Andrej Plenković (foto di  Alexandros Michailidis/Shutterstock)

Andrej Plenković (foto di  Alexandros Michailidis/Shutterstock)

Nessuna vittoria facile, come previsto dai sondaggi, per il partito di governo HDZ. Con un’affluenza al 29% l’HDZ non va oltre il pareggio nel numero di seggi con gli storici rivali socialdemocratici (SDP): quattro a testa. Sorpresa del giudice Kolakušić, che prende un seggio

27/05/2019 -  Giovanni Vale Zagabria

Sorpresa in Croazia all’indomani delle elezioni europee del 26 maggio 2019. L’annunciata vittoria a mani basse del partito conservatore al governo, HDZ, si è tradotta in un risultato positivo ma sottotono, mentre i socialdemocratici (SDP) sono riusciti a pareggiare il numero di eurodeputati inviati in rappresentanza a Strasburgo: entrambi i partiti avranno 4 seggi al Parlamento europeo. Qualche sorpresa anche tra le formazioni restanti, che si sono spartite gli ultimi 4 seggi attribuiti alla Croazia: il fronte indipendente del giudice Mislav Kolakušić ottiene un seggio, mentre Most - ex alleato di governo dell’HDZ - non passa la soglia di sbarramento.

Sostanziale pareggio tra SDP e HDZ

Stando ai sondaggi, l’HDZ avrebbe dovuto ottenere cinque, forse addirittura sei rappresentanti (la metà di quelli spettanti alla Croazia) e si è invece fermato a quota quattro, proprio come gli avversari storici dell’SDP, che ancora una settimana fa erano dati a quota tre seggi. La leggera superiorità in termini percentuali (22,72% per l’HDZ contro il 18,71% per l’SDP) non basta a trasformare il risultato del partito di Andrej Plenković in una vittoria (quattro anni fa l’HDZ, in coalizione, superava il 40%) e infatti il Primo ministro croato non ne è soddisfatto. "Seguiranno delle analisi di quanto fatto, al fine di capire che cosa avremmo potuto fare diversamente per ottenere un altro risultato", ha dichiarato il premier, che si è detto "contento" del tasso di affluenza alle urne (29% contro il 25% di quattro anni fa), una ben magra soddisfazione rispetto al risultato del suo partito. Ecco che lunedì mattina, Jutarnji List già parla di una «seria crisi» del modello Plenković dell’HDZ.

Il relativo aumento dell’affluenza infatti non ha premiato l’HDZ, ma, come vedremo, i movimenti sovranisti e populisti, in opposizione all’offerta politica mainstream. La campagna elettorale di Plenković, in bilico tra messaggi pro-europei e flirt nazionalista, non ha funzionato: chi voleva esprimere un voto nazionalista, ha preferito Ruža Tomašić, l’ex eurodeputata HDZ che si è presentata da sola con i «Sovranisti», riconfermandosi con l’8,52%.

Se per l’HDZ si apre ora un momento di riflessione (per non dire di crisi) sulla leadership di Plenković, all’interno dell’SDP, il presidente Davor Bernardić può tirare un sospiro di sollievo. La lunga crisi del suo partito sembra essersi interrotta. Con le lacrime agli occhi, Bernardić ha dichiarato che "oggi abbiamo detto che non vogliamo una Croazia corrotta, ingiusta e povera", "siamo consapevoli che questo risultato non basta per ottenere il cambiamento che vogliamo, ma ci incoraggia e ci dà la forza per realizzarlo".

Sorpresa Kolakušić, delusione Most, la sinistra da ripensare

Dopo HDZ, SDP e i Suverenisti di Ruža Tomašić, si qualificano per l’europarlamento il giudice Mislav Kolakušić (7,89%), Živi Zid (5,66%) e la coalizione liberale «Amsterdam» (5,19%). La sorpresa più grande è proprio quella di Kolakušić, new entry della politica croata e che ha costruito la sua campagna elettorale sulla lotta alla corruzione (opponendosi tra le altre cose alla controversa Lex Agrokor e all’opacità con cui è stata redatta) ma senza risparmiarsi un piglio populista. Kolakušić, giudice al tribunale commerciale di Zagabria, aveva annunciato la sua candidatura alle europee appena un paio di mesi fa, durante un’intervista televisiva, svestendo pochi giorni fa la veste di giudice. Kolakušić ha fatto sapere che correrà anche per le elezioni presidenziali di fine anno.

Il buon risultato di Ruža Tomašić, che toglie al bacino dell’HDZ una fetta consistente di elettori, potrebbe marcare l’inizio di un nuovo polo politico, a destra dell’HDZ. Questo, se non altro, è l’auspicio della Tomašić che ha già invitato al dialogo le altre formazioni di destra in vista delle prossime elezioni politiche.

Živi Zid, l’alleato croato del Movimento 5 Stelle, supera di poco la soglia di sbarramento e quindi ottiene un eurodeputato, ma il risultato è decisamente al di sotto delle aspettative (e dei sondaggi). Sono lontani i tempi in cui la "Barriera umana", fronte anti-sfratti diventato movimento populista, otteneva dei risultati a due cifre: alle presidenziali del 2014/2015 Sinčić aveva superato il 16%.

Infine, la Amsterdamska Koalicija riesce anch’essa ad ottenere un seggio, come previsto dai sondaggi, con Valter Flego, il presidente della regione istriana, che ottiene il 38% delle preferenze. Il più illustre degli esclusi è Most, che tocca il punto più basso della propria parabola politica, incassando il 4,67% dei voti contro il 13% di fine 2015 e il 10% di fine 2016. Questo fronte conservatore e vicino alle posizioni della Chiesa paga forse il fiorire di molte altre iniziative simili, più o meno nazionaliste e che si rivolgono allo stesso elettorato. Il rischio di diventare politicamente irrilevanti ora è alto.

Escluse poi anche tutte le nuove formazioni elettorali che testavano il proprio peso a queste elezioni. A destra, il fronte di ultra-nazionalista di Bruna Esih e Zlatko Hasanbegović non raggiunge la soglia di sbarramento e si ferma al 4,37%, così come non riesce a qualificarsi l’eurodeputata uscente Marijana Petir (ex HSS, oggi candidata indipendente), ferma al 4,40%. L’esperimento liberale di Dalija Orešković, Start, incassa appena il 2%, Pametno fa anche peggio con l’1,40% mentre la coalizione di progressisti e ambientalisti formata da Možemo, ORaH e Nova Ljevica non supera l’1,8%. Da ripensare dunque tutte le alleanze e le eventuali collaborazioni con l’SDP.


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