Segnali positivi da Bruxelles per il percorso di integrazione europeo della Croazia, mentre sembrano intensificarsi le pressioni su Serbia e Montenegro per l'arresto di Karadzic, Mladic e degli altri latitanti
Di Rosita Zilli da Bruxelles e Luka Zanoni
Niente più ostacoli
Il commissario UE Rehn, responsabile per l'allargamento, ha dichiarato che l'arresto dell'ex generale "elimina un ostacolo all'avanzamento dei negoziati" per l'adesione della Croazia all'Unione europea. In una conferenza stampa tenuta insieme al Primo Ministro del Montenegro Milo Djukanovic, Rehn giudica la cattura di Gotovina una "legittimazione della decisione presa dall'Unione europea il 3 ottobre scorso verso l'apertura dei negoziati con la Croazia sulla base del rapporto di Carla del Ponte", Procuratore generale del Tribunale penale internazionale dell'Aia (Tpi), che nella stessa data si è pronunciata sulla "piena collaborazione" delle autorità croate nella ricerca dell'ex latitante. "Ora - ha concluso Rehn - ci possiamo concentrare pienamente sui negoziati di adesione veri e propri, e la Croazia sulle riforme". Niente più ostacoli dunque, ma solo formalità o quasi per l'ingresso di Zagabria in Europa.
Non si è fatto attendere anche il commento di Javier Solana, rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell'Unione europea (Pesc), il quale ha espresso soddisfazione per la notizia ed ha encomiato "gli sforzi del Tribunale penale internazionale per la ex Jugoslavia, in particolare del Procuratore generale Carla del Ponte". Parole di elogio anche per l'efficiente cooperazione tra le autorità croate, polizia spagnola e Tribunale internazionale. "L'arresto di Gotovina - ha sottolineato Solana - "deve essere un forte incentivo per tutte le autorità per raddoppiare i loro sforzi per portare alla giustizia i fuggitivi rimasti".
Dal Parlamento europeo, Graham Watson, capogruppo dell'Alleanza liberaldemocratica, afferma che per la Croazia la cattura di Ante Gotovina "è un primo passo verso la giustizia" e conferma che rimuove "l'ultimo ostacolo che minacciava la sua adesione all'Ue".
Segnali positivi giungono anche dall'Alleanza Atlantica, alla cui adesione Zagabria aspira da tempo. Jaap de Hoop Scheffer, segretario generale della Nato, parla di "buona notizia per la Croazia e per il mondo: chi è ricercato per gravi crimini deve essere portato davanti alla giustizia".
Nella serata di giovedì era giunta anche la reazione della Presidenza britannica dell'Unione europea. Per Londra, la cattura di Gotovina rappresenta "una pietra miliare" per la Croazia e per la regione balcanica. Da oltremanica giunge anche l'approvazione verso il "successo della politica dell'Ue di insistere sulla piena collaborazione dei Paesi dei Balcani occidentali con il Tribunale internazionale dell'Aja" e il rinnovato auspicio affinché "le autorità serbe e bosniache individuino e consegnino Karadzic e Mladic all'Aja senza indugi".
Karadzic e Mladic
L'arresto di Ante Gotovina sembra infatti aver avuto come importante effetto collaterale quello di aumentare le pressioni sulla Serbia e Montenegro, unico paese, insieme con la Bosnia Erzegovina, a dover ancora consegnare i latitanti rimasti sulla lista dei ricercati dal Tribunale internazionale dell'Aja.
"È una buona cosa che Gotovina sia all'Aia - ha commentato il ministro serbo Rasim Ljajic, nonché presidente del Consiglio nazionale per la collaborazione col TPI - tuttavia questo influirà sull'aumento delle pressioni che verranno esercitate su di noi ... Dobbiamo far fronte a tali pressioni, affinché, prima che ci mettano con le spalle al muro, portiamo a termine tutti gli obblighi rimanenti, ovviamente per quanto è nelle nostre possibilità". Secondo Ljajic, peraltro, in Serbia non potrebbero verificarsi manifestazioni come quelle accadute in Croazia a seguito dell'arresto di Gotovina. Secondo il ministro serbo, persino chi dichiaratamente si considera contrario alla collaborazione col Tribunale dell'Aja è cosciente del fatto che questo impegno rappresenta un "male necessario" che deve essere portato a termine.
Rasim Ljajic ha confermato l'esistenza di un piano per la cattura di Ratko Mladic, aggiungendo che tale piano comprende una serie di misure e azioni volte alla sua localizzazione e a svelare la rete di persone che lo proteggono.
Dal canto suo il procuratore capo dell'Aia, Carla del Ponte, durante la recente visita a Belgrado, ha detto di essere "insoddisfatta per quanto concerne i latitanti, in concreto Mladic. Non ho dubbi che il governo della Serbia stia lavorando a ciò, ma non fa abbastanza. Ci aspettiamo una maggiore attività, perché sono sicura che lo possiamo trovare. E ciò vale anche per gli altri latitanti: Zdravko Tolimir, Goran Hadzic e Stojan Zupljanin. Resta la domanda su chi li protegge. E questo è un problema che il governo deve risolvere".
Secondo quanto scrive il quotidiano "Danas", il premier serbo Vojislav Kostunica, rivolgendosi ai giornalisti dopo il colloquio con Carla del Ponte, non ha mai menzionato il nome di Ratko Mladic. Egli ha insistito sul fatto che la Serbia ha compiuto un enorme passo avanti dal 2004 fino al settembre di quest'anno, affermando che "ciò che rimane è molto meno di quanto è stato fatto".
Kostunica ha fermamente dichiarato che per quanto riguarda la collaborazione col TPI dell'Aja, "solo chi la pone in relazione con un solo aspetto, l'arresto dei latitanti, può dire che dallo scorso aprile non ci sia stata collaborazione".
Duro il commento del ministro degli esteri Vuk Draskovic, il quale ha ribadito di non essere affatto "sorpreso" per il fatto che i latitanti non siano ancora stati arrestati, dal momento che dovrebbero essere scoperti "dai servizi di sicurezza di Milosevic mai riformati".
Zoran Stankovic, ministro della difesa della Serbia e Montenegro, ha ribadito che negli ultimi mesi a più riprese sono state controllate tutte le località in cui si è supposto che fosse nascosto Ratko Mladic: "I nostri servizi, innanzitutto la polizia e i servizi di sicurezza (BIA), lavorano a questo caso, accertano ogni nuovo fatto e ogni nuovo annuncio, e verificano anche la possibilità che sia fuori dal territorio del nostro paese, in collaborazione con istituzioni internazionali conducono indagini in ogni luogo in cui potrebbe trovarsi Mladic".
Anche il presidente della Serbia, Boris Tadic ha ribadito la necessità che i latitanti vengano consegnati all'Aia e che la Serbia porti a termine i suoi obblighi nei confronti del Tribunale internazionale. Tadic oltre ad affermare che la maggioranza dei serbi è d'accordo con questa linea di condotta ha voluto aggiungere: "Spero che troveremo Mladic in un qualche paese straniero. Ora è chiaro che non lo difende il nostro esercito".
Svetozar Marovic, presidente della Serbia e Montenegro, ha dichiarato che, dopo l'arresto di Gotovina, il paese deve aumentare gli sforzi per adempiere agli obblighi rimanenti nei confronti del TPI dell'Aja, per fare in modo che non venga danneggiata la sua futura adesione euro-atlantica.
Dello stesso parere anche il presidente del Montenegro Filip Vujanovic, il quale ha accolto con favore l'arresto di Gotovina, sostenendo che si tratta di un buon esempio che va seguito.
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