mi introdusse nei ranghi dell’EOKA”.
Iniziano così le memorie di Christodoulos Violaris, nato nel 1937 e membro, da giovanissimo, dell’organizzazione paramilitare che a Cipro lottò contro il colonialismo britannico in nome dell’unificazione con la Grecia. Durante il primo lockdown, Violaris ha deciso di non starsene con le mani in mano, e di scrivere a computer - lo maneggia con gesti cauti, ma con sorprendente dimestichezza - le sue memorie di gioventù.
Ho incontrato per la prima volta Christodoulos in un pomeriggio di inizio luglio, sulla terrazza della sua casa che si affaccia sulla chiesa di Agros, villaggio montuoso nel centro di Cipro. La moglie fa gli onori di casa: si muove senza posa avanti e indietro dalla cucina, serve noci ricoperte di cioccolato fondente, pesche sciroppate e limonata, e osserva compiaciuta ogni mano che si allunga verso il tavolo per poi avvicinarsi alla bocca. Quando sposò Christodoulos, negli anni ’60, nulla sapeva del suo passato nell’EOKA.
A guidare la nostra piccola comitiva di visitatori in casa Violaris è il fotografo italiano Glauco Canalis, che insieme a qualche decina di altri artisti è arrivato ad Agros per una residenza artistica coronata dal festival Xarkis, che quest’anno si è tenuto tra il 15 e il 17 luglio. Nato come iniziativa itinerante, ogni estate Xarkis si sposta in un diverso villaggio di Cipro, incoraggiando gli artisti a interagire con la popolazione locale e la sua storia.
Il tema dell’edizione di quest’anno del festival era il colonialismo: Glauco ha deciso di ripercorrere le strade dell’EOKA, facendosi guidare sui sentieri e nei rifugi usati dai partigiani nella seconda metà degli anni ‘50 per nascondersi dagli inglesi.
Ad Agros, le cui montagne ben si prestavano alle azioni di guerriglia, aveva trovato rifugio anche il leader ribelle Grigoris Afxentiou. Nella casa dove Afxentiou ha trascorso il suo ultimo Natale prima del tradimento che gli costò la vita, Stelios Papachristodolous - un altro anziano del villaggio - ha declamato una lunga poesia il cui afflato patriottico ha messo molti di noi a disagio.
Ma il colonialismo dalle parti di Cipro non sopravvive solo nelle memorie bellicose dei più anziani, e nemmeno è finito con la dipartita inglese nel 1960. Per una strana coincidenza, l’inizio del festival il 15 luglio coincide con la data in cui, nel 1974, la giunta militare greca aveva deposto il presidente Makarios con il supporto della Guardia Nazionale e dell’EOKA B, versione ancor più radicalizzata dell’EOKA degli anni ‘50. Ogni anno, le sirene d’allarme segnano questa ricorrenza.
Cinque giorni più tardi, il 20 luglio 1974, la Turchia reagì invadendo il nord dell’isola, che ancora oggi resta divisa in due parti.
I segni di questa divisione sono ben visibili nell’aula magna della scuola elementare di Agros, riconvertita per due settimane in sala prove per gli artisti. In un angolo c’è una lavagna costellata di ritagli di carta a forma di colomba, simbolo di pace adottato nel 1960 dalla neonata repubblica di Cipro. Sui ritagli, gli alunni hanno scritto i loro pensieri patriottici; la maggior parte recita: “Fuori i turchi da Cipro”.
Agros è un villaggio orgoglioso, situato in un’area che deve il suo conservatorismo sia al suo passato bellicoso che alla sua ricchezza. Fu uno dei primi villaggi, raccontano i locali, ad avere l’elettricità nelle case a Cipro. Un’altra fonte di reddito sono le sorgenti d’acqua, grazie alla cui privatizzazione alcune famiglie locali si sono arricchite. E poi c’è la coltivazione delle rose, che culmina con il raccolto a inizio maggio e dà lavoro a numerosi produttori locali. Un tempo esistevano anche altre industrie, ma la delocalizzazione ha colpito anche Agros.
Il villaggio ha dato anche i natali a un presidente, Glafkos Klerides, che a detta di tutti è il più amato della storia recente di Cipro. La strada centrale di Agros, oggi non più molto frequentata se non nei fine settimana, è intitolata a lui.
Ai circa 800 abitanti rimasti ad Agros non manca lo spirito di ospitalità e solidarietà. Ma non è facile coinvolgere la popolazione locale in un progetto come Xarkis – non solo perché dominano la scena lavori di arte contemporanea spesso astratti e concettuali, non facilmente accessibili, ma anche perché molti degli artisti hanno storie ed esperienze diverse da quelle dei locali, e non vedono di buon occhio il forte patriottismo che ad Agros è rimasto intatto.
La cantante Krista Papista, ad esempio, usa nelle sue performance una bandiera greca di grandi dimensioni in cui il rosso vivo del sangue ha rimpiazzato l’azzurro. Prima di cantare ad Agros, Krista si è fatta coprire con la bandiera come la salma di un soldato caduto in battaglia, ed è rimasta immobile sotto di essa per un minuto. Più tardi, durante il concerto, il tema del rosso e del bianco è riemerso: sul palco sono stati lanciati dei ritagli di stoffa, simbolo di una bandiera dissacrata e ridotta a brandelli.
Il poliedrico Stelios Kallinikou ha invece rivisitato più volte in chiave artistica il passato coloniale di Cipro. Nella zona di Akrotiri, territorio d’oltremare britannico nei pressi di Limassol, ha fotografato la base militare britannica mascherandosi da appassionato di ornitologia. Ad Agros, nella performance che ha chiuso il festival, Stelios si è nascosto in un tunnel da cui ha trasmesso i suoni prodotti dalle onde elettromagnetiche dei radar britannici a Cipro.
L’obiettivo di Xarkis non è didascalico: non si propone di educare i locali, né di trovare un punto di incontro tra visioni del mondo destinate a restare inconciliabili. Al contrario, è una presa di coscienza che anche quando l’accordo è impossibile si può trovare un modo per coesistere, collaborare e andare avanti. Sperando che da questa presa d’atto nasca la scintilla di un futuro diverso.
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