Il fiume Una in Bosnia Erzegovina © Andrew Burr

Il fiume Una in Bosnia Erzegovina © Andrew Burr

Un crimine da fermare, un ecocidio. Così ambientalisti, attivisti e qualche politico descrivono quello che sta accadendo al fiume Una, monumento naturale in Croazia e parco naturale in Bosnia Erzegovina. Un privato sta costruendo in fretta e furia una mini idrocentrale, ma a quanto pare senza permessi

31/07/2024 -  Giovanni Vale Zagabria

Sta succedendo tutto molto in fretta e nel mezzo dell’estate. Nei pressi della sorgente del fiume Una – un monumento naturale idrologico dal 1968 in Croazia, mentre in Bosnia Erzegovina il corso d’acqua è addirittura un parco nazionale dal 2008 – un investitore privato ha cominciato a costruire una mini centrale idroelettrica.

“Il 4 luglio sono arrivati e hanno delimitato l’area. L’8 luglio hanno cominciato a scavare”, racconta Tanja Rastović, presidente dell’associazione “Una” nei paesino di Srb in Croazia. Quel giorno la popolazione locale, non rifornita dall’acquedotto, è rimasta senz’acqua. Assieme ad altri concittadini e attivisti, Tanja Rastović ha già organizzato tre proteste nei pressi del cantiere, con un unico obiettivo: fermare i lavori.

Cantiere illegale

Il fiume Una nasce in Croazia a ridosso della frontiera con la Bosnia Erzegovina e scorre poi per circa 200 km segnando in parte il confine tra i due stati prima di gettarsi nella Sava. È probabilmente uno dei fiumi più belli dei Balcani.

“Questo progetto minaccia di distruggere una parte bellissima della Croazia e di avere un grave impatto sulle aree a valle in Bosnia Erzegovina”, denunciano su Facebook le ONG EuroNatur e Riverwatch, che nel 2020 hanno lanciato la campagna Save the Blue Heart of Europe , con lo scopo di salvare i fiumi dei Balcani (appunto “il cuore blu dell’Europa”) da migliaia di progetti di mini centrali idroelettriche.

“Un investitore locale ha iniziato a costruire una centrale idroelettrica presso la sorgente del fiume Una in Croazia nonostante dei permessi scaduti e il fatto che il luogo abbia lo status di sito Natura 2000”, proseguono le due organizzazioni non governative.

Anche Tanja Rastović ricorda che “si sta scavando all’interno di un’area protetta Natura 2000”. “È tutto molto strano – prosegue la presidente dell’associazione – la licenza risale al 2013 e l’ispettorato, che abbiamo contattato immediatamente, non ci risponde”.

Scavatore sul fiume Una e proteste dei cittadini © Josh David Lim

Scavatore sul fiume Una e proteste dei cittadini © Josh David Lim

Stando alla ricostruzione fatta da Klimatski Portal , la ditta appaltatrice dispone di un permesso di costruzione datato 2016 e che è stato prorogato tre anni dopo, nel 2019.

“Tuttavia, il permesso ha una validità di due anni, cioè entro quel periodo l’investitore avrebbe dovuto iniziare i lavori, cosa che non ha fatto. Ha iniziato a lavorare solo all'inizio di luglio di quest'anno. In altre parole, i lavori sono iniziati senza un permesso di costruire valido”, scrive il portale climatico croato.

Non solo, Natura Jadera – l’ente pubblico con sede a Zara sotto la cui responsabilità ricadono i siti iscritti alla rete Natura 2000 – ha segnalato il caso all’ispettorato di Stato, “l’unico in grado di poter fermare i lavori” e “ha anche annunciato che sporgerà denuncia contro l'investitore per aver violato la legge sulla protezione della natura”.

In un altro articolo pubblicato sulla vicenda, Klimatski Portal sostiene anche che la contea di Zara ha concesso la prima autorizzazione a costruire e la successiva proroga sulla base di un permesso rilasciato dal ministero dell’Ambiente nel 2013, come ricordava Tanja Rastović.

All’epoca il ministero aveva dichiarato che uno studio di impatto ambientale non era necessario perché il progetto in questione non era “nell'elenco dei progetti per i quali esiste l’obbligo di valutazione dell'impatto ambientale”.

Tuttavia, da allora le normative sono cambiate: dal 2014 “tutte le tipologie di centrali idroelettriche necessitano di uno studio di impatto ambientale”. Inoltre, dal 2019 l’area è protetta ulteriormente come parte della rete Natura 2000.

Insomma, il cantiere non è in regola e oltre ad abitanti ed attivisti, anche alcuni politici croati si stanno mobilizzando contro il progetto.

“La costruzione di una centrale idroelettrica attorno alla sorgente del fiume Una è una questione di sicurezza nazionale – ha commentato durante l’ultima manifestazione in situ il deputato croato di opposizione Zvonimir Troskot (Most) – È inammissibile che la costruzione di una centrale idroelettrica avvenga in quella zona, perché comporterà la perdita di acqua per gli abitanti di quell’area”.

Troskot ha detto che prenderà tutte le misure necessarie per fermare la costruzione, denunciando quello che considera “un ecocidio”.

Protesta della Bosnia

L’inizio dei lavori alla sorgente del fiume Una ha messo in stato di allerta anche le autorità della vicina Bosnia Erzegovina, dove si trova praticamente l’intero corso del fiume.

“La Croazia non ha incluso la Bosnia Erzegovina nei processi in cui aveva l'obbligo di farlo”, ha detto alla televisione N1 Nasiha Pozder, la ministra dell'Ambiente e del Turismo della Federazione (FBiH, entità della Bosnia Erzegovina).

“Abbiamo trasmesso tutto al Ministero competente, che ha provveduto a inoltrare alla Croazia attraverso il Ministero degli Affari Esteri. Ora siamo nella fase di ottenere informazioni reali e concrete sul fatto che sia stato effettuato o meno uno studio di impatto ambientale”, ha aggiunto la ministra.

Anche il direttore del Parco nazionale di Una, Alen Zulić, intervistato sempre da N1, è preoccupato. “Se si scava nel letto del fiume, l'ecosistema viene disturbato. Se un escavatore entra in quella parte e scava una fossa, le conseguenze sono inevitabili, direi catastrofiche”, ha detto il direttore.

La scorsa settimana, anche il Ministero dell'Ambiente della Republika Srpska (l’altra entità bosniaca), ha reagito chiedendo la sospensione dei lavori. L’Una scorre infatti anche nel territorio della RS, dove è protetta come parco naturale.

Tra la sorgente del fiume e l’inizio del parco nazionale in Bosnia ci sono appena tre chilometri. La fonte, esplorata fino a circa 250 metri di profondità, è una tra le più profonde al mondo. Il fatto che un cantiere sia stato avviato in queste condizioni e che le autorità tardino a rispondere “non fa altro che rafforzare il sospetto dei residenti locali e del pubblico che ci sia di mezzo della corruzione”, commenta il Novosti .

“Cosa volete che vi dica… Sono nata e cresciuta qui, mi si spezza il cuore quando vedo una cosa del genere”, ha detto al Novosti Dijana Dekić, originaria di Srb, “ciò che sta accadendo qui in questo momento è un crimine e dev’essere fermato”.

Questo martedì, l’ispettorato di Stato ha finalmente comunicato di aver avviato un controllo sul cantiere e ha confermato che l’investitore non ha realizzato uno studio di impatto ambientale come previsto dalla legge.


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