L'arresto di Hrvoje Petrac, considerato uno degli uomini della rete di protezione del ricercato dal TPI dell'Aja, Ante Gotovina, restituisce a Zagabria nuove speranze per i negoziati con l'Unione europea
Il premier croato Ivo Sanader pare che finalmente abbia in mano un argomento sufficientemente stringente col quale può mostrare che il suo piano di azione per la cattura del latitante accusato dall'Aia, generale Ante Gotovina, ha iniziato a realizzarsi. L'arresto il 31 agosto al porto di Igoumenitsa, in Grecia, di Hrvoje Petrac - considerato uno dei principali organizzatori e finanziatori della fuga del generale Gotovina - potrebbe, come considera la Zagabria ufficiale, essere l'ago della bilancia che cambierà la valutazione della comunità internazionale circa la collaborazione della Croazia col Tribunale internazionale per i crimini di guerra. Nonostante la procuratrice capo dell'Aja, Carla del Ponte, non fosse particolarmente impressionata dalla cattura di Petrac, affermando che questo fatto non modifica affatto la sua nota posizione secondo la quale Zagabria non collabora completamente con l'Aja, allo stesso tempo si sono potute sentire anche alcune dichiarazioni di segno opposto.
I diplomatici europei, alle cui dichiarazioni non ufficiali fanno riferimento i media croati, hanno considerato l'arresto di Petrac come una svolta, che potrebbe far avviare gli imminenti negoziati sull'accesso della Croazia all'Unione europea.
"Noi in Croazia non siamo ancora coscienti del passo avanti compiuto con l'arresto di Petrac" ha detto Kolinda Grabar-Kitarovic, ministro degli esteri croato, dopo aver discusso con alcuni ministri degli esteri dell'Unione europea, che la scorsa settimana si sono incontrati a Newport, in Galles.
Il ministro croato ha evidenziato in modo particolare il colloquio con il collega britannico Jack Straw: "è stata un incontro particolarmente buono, durante il quale abbiamo discusso apertamente della realizzazione del piano di azione, e il ministro Straw ha considerato la cattura di Petrac come un segnale positivo". Le valutazioni della Gran Bretagna riguardo la Croazia sono molto importanti, perché proprio questo paese, che attualmente presiede l'Unione, era stato il più duro nella valutazione della collaborazione di Zagabria con l'Aja. La Croazia ritiene di particolare importanza la dichiarazione di Straw, secondo il quale l'Unione europea prenderà la valutazione di Carla del Ponte sulla collaborazione di Zagabria con l'Aja solo come una delle considerazioni, e che la posizione su questo punto verrà presa autonomamente. La speranza è che la Croazia, quest'autunno, come spera pure il Premier Sanader, possa iniziare i negoziati per l'accesso all'Unione.
Per sapere se ciò accadrà, bisogna vedere l'imminente riunione della Task Force, ossia del gruppo di cinque membri funzionari dell'UE che valutano se Zagabria è pronta per i negoziati con l'Unione. Questo potrebbe essere noto già alla metà di settembre, quando la Task Force potrebbe incontrarsi a New York, a latere dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite, oppure alla fine del mese in un luogo che non è ancora stato definito. In ogni caso, la Zagabria ufficiale adesso è più tranquilla, e le speranze che i negoziati per l'accesso all'UE possano a breve iniziare, sembrano più reali.
Ma la cattura di Petrac e le minacce che durante l'arresto ha inviato al premier Sanader, hanno scosso i vertici politici della Croazia. "Auguro tutta la fortuna al premier Smranader per il suo suicidio politico", ha detto Petrac, che con un gioco di parole ha chiamato in modo offensivo Sanader come Smranader. Petrac in questo modo ha messo in relazione il cognome del premier con la parola offensiva "smrad" (fetore). Egli ha così potenziato la sua minaccia, perché nel gergo della malavita, alla quale appartiene Petrac, proprio la parola "fetore" connota le persone che devono essere liquidate.
Tutto ciò a Zagabria ha suscitato un certo allarme, sicché la sicurezza del premier è stata aumentata significativamente, e lo stesso Sanader ha dichiarato: "In Croazia nessuno potrà mai più minacciare qualcuno. Né un qualsiasi cittadino, né lavoratori del pubblico impiego, né i giornalisti, e nemmeno i funzionari di stato", sottolineando come i servizi di stato abbiano ricevuto l'ordine di andare fino in fondo col crimine organizzato.
Hrvoje Petrac, per anni, non solo al tempo del presidente Franjo Tudjman, ma anche dopo, era considerato come un imprenditore di successo e come uno dei cittadini più ricchi della Croazia. La ricchezza l'ha accumulata con affari poco puliti nella trasformazione dell'allora capitale sociale, mentre le sue proprietà consistono in un'agenzia assicurativa, un'azienda vinicola, alcuni bar, un ristorante d'élite a Zagabria, che è frequentato da diplomatici e dai più facoltosi cittadini della capitale croata.
Il nome di Petrac è stato spesso accostato al traffico di droga, contrabbando di sigarette, estorsione di uomini ricchi, ma anche ad alcuni omicidi mafiosi avvenuti a Zagabria, che la polizia non ha mai risolto. Ha avuto forti e ramificati contatti nella polizia e nei servizi segreti, che di sicuro non è impossibile che li abbia estesi anche ad alcuni politici. L'ex consigliere del presidente Mesic, Zeljko Bagic, fu destituito quando si seppe che era in stretti rapporti con Petrac.
Petrac nel 2004 era implicato nel rapimento del figlio del generale croato Vladimir Zagorac, per la liberazione del quale fu richiesta una grossa somma di denaro. Dopo il rapimento, Petrac fuggì all'estero, mentre il processo dimostrò che lo stesso gruppo di rapitori, tra cui figurava il figlio di Petrac, aveva pianificato il rapimento dei figli di altri ricchi zagabresi.
Dallo scorso anno Petrac era nascosto in Israele. Ma, dal momento che il suo nome ha iniziato ad essere sempre più posto in relazione con la rete di persone che hanno offerto aiuto al latitante generale Gotovina, col quale era in stretta amicizia - con l'aiuto dei servizi segreti israeliani e americani - lo spazio di manovra di Petrac ha iniziato sempre più a restringersi. Quindi è stato costretto ad abbandonare Israele, perché lì non si sentiva più sicuro. I media croati speculano sul fatto che fuggendo da Israele, prima di essere arrestato, Petrac fosse sulla strada per l'Albania, dove, si dice, con l'aiuto della mafia locale, avrebbe avuto una sicurezza maggiore. Ma dal momento che la nave su cui viaggiava e sulla quale è stato catturato approdava ad Ancona, alcuni analisti non escludono la possibilità che la meta di Petrac forse potesse essere proprio l'Italia.
La Croazia adesso aspetta che Petrac, relativamente in fretta, le venga consegnato. Il processo che lo aspetta, di certo, non riguarderà solo il suo ruolo nel rapimento del figlio del generale Zagorac, come è accaduto lo scorso anno quando fu giudicato in contumacia. Questa volta il tribunale si occuperà più energicamente delle sue relazioni con un altro generale: il latitante accusato dall'Aja Ante Gotovina.
Hai pensato a un abbonamento a OBC Transeuropa? Sosterrai il nostro lavoro e riceverai articoli in anteprima e più contenuti. Abbonati a OBCT!
Commenti
Log in or create a user account to comment.